Capitolo Sedici

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Harry rimase seduto nella stessa posizione sul suo letto per ore, la schiena gli doleva per lo spiacevole contatto con il legno duro della testiera. Faceva scorrere continuamente le sue dita lunghe e delicate tra i soffici capelli del ragazzo appisolato vicino a lui. Louis dormì per un'ora intera, tempo che sembrò un'eternità per Harry, che continuò semplicemente ad osservare il ragazzo più piccolo. Era come se avesse paura che distogliendo lo sguardo Louis avrebbe smesso di respirare o qualcosa del genere.

In qualche modo Louis era riuscito a girarsi su un fianco e raggomitolarsi in una piccola palla. Il suo braccio sinistro adagiato sul petto e le ginocchia piegate fino a toccagli la pancia. Harry non poté fermarsi dal pensare a quanto sembrasse minuto in quella posizione. Non sembrava per niente lo stesso ragazzo che solo un paio di settimane prima colpiva quel sacco da boxe con forza disumana. Non sembrava la stella del football che Harry aveva incontrato più di un mese prima.

No, quel ragazzo appariva troppo fragile. Come se potesse rompersi in ogni momento. Le ferite scure che gli ricoprivano il volto interferivano con la bellezza che vi giaceva al di sotto. I suoi perfetti occhi blu oceano, che Harry aveva iniziato indubbiamente ad ammirare dalla prima volta in cui si erano incontrati, ora erano continuamente iniettati di sangue. Le sue braccia toniche, ricoperte anche loro di lividi, avevano perso molta massa muscolare ben definita.

Chi potrebbe mai fare una cosa del genere a questo...angelo?

Harry non riusciva a credere che gli fossero successe cose tanto terribili nella sua città natale, quando fino a poco tempo prima era convinto che la cosa più brutta che potesse accadere ad una persona fossero le schiene voltate dei propri amici e l'essere vittima di stupidi omofobi nei corridoi scolastici.

Il riccio si era sbagliato di grosso. Da quando Louis si era presentato alla sua porta, la sua mente straripava di ipotesi riguardanti cosa Louis avesse dovuto passare. Non aveva un posto sicuro dove nascondersi dai bulli e dai problemi a casa come Harry.

Harry non si era mai sentito più grato di avere una madre tanto amorosa e protettiva nei suoi confronti, che non lo aveva mai giudicato ed era sempre lì per lui. Si sentì tremendamente in colpa per essere stato talmente preso dal commiserarsi per i suoi problemi a scuola; venire presi in giro dai suoi non più amici sembrava insignificante messa a confronto con ciò che stava passando Louis. Come aveva fatto a non vedere ciò che stava accadendo? Era stato davvero così cieco? Avrebbe dovuto capire che Louis aveva un problema.

Un piccolo scalpitio sul letto lo fece riscuotere dai suoi pensieri.

Carezzò con le dita la guancia di Louis quando dei piccoli sospiri straziati fuoriuscirono dalle sue labbra screpolate. I movimenti della sua mano sembrarono fermare quei suoni; tuttavia, il silenzio non durò a lungo, in quanto una voce si librò nell'aria.

"...per favore, basta. Non farmi del male..."

Harry chiuse gli occhi per il dolore ed una lacrima si fece strada sulla sua guancia. Sentì il labbro inferiore tremare mentre cercava di non versarne altre. Fu sorpreso di averne ancora dopo aver pianto così tanto.

"Va tutto bene, Louis. Sono qui." Disse piano Harry, stringendo più forte il ragazzo.

Louis tremò ancora un po' nel sonno prima di rilassarsi non appena Harry passò le dita tra i suoi capelli ancora una volta.

"Non ti lascerò mai." Mormorò piano al suo orecchio.

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Senza fare rumore, Anne aprì dolcemente la porta affacciandosi solo con la testa, riuscendo a scorgere suo figlio stringere il ragazzo ferito tra le sue braccia.

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