CAPITOLO 19

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Il tenente invitò Bartoli a sedersi su uno dei due divani, il maresciallo su quello di fronte. Lui rimase in piedi, al di qua della scrivania. L'agente Russo restò posizionato vicino alla porta dell'ufficio, che rimase aperta. Nel corridoio, un andirivieni di agenti. Lupo era in borghese. Indossava un gessato blu, la cravatta a pois rossi su fondo azzurro, la camicia e il fazzoletto da taschino bianchi. Fece qualche passo dalla scrivania, guardando la moquette, come se cercasse il centro della scena.

"Bartoli, ho un racconto da farle ascoltare. Mi limiterò a riferirle i fatti, omettendo i nomi dei protagonisti. Lo ascolti con molta attenzione: poi lei mi dirà quali sono i nomi dei personaggi. C'è uno scrittore, un intellettuale che è anche un docente molto apprezzato. Da qualche tempo si interessa alle problematiche della crisi energetica, dovuta all'esaurimento dei combustibili fossili. Pubblica un libro, in cui sostiene, fra le altre cose, che bisogna potenziare la ricerca sulla fusione nucleare: una tecnologia sicura e pulita, basata su fonti praticamente inesauribili. Il libro ha un grande successo di pubblico e critica. Dopo qualche tempo, lo scrittore viene ucciso. Nella sua villa sul lago, in un modo barbaro e selvaggio. L'omicidio è avvenuto nello studio del docente. Ci sono schizzi di sangue dappertutto. Non ci sono segni di effrazione. Non è un delitto a scopo di rapina. Dalla villa non manca nulla, tranne un pesante candelabro d'ottone: l'arma che lo ha ucciso. L'assassino è stato molto attento a non lasciare tracce, ma ha commesso un errore imperdonabile: ha lasciato la sua firma sull'agenda della vittima. Ha tentato di imitarne la grafia, ma non c'è riuscito." Bartoli, impassibile finora, ebbe un trasalimento. "Non si agiti," proseguì Lupo "non ho ancora finito. La firma è un acronimo: NGRPE. Identifica un gruppo di fanatici ecologisti fortemente contrari alla fusione nucleare. Si dichiarano nonviolenti. Salgono alla ribalta, dopo il delitto, per avere occupato la tangenziale Est di Alpiana: la notizia ha grande risonanza sui media. Le indagini si orientano verso due ragazzi appartenenti al gruppo. Non sono due giovani qualsiasi: uno di loro è un ex alunno e pupillo della vittima: le malelingue dicono che avesse una relazione con il Professore; l'altro è l'attuale compagno del ragazzo. Sembrerebbe un delitto passionale, maturato nel clima di un nuovo fanatismo ideologico, quello di cui lo scrittore aveva denunciato il pericolo... Sennonché, quando ogni tassello sembra essere al posto giusto, c'è un colpo di scena. Sì, proprio come accade nei romanzi polizieschi più amati dai lettori: il colpevole, involontariamente, confessa l'omicidio." Bartoli sgranò gli occhi, rivelando un turbamento ancora più grave. Degli agenti per lo più molto giovani si erano fermati nel corridoio, ammaliati dal racconto. "Lo fa al bar, in un modo piuttosto ingenuo, esprimendo tutto il suo disprezzo verso una coppia di avventori omosessuali e la corruzione morale che sta distruggendo l'Occidente. Non si limita a questo, ma chiarisce la sua posizione ideologica: è un fan di quel campione della demagogia reazionaria che è Maojevski. Non contento di tali esternazioni, fornisce il movente del delitto: l'odio che provava verso lo scrittore, perché traviava i giovani, li allontanava dalla famiglia naturale creata da Dio, di cui il suo adorato Re dei Demagoghi si proclama uno strenuo difensore. Praticamente ha confessato... Bene, il racconto è quasi finito. Tocca a lei concluderlo: ci dica i nomi dei protagonisti." Le mani di Bartoli tremavano, come le labbra. Con voce altrettanto instabile, disse: "Non potete accusarmi di un omicidio che non ho commesso. Non avete le prove, solo indizi. Quell'acronimo potrebbe averlo scritto chiunque. Non è poi così difficile imitare la grafia di un altro... Non avete niente in mano!".

"Qualcosa lo abbiamo," disse Lupo "il suo telefonino era spento all'ora del delitto. Risulta dai tabulati che ci ha fornito il suo gestore di rete mobile. Non era una sua abitudine spegnerlo a quell'ora. Perché ha deciso di spegnerlo, proprio intorno all'ora del decesso stimata dal medico legale?" Bartoli rimase impietrito per alcuni istanti, poi scoppiò in lacrime. "Non sa rispondere? Lei ha avuto l'accortezza di spegnerlo, per non agganciare la cella della zona di Pasquini, all'ora del delitto, ma non ha pensato a una spiegazione plausibile: era così convinto di farla franca, da trascurare un dettaglio tanto rilevante?" Dal piccolo pubblico radunatosi spontaneamente davanti all'ufficio partì un forte applauso, al quale, dopo qualche esitazione, si aggiunse quello più timido di Russo e del maresciallo. Lupo fece cenno di smettere. Bartoli si era portato le mani al volto: piangeva come un bambino.

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