1.18 ● QUANDO NON TROVAI LA SOLUZIONE

Start from the beginning
                                    

Il mio telefono squillò. Era un messaggio di Janine. Quando aprii, c'era la mia foto, io con una smorfia arrabbiata che gridavo addosso al tipo alto e sotto la scritta

[la scuola sta diventando un porcile]

Poi, la scritta di Janine

[mi dispiace]

Le guance mi si ghiacciarono di colpo e poi sentii caldo. Inspirai fuori e dentro l'aria dal naso un paio di volte

Ma cosa gli ho fatto? Perché ce l'hanno con me? Non è bello essere la nuova arrivata.

E anche secchione mi aveva detto la stessa cosa, che ero cicciona. Non proprio, ma quasi.

Sean si avvicinò «Forse è colpa mia, non dovresti stare con me» abbassò la testa.

«Non lo dire nemmeno per sogno!» feci uno sforzo per sorridere. «Sono tre anni che non vedo l'ora di avere qualcuno che parla di EL con me.»

In fondo, non mi interessava la cosa, che mi bastava avere lui e Janine e Juliet con cui parlare. Almeno, era quello che mi ripetevo. Cancellai la foto e provai a gettarmi la cosa alle spalle.

Ho cose più importanti a cui pensare. Devo parlare con la mamma.

Uscii e mi guardai intorno, cercando la scatoletta rossa, ma al suo posto mi trovai davanti David che mi sorrideva.

Mi accompagnò senza parlare a una macchina che poteva essere chiamata così. Il motore si sentiva bassissimo, lì dentro.

«Sei pallida Juno. Come stai?»

Appoggiai la testa al finestrino. «Ho avuto il test di storia.»

«Non mi sembra che un test di storia abbia mai fatto stare così male qualcuno». Le sue dita mi sfiorarono la guancia e spostarono i miei capelli.

«Come mai sei venuto a prendermi tu?» non volevo rispondere alla sua domanda.

«Michael è partito prima per andare dai suoi amici.»

Mi accomodai meglio sul sedile, che era più comodo e caldo di quello della scatoletta. «Abitano così lontano?».

David scosse la testa. «No, Jacksonville. Di solito si trovano due volte alla settimana. Saltando mercoledì scorso, è partito non appena ti ha accompagnato a scuola.»

Aprì il cruscotto di fronte a me senza togliere gli occhi dalla strada e tirò fuori una piccola busta nera che mi mise sulle gambe. «Prima però è andato a prenderti questo.»

La scartai: dentro c'era un confetto trasparente con del cerone bianco.

Ha mantenuto la sua promessa.

Mi venne da sorridere, e una piccola scintilla mi scaldò il cuore, in quella giornata pessima. Forse era una persona meno orribile di quanto credevo.

Rigirai la scatolina tra le mani. «Che tipi sono i suoi amici?»

David si strinse nelle spalle. «Sono i ragazzi con cui è cresciuto. Hanno studiato musica insieme e ogni tanto si trovano a suonare. Penso che sia perché quest'estate vogliono fare le serate nei locali di Jacksonville.»

«Capisco». Guardai fuori dal finestrino la strada che si riempiva piano piano di alberi di arancio sui bordi, ci stavamo avvicinando a casa di David. Respirai per calmarmi e poi mi decisi a dirgli quello che mi girava in testa. «Ieri sera secchio~ Michael mi ha detto di te e mia madre.»

Si girò e mi sorrise «Lo so. Me lo ha detto prima di partire. Mi dispiace che tu abbia pensato che ci fosse qualcosa tra me e Shan. E mi dispiace che Shan non abbia mai avuto il coraggio di dirti la verità. Ne parlavamo ieri sera, ma sembra che Michael ci abbia preceduti. Spero almeno che non sia stato troppo rude. Vedo che tra te e lui c'è un certo attrito.»

Pink SapphireWhere stories live. Discover now