3 - Vulcani E Lapilli

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Il Consiglio di Guerra e il briefing prevolo erano sembrati durare per giorni, invece di quelle tre ore che erano effettivamente servite a pianificare l'imminente attacco alla colonia 2446DT, un alveare del Flagello particolarmente grande che aveva infettato uno dei pianeti del sistema Albaldah.
I due parsec di distanza dalla base operativa di Molten Core, sarebbero stati coperti con un unico salto iper-luce, che avrebbe portato le navi d'attacco a trovarsi direttamente nell'atmosfera di Gaolten, il pianeta sotto assedio.
Molten Core, come si potrebbe intuire dal nome, era un pianeta ricoperto interamente di super-vulcani attivi. Un enorme nucleo di roccia fusa e una sottilissima crosta terrestre, contribuivano alla continua manifestazione di enormi eruzioni vulcaniche, talmente potenti da sparare il magma liquido fin fuori dalla sottile atmosfera del pianeta. Il materiale lavico così espulso, nel freddo dello spazio siderale, si solidificava all'istante creando intorno a Molten Core una fascia di asteroidi particolarmente densa di detriti, rendendolo quindi un pianeta perfetto come testa di ponte per nascondersi ai sensori a lungo raggio nemici e preparare un attacco a sorpresa.
Ora che la riunione era finita, Estariol si scrollò finalmente di dosso la noia ed il torpore.
Mentre i piloti si dirigevano ai ponti di decollo delle proprie navicelle, non riusciva a contenere l'eccitazione.
Grossi incrociatori erano appena entrati nell'orbita alta, in attesa dei piccoli caccia d'attacco. Cinque navi bombardiere appena sfornate dai cantieri navali di Tellor Prime che avrebbero dato supporto ai più piccoli, ma mortalmente veloci vascelli monoposto, che non potendo compiere lunghi viaggi, erano stati nascosti preventivamente sotto la crosta terrestre di Molten Core.
La grande base sotterranea era composta da diversi locali per piloti e personale operativo, tutti collegati con la baia di decollo. Quest'ultima era semplicemente una piazza di rullaggio con cinque tunnel tutto intorno. Le gallerie, dotate di binari magnetici, servivano a condurre le navicelle ai relativi pozzi vulcanici, enormi voragini che precipitavano nel cuore magmatico del pianeta da un lato, e dall'altro sbucavano dalla vetta della montagna ad appena un paio di centinaia di metri dal confine della sottile atmosfera. In queste cavità verticali, ad intervalli di tempo più o meno regolari, immense colonne di lava prorompevano fino a fuoriuscire dalla bocca del vulcano, proiettando lapilli e magma fuso fin nello spazio aperto.
Le squadre di piloti avevano fatto pratica nelle passate settimane nel cavalcare queste ondate fino a portare le piccole navicelle fuori dalla gravità del pianeta, gli ingegneri avevano impiegato mesi prima di trovare una soluzione che impedisse alle capsule di fondere a causa del calore infernale a cui sarebbero state sottoposte.
Fu Estariol a trovare l'unica soluzione possibile: prima di gettarsi nel condotto, le navicelle avrebbero dovuto convogliare tutta l'energia agli scudi al plasma posteriori, facendosi spingere dalla colonna di magma fino a raggiungere l'orbita planetaria, come tappi di una bottiglia di spumante. I vari colonnelli e generali ebbero da ridire che così facendo, appena fuori dall'atmosfera ci sarebbe stato un rischio troppo alto di collisione con i detriti orbitali, senza un'adeguata protezione da parte degli scudi, al che lui rispose: -Se i vostri piloti non sanno evitare qualche roccia fluttuante, dovreste trovare piloti migliori. Stiamo andando in guerra, mica a raccogliere margherite!-
Così i piloti si esercitarono per giorni nel simulatore con i rimproveri ed i consigli di Estariol ad accompagnarli, ma alla fine impossibilitato a fare altrimenti, fu costretto a suggerire agl'ingegneri di aumentare la portata dei radar della base e a coordinare i lanci con i momenti di minor passaggio di nubi di asteroidi sopra alla loro posizione, sperando per il meglio.
Tutti erano a bordo delle proprie navicelle, quando alle prime cinque di queste fu dato il segnale dell'imminente eruzione.
Le calotte in vetro-acciaio furono sigillate, i motori spenti e l'energia convogliata interamente verso gli scudi di poppa. Una cupola di tenue bagliore azzurrino prese a brillare di "luce solida" a qualche metro dalla superficie della coda delle navicelle, come il fantasma verdognolo di un guscio protettivo, il tutto mentre i binari magnetici portavano le capsule nei tunnel e quindi nei canali d'eruzione.
Con questo sistema, cinque alla volta i caccia per l'attacco furono schierati fuori dall'orbita di Molten Core.
