𝘜𝘭𝘵𝘪𝘮𝘦 𝘗𝘢𝘳𝘰𝘭𝘦 ❭ 𝖲𝖺𝗄𝗎𝖺𝗍𝗌𝗎

"Mi stai prendendo in giro?!"

Atsumu socchiuse gli occhi, osservando i due ragazzi dall'altra parte dello schermo con sospetto: non erano mai stati così disponibili e gentili, di solito avrebbero subito scoperto le loro carte, avrebbero già detto quello che volevano per avergli fatto quel favore; ma non l'avevano ancora fatto e questa cosa gli puzzava.

Se si trovava su un treno diretto a Tokyo, saltando gli allenamenti (pregando che Bokuto riuscisse a coprirlo), era solo perché era stato spinto da quei due che, anche loro su un treno in quello stesso momento, li stavano spiegando il loro piano senza fargli capire cosa sarebbe successo esattamente.

Onestamente avrebbe voluto trovarsi ovunque tranne che in quel luogo, a quell'ora del mattino, dove le persone lo guardavano male ogni due per tre perché a volte, raramente, parlava a voce un po' troppo alta; però doveva farlo, altrimenti quei due sarebbero andati avanti con il loro piano senza chiedergli se andava bene.

Per quanto volesse dire che era solo per quei due se si trovava sul treno, in verità era stato lui a riunirli e ad innescare tutto: una sera gli aveva chiamati, così disperato da non riuscire a formare una frase coerente, urlandogli contro di aiutarlo a trovare un modo per confessare a Sakusa, altrimenti sarebbe morto in quel preciso momento.

Il bello era che inizialmente aveva chiamato solo Suna, ma poi qualcosa nella sua mente era scattato e aveva pensato che far entrare in quel casino anche Komori sarebbe stata una buona idea - brutta, bruttissima, idea.

Quei due erano stati più che felici di aiutarlo. Si ricordava benissimo come Suna avesse guardato l'altro, mentre Komori continuava a ridere (gli avevano sempre detto che la sua disperazione era comica), dicendogli qualcosa che Atsumu non aveva capito, visto le risate di Komori e il battito del suo cuore che sembrava pronto ad uscire dalla sua gola.

Dopo quella scenetta si erano messi subito all'opera, parlottando con occhi che brillavano - almeno per Komori, Suna indossava la sua solita espressione, che però Atsumu aveva imparato a riconoscere come interessata - e le loro menti che andavano a mille, mentre il suo cervello era troppo preoccupato a farlo parlare di Omi-kun questo, e Omi-kun quello.

Vedete, Atsumu aveva una cotta per lo schiacciatore sin dal liceo, ma a quel tempo era troppo testardo per rendersene conto e l'aveva presa come semplice rivalità. Infatti, al terzo anno, quando era riuscito ad avere il suo numero di telefono (si ringrazia Komori) si era detto che gli avrebbe scritto solo per studiare il corvino più da vicino, così una volta sul campo sarebbe riuscito a vincere.

Solo dopo aveva scoperto, da Sakusa oltretutto, che gli aveva detto con quel suo solito tatto, che sarebbe andato all'università. Da una parte capiva che si poteva considerare la scelta giusta, la scelta responsabile, ma dall'altra si chiedeva il perché quando era sicuro, al cento per cento, che diverse squadre professioniste l'avessero già contattato.

Gli aveva detto quello che pensava durante una partita, dove era riuscito a metterlo all'angolo per fargli sputare la verità, ma la cosa che l'aveva sorpreso di più era stata la sua reazione: anche se le sue parole volevano fare intendere una cosa, il volto triste gli diceva ben altro, come se gli desse quasi fastidio ad ammettere che i suoi genitori avessero ragione.

Non ricordava chi era stato a chiamare l'altro (molto probabilmente era stato lui), ma da quel momento in poi avevano iniziato a chiamarsi, ogni tanto fino ad arrivare a parlare ogni giorno, sempre alla stessa ora - quando Atsumu aveva finito l'allenamento e Sakusa si prendeva una meritata pausa.

Atsumu gli parlava di cosa era successo durante l'allenamento e Sakusa di cose che lui non era ancora arrivato a capire interamente, ma gli piaceva vedere come il corvino sembrava (o almeno, sperava fosse così) tranquillizzarsi dopo aver parlato senza tregua di qualcosa che gli aveva dato particolarmente fastidio.