-Se la stanno cavando bene anche senza di me.

-Allora vieni.

Lasciò il gioco alla bambina e seguì la dottoressa attraverso il corridoio caotico, tra infermieri, pazienti, parenti in visita, medici che chiedevano di fare ordine. Il cuore le si scaldò un pochino quando si fermarono di fronte ad una porta semichiusa. Jay-Jay era nel letto con la coperta sotto le ascelle e due cuscini dietro il capo. Non era più bendato ed era sveglio. Premeva rapidamente i tasti di una consolle portatile, protetto in una bolla di concentrazione.

-Lo abbiamo spostato dalla terapia intensiva poche ore fa. In trent'anni di carriera non ho mai assistito ad una guarigione così rapida. Direi miracolosa. C'è qualcosa che devo sapere?

Soppesò la domanda sopportando l'espressione inquisitoria della dottoressa. Si sentiva come Ellie alla vista del fiore.

-Non ho parole. È incredibile anche per me.

-Ho chiamato gli zii e saranno qui stasera per portarlo a Sokovia.

Un incudine si schiacciò sul suo petto, ma non disse nulla.

-È sicura che non gli avete rifilato uno dei vostri prodotti per Supereroi?

Astrid fece "no" con la testa ripetutamente, tuttavia un germoglio di dubbio nacque di lì a poco.

-Può salutarlo se vuole. Vi do mezz'ora. Ma solo perché mi ha chiesto di lei.

Astrid aprì la porta piano. Le pupille nere del bambino scattarono dallo schermo alla visitatrice per un istante. Salutò facendo cadere il tono verso il basso.

-Ti sei ripreso.

-Mh-mh.

-Mi ha detto la dottoressa che vai a vivere dai tuoi zii.

-Mmh...

-Sai quante ore sono da qui a Sokovia?

-No.

-Sono nove ore in aereo.

Il bambino non sembrava affatto interessato alla conversazione e il fatto di allontanarsi così tanto dalla città non lo toccava. Inoltre, pareva arrabbiato, infastidito dalla sua presenza. Forse perché aveva visto la sua figura di riferimento annientata da un giorno all'altro. Nonostante Omar fosse un folle megalomane, era pur sempre l'uomo che lo aveva cresciuto, pensò Astrid, e lei glielo aveva portato via, disperdendo inoltre quella che era diventata la sua famiglia. Aveva ragione ad essere arrabbiato con lei, non gli rimaneva nulla.
Il videogioco emise un suono di game-over. Jay-Jay abbandonò le braccia sulle gambe e guardò Astrid con un'espressione scontrosa.

-Omar è in prigione?

Astrid annuì e chiuse la porta.

-E Lena?

-Anche lei.

-E Tania e Malcolm e gli altri?

-Loro no, sono liberi.

Jay-Jay abbassò il capo, lo sguardo sulle piccole dita attorno al gioco.

-Al telegiornale hanno detto che devi andare nel tribunale... Ma nel tribunale non ci vanno solo le persone cattive?

-Anche le persone buone, a volte.

-Perché?

-Per capire se sono buone davvero. - disse Astrid, racimolando una porzione di informazioni archiviate dalla vita precedente, come si trova un album impolverato in una soffitta con le fotografie sbiadite e l'inchiostro sbavato. C'era del cimentoso nell'aura di quel bambino, un'ombra incombente che la faceva sentire scomoda. - È la seconda volta che mi fai queste domande sull'essere buoni o cattivi. Come mai?

Nebbia E Tenebre | MARVELWhere stories live. Discover now