L'ultimo a partire fu Estariol, quando il centro di comando rilevò l'ennesimo segnale di un imminente eruzione, senza che egli si curasse però, che coincidesse con il passaggio di una fitta nube di detriti orbitali proprio sopra la base.
Spense la sigaretta sotto il tacco, direttamente nel piazzale di decollo, già ingombro di fuliggine e cenere vulcanica e salì sulla navetta più butterata e segnata da lapilli incandescenti di tutta la squadriglia, testimonianza delle decine e decine di volte che aveva cavalcato quelle eruzioni (la Tailfeather era rimasta su una piccola luna al confine del settore Tellor). La calotta si chiuse mentre i binari già facevano levitare l'abitacolo lungo il tunnel.
Estariol si allacciò le cinture di sicurezza con tutta calma e comunicò al computer di bordo di trasferire solo il settanta percento dell'energia agli scudi di coda, i segni vulcanici sulla sua navetta erano infatti dovuti alla sua abitudine di trattenere una piccola percentuale di energia nei motori, per avere la possibilità di manovrare mentre il magma sparava la sua capsula in orbita.
Quando passò attraverso la paratia di reflusso, questa si chiuse alle sue spalle per impedire alla roccia fusa di penetrare nel condotto fino nel piazzale, a quel punto diede tutto gas a quel poco di energia rimasta ai motori, affinché l'inclinazione finale della rampa di lancio lo portasse più in alto nel tuffo di quello che avrebbe fatto la semplice spinta dei binari magnetici.
La navetta si lanciò nel condotto lavico e per qualche metro salì di quota prima di precipitare verso il fondo. In questo lasso di tempo, i motori funzionanti permisero ad Estariol di far ruotare l'abitacolo per godere della vista mozzafiato creata dalla natura magnifica di quel bizzarro pianeta, con il condotto illuminato sempre più intensamente dal magma in arrivo dal nucleo e la piccola e lontana scheggia di cielo stellato in attesa all'altro capo del tunnel.
Quando la lava colpì la navetta, sparandola a velocità incredibile verso la bocca del vulcano, Estariol urlò di pura gioia adrenalinica, e dall'altra parte del canale radio aperto, la flotta in attesa del suo arrivo udì la sua fanciullesca felicità.
C'era chi scrollava la testa e chi invece, conoscendo il pirata pazzo, sghignazzava sotto i baffi, essendo terribilmente divertito ogni volta che quel contrabbandiere, più volte meritevole della nomea di migliore pilota dei Nove Settori e che si era unito a loro per proteggere un sistema solare che non era il suo, riusciva a portare un po' di sano scompiglio nei ranghi di quei comandanti così rigidi ed impomatati.
Con i motori parzialmente alimentati, lo scudo della sua navetta non poteva essere distante i soliti centocinquanta centimetri dietro alla carlinga, lasciandone solo una quindicina tra la fusoliera e la roccia fusa, esponendola così a schizzi e scintille, segnando inequivocabilmente con la sua firma, tutta la coda del velivolo.
Estariol pilotò attivamente la capsula fin fuori dalla bocca del vulcano, dalla quale eruppe con un ulteriore grido di giubilo, come un surfista che abbia cavalcato una bellissima onda, col sorriso stampato in faccia e i verdi occhi di smeraldo che brillavano di contentezza.
Fece qualche piroetta attorno agli asteroidi che lo dividevano dalla flotta pronta a partire, tra l'invidia dei piloti meno dotati e la rabbia per l'insolenza dimostrata nei confronti del baffuto Ammiraglio Bonter, soprannominato da Estariol stesso "Scopa-nel-culo".
Quando giunse presso i suoi compagni e si mise in formazione, strappò qualche altro sogghigno a quelli che lo consideravano suo amico, per il fatto che tra tutte le cinquantasei navette, la sua fosse l'unica con il posteriore ancora arrossato e fumante a causa calore del magma a cui aveva "cavalcato" così vicino.
I livelli degli scudi furono ripristinati e la rotta impostata per tutti i velivoli, che come una sola entità (non troppo dissimile dall'alveare che si accingevano a distruggere, notò Estariol) si posizionarono sulla rotta accuratamente calcolata. Ad un segnale dell'ammiraglio, furono attivati i motori Warp, un intenso bagliore venne dai propulsori di ogni nave, grande e piccola, annunciando l'immane velocità che presto avrebbero raggiunto, poi sparirono tutti in un unico lampo di luce. Erano partiti.
Come al solito, solo il Pirata rimase indietro di una manciata di secondi. Aveva perso qualche momento per aggiustare di sua iniziativa la rotta del salto di qualche millesimo, per proiettarsi un paio di chilometri più in avanti rispetto alla linea d'attacco, così da trovarsi nel cuore dello schieramento e attaccar il nemico alle spalle. Poi saltò anche lui.
