Capitolo 1

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Un giorno, mentre Ester era in camera a sistemare dei libri, rimase colpita nell'ascoltare una vecchia canzone degli Zero Assoluto, Sei parte di me e, soprattutto, la dedica:

"Ad una persona a cui non ho mai avuto il coraggio di dire: Sei parte di me".

«Ah però! Deve essere veramente innamorato» pensò a voce alta. Ester aveva 19 anni e frequentava il primo anno di filosofia a Roma.

Fisico normale, capelli castani portati sempre con il solito taglio, un carré, che le metteva ancora più in risalto il colore degli occhi verdi. Era sempre stata allegra e solare, anche se a volte la sua timidezza la rendeva un po' impacciata, e questo era proprio uno dei lati più divertenti del suo carattere.

Quell'anno aveva preso casa con Marie e Angelique, due ragazze francesi che frequentavano medicina, ed erano un anno più grandi di lei.

Era stato Carlo a presentargliele, perché frequentava l'università con loro.

Carlo era il suo ragazzo: capelli biondi, occhi azzurri, viso angelico, fisico palestrato e un carattere completamente opposto a quello di Ester.

Ma stavano bene insieme ed erano felici. Si erano conosciuti ai tempi del liceo, quando lui frequentava l'ultimo anno del liceo scientifico e lei il quarto. Complice fu una gita organizzata tra quarte e quinte per Londra.

Solitamente erano solo le quinte ad andare all'estero, ma quell'anno poiché le quinte non erano riuscite a raggiungere il numero per poter partire, i professori decisero di far andare anche le quarte con loro.

Ester e Carlo prima di quella gita si conoscevano solo di vista, si salutavano giusto perché avevano una conoscenza in comune.

Non avevano mai pensato l'uno all'altra, e in quella gita ebbero modo di conoscersi, anche perché le loro classi capitarono nello stesso pullman.

Ester non era certamente una di quelle ragazze a cui piaceva starsene in silenzio, al contrario; aveva anche una voce stupenda, e i suoi compagni di classe adoravano sentirla cantare.

La sua classe era seduta nella parte davanti del pullman, mentre invece quella di Carlo in quella finale. Carlo suonava la chitarra e quando sentì Ester e gli altri cantare, chiesero di aggiungersi a loro. E così cominciarono a cantare tutti insieme.

«Meno male, sembra stiano cominciando a fare amicizia» disse il professor di inglese, il signor Bocci, che li aveva accompagnati in gita insieme alla Rossi, la professoressa di italiano, quelli di matematica, invece, avevano accompagnato le altre classi.

«Vedo, non credo ci daranno problemi, sono due belle classi le nostre».

«Hai proprio ragione Anna!»

Anna era il nome della professoressa di italiano. Aveva all'incirca trent'anni, era una bella donna, e la sua presenza non dispiaceva affatto ai suoi alunni, che la vedevano molto simile a loro anche per il suo abbigliamento. Portava quasi sempre jeans e scarpe da ginnastica, era raro vederla vestita in modo più casual, o tantomeno vederla portare dei tacchi.

Ma proprio perché era così, era presa come punto di riferimento da tutti i ragazzi.

Una volta arrivati all'aeroporto, dopo aver fatto il chek-in e passati i controlli, salirono sull'aereo. Erano le nove passate, si erano addormentati quasi tutti, dopo una giornata di viaggio si sentivano un po' stremati, tranne Ester e Carlo che sedevano in sedili paralleli.

Carlo voltandosi si accorse che anche lei era sveglia, e rimase a guardarla.

Gli piaceva quel suo look sbarazzino. Si rese conto che per la prima volta guardava una ragazza con i capelli corti, solitamente propendeva per quelle con i capelli lunghi e lisci, perché secondo una sua stupida convinzione erano più donne.

Eppure quel giorno non riusciva a staccarle gli occhi da dosso. Voleva provare a catturare la sua attenzione, ma non sapeva come fare, perché lei aveva le cuffie alle orecchie.

Allora fece cadere il giornale per terra.

Ester si voltò all'improvviso, come attirata da qualcosa. Non aveva sentito il rumore del giornale, che aveva invece catturato l'attenzione della prof Folena, che poi si rigirò subito.

Ester si accorse che lui le stava sorridendo e le stava cominciando a parlare, e allora tolse le cuffie.

"Non dormi?

"No, ascoltavo un po' di musica, mi scoccia dormire quando si è in gita."

Poi quando si rese conto che la conversazione sarebbe durata un po', spense l'mp3, per nulla infastidita.

"Ti chiami Ester giusto?"

"Si, e tu Carlo?"

"Si. Lo sai che hai una voce meravigliosa?"

Sorrise per il complimento, poi rispose.

"Grazie. Me lo dicono tutti!"

"E ti dicono pure che sei modesta e un po' presuntuosa?"

"Si, mi dicono pure questo! Ma stavo scherzando".

Poi si misero a ridere entrambi, ma provando a trattenere la loro risata fragorosa per non svegliare tutto l'aereo.

"Mi sa tanto che dobbiamo prendere un po' in mano le redini delle nostre classi, altrimenti questa gita si trasformerà in una noia mortale. Abbiamo già dovuto rinunciare a Barcellona".

"Hai ragione."

"Tanto alloggiamo tutti nello stesso albergo."

Mentre le parlava Carlo si rese conto per la prima volta di quanto fosse bella Ester, quei suoi capelli corti e sempre spettinati le mettevano in risalto gli occhi, quegli occhi che ispiravano fiducia, profondi, e di un verde da restarne incantati.

"Chissà come mai non l'ho notata prima. E' pure simpatica" pensò.

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⏰ Last updated: Dec 29, 2023 ⏰

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