I pochissimi parsec furono percorsi in appena una quindicina di secondi. Le navi rallentarono di colpo, direttamente nella rarefatta atmosfera di Gaolten con un boato che spazzò via qualsiasi cosa, vivente o meno, nel raggio di miglia. Le navette si aprirono a ventaglio in posizione d'attacco e gli incrociatori, subito dietro iniziarono un massiccio bombardamento della superficie planetaria nullificando qualsiasi unità nemica, lasciando all'attacco devastante delle navette leggere il compito di tenere occupate le unità volanti ed i cannoni antiaerei.
Ma le bestie del Flagello erano semplicemente troppe. All'orizzonte un'ondeggiante marea scura indicava l'imminente arrivo dei malefici rinforzi alieni. Dovevano assolutamente annientare la mente collettiva, solo così lo sciame di belve sarebbe andato in rotta, perso e confuso senza la guida telepatica.
Un secondo boato, decisamente meno potente del primo, scosse la terra e il cielo. La navetta di Estariol era riapparsa una trentina di chilometri più avanti del resto della flotta ma a poche decine di metri da un Mastodonte, un tipo di flagello particolarmente grosso, trapassandolo di conseguenza da parte a parte a causa della velocità residua del suo velivolo, danneggiando irreparabilmente la già provata capsula.
Il pirata eiettò il proprio sedile dopo che la nave impattò il terreno, scavando una profonda scia nelle fila del nemico, poi il motore del suo velivolo andò in sovraccarico ed esplose, creando un piccolo cratere che vaporizzò tutto ciò che aveva intorno.
Prima che il paracadute del sedile si aprisse, Estariol ancora sospeso a mezz'aria, sganciò le cinture e si tuffò nel vuoto atterrando con un gran tonfo da un'altezza che avrebbe ucciso un uomo normale. Lui invece si risollevò e spazzolò via dal suo cappotto rosso scuro, la grigia polvere desertica di cui era ricoperto. Quando sollevò lo sguardo, si accorse che l'orda di alieni, ripresasi dal loro equivalente di shock, si stava già lanciando su di lui.
Con un ghigno malizioso e gli occhi ancora luccicanti di adrenalina, allungò una mano dietro le spalle ed estrasse quella che sembrava a tutti gli effetti una cosiddetta spada, del tipo appartenuto ad una civiltà ormai perduta nel tempo e distante milioni di anni-luce di cui solo gli esploratori più pazzi avevano udito qualche storia nei loro viaggi più lontani.
L'arma, uno spadone, era costituita da circa cinque o sei piedi di acciaio, ma un bagliore evanescente, simile a quello degli scudi al plasma sembrava ricoprire la lama di metallo. Quando il più vicino dei mostri alieni saltò a fauci spalancate verso la faccia di Estariol, con un unico gesto fluido dell'arma di lui, questo si ritrovò aperto a metà per tutta la lunghezza del suo corpo serpentino.
L'apparizione tardiva della capsula solitaria e la sua seguente esplosione avevano attirato gran parte dell'attenzione dell'orda, dando così modo alla flotta aerea di falcidiare senza troppe difficoltà tutto quello che si trovarono davanti, riuscendo a bilanciare le due forze in campo.
Sembrava però esserci qualche problema con gli scanner a lungo raggio della flotta, visto che segnalavano una discreta fonte di energia dritto davanti a loro, e il Flagello apparentemente attirato verso quella direzione. Quello che videro quando si avvicinarono li lasciò tutti di sasso. Il pirata pazzo che mulinava come un matto una specie di bastone di ferro, che sembrava essere la fonte dell'energia rilevata dagli strumenti, con il quale affettava qualsiasi cosa gli si avvicinasse più del dovuto. Durante un momento in cui la masnada di bestie aliene si riprendeva da quegli assalti senza successo, fu anche così sfrontato da fare un saluto con la mano alle navi sopra di lui!
-Che diavolo sta facendo lì sotto, Capitano??!!- gridò l'ammiraglio al comunicatore auricolare di Estariol.
-Mi sto divertendo un mondo a dire il vero!- rispose lui, con un po' di fiatone udibile sopra i ringhi delle bestie aliene. -Ho la gola un po' secca e una pinta di birra non la disdegnerei ma...- un grugnito e un suono viscido indicarono che aveva appena affettato un altro flagello, -...ma me la sto proprio spassando!- seguì alla frase una risata di gusto e poi qualche burbero suono di sforzi muscolari, ai quali corrispondevano relativi fendenti della sua arma.
-Sapete una cosa?- disse al termine dell'ennesimo assalto che aveva appena arrestato, -un volo radente delle navette darebbe una bella ripulita qui. Voi che ne dite? Io comincio sul serio ad avere sete!-
Dopo un breve momento di interdizione degli ufficiali, vista la sfrontata insolenza della fonte del suggerimento, l'ordine fu subito trasmesso alle capsule, che con un paio di passaggi a bassa quota riuscirono a liberarsi di gran parte dell'orda.
Così impegnato, il contingente alieno fu distratto abbastanza a lungo da permettere a tre degli incrociatori di virare verso il segnale indicante il Medusoide, ormai rimasto pressoché senza difese.
Quando lo scontro terminò, con le belve rimaste, disorientate senza più un controllo centrale, l'ammiraglio toccò terra con il suo shuttle e si diresse furioso verso il nugolo di piloti atterrati appena prima di lui, che circondavano Estariol facendogli gran festa, chi congratulandosi con lui, per niente stupito conoscendo il soggetto, chi chiedendogli come avesse fatto e chi promettendo di offrirgli da bere per festeggiare l'impresa senza precedenti.
Fecero tutti un passo indietro quando si accorsero del comandante che si avvicinava, con un'espressione che avrebbe spaventato un flagello, ma quando il pirata lo vide gli fece un gran sorriso, facendolo infuriare ancora di più.
Appena l'ammiraglio fu a pochi passi da lui, Estariol sollevò la spada che ancora teneva mollemente in mano, puntandogliela dritta in faccia, ad un passo dai suoi baffi dritti come spilli, facendolo fermare di colpo e mutando la sua espressione di rabbia in una di sorpresa e paura.
-È venuto anche lei per vedere questa, Ammiraglio? -chiese con voce gentile e un'espressione tra il divertito e l'innocente.
-È un vecchio pezzo da collezione che possiedo da un po'. Ci ho fatto giusto qualche mia personale modifica. Le piace?-
La smorfia sul volto dell'ufficiale mutò gradualmente da paura a furia maldestramente repressa, ma non osò fare un passo verso di Estariol, anche se questi aveva già abbassato lentamente l'arma.
-Faccia in modo che quest'episodio di insubordinazione non si ripeta mai più, Capitano.- Disse Bonter. -La formazione ed il piano d'attacco erano stati programmati con minuzia da menti militari più esperte di lei, non se lo dimentichi! Ha rischiato di mandare tutto all'aria! -il tono dell'ammiraglio era inequivocabilmente infuriato, ma non osava alzare la voce più di tanto, data la non troppo velata scena con la spada.
-Eppure- rispose Estariol -Mi risulta che senza il mio intervento la sua nave sarebbe ora in fiamme ed il suo equipaggio divorato da quelle bestie fameliche, mio caro Ammiraglio. Se però me lo ordinasse espressamente, la prossima volta rimarrò buono buono a guardare mentre fanno a pezzi il suo piano minuziosamente ordito!- Il sorriso che rivolse a Bonter fu di quelli che assomigliano più ad un ghigno invece di un sorriso vero, al che la maggior parte dei piloti quasi si strozzò dal ridere, facendo diventare viola di rabbia la faccia dell'Ammiraglio, almeno la parte che non era coperta dai suoi enormi baffi bianchi.
-È stato avvertito, Capitano. Lo consideri un richiamo formale. Alla prossima bravata la escluderò dall'azione sul campo! Sono stato chiaro?!- Detto ciò fece per voltarsi e tornare al suo shuttle, ma al pirata pazzo non si parla con certi toni.
-Si ricordi Ammiraglio- disse al suo indirizzo -Che io non faccio parte del suo esercito, e se mi tenesse fuori, io andrei comunque dove mi pare, a fare quello che mi pare. Il titolo di Capitano che mi avete attribuito in questa forza armata, è quello che esercito già sulla mia nave dove lei, invece, non ha alcun potere. Non si azzardi mai più a minacciarmi, Bonter, altrimenti sarò io stesso ad andarmene sul più bello, lasciandola in mutande di fronte a queste bestiacce, col rischio che le mordano il culo.-
Estariol sorrise in modo talmente grottesco, che l'Ammiraglio non seppe che rispondere. Richiuse la bocca che aveva spalancato dalla sorpresa della risposta, diventando paonazzo al punto che sembrava stesse per esplodere, ma non aggiunse parola. Girò i tacchi così in fretta da alzare una nuvoletta di polvere e se ne tornò sul suo shuttle. Mentre il portello si richiudeva, si udì Bonter che sfogava la sua frustrazione sul pilota del modulo di atterraggio e tutti scoppiarono a ridere a crepapelle, dopo il teso silenzio che aveva seguito la piccata risposta di Estariol.
Quella sera si ubbriacarono tutti, illuminati dalla calda ambrata luce del magma nel cuore di Molten Core, mentre anche il pilota dello shuttle personale di Bonter brindava alla salute del Pirata.

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⏰ Last updated: Dec 27, 2023 ⏰

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Entròpia - Le caotiche avventure di EstariolWhere stories live. Discover now