CAPITOLO 3

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Shane era molto confuso, usava Grindr da qualche anno ormai, anche se aveva dovuto superare diverse difficoltà per accettare quel mondo di incontri veloci, spesso clandestini e per lo più privi di qualunque tipo di coinvolgimento che non fosse fisico. In verità era proprio quello che voleva per sé, sesso senza condizioni e soprattutto senza aspettative.

La sua vita non aveva spazio per nulla di più, almeno questo era quello che si diceva. I suoi partner occasionali erano sempre molto impressionati dalla sua fisicità, ma nessuno di loro lo aveva mai davvero colpito, né tanto meno lo aveva lasciato senza fiato, con la pelle che ancora formicolava tra morsi, baci, graffi e palpeggiamenti. Era come se quell'uomo, di cui ricordava appena il nome, avesse voluto divorarlo tutto intero.

C'era da dire che anche Suncer era fisicamente piuttosto dotato, ovunque. Erano molto simili da quel punto di vista, tanto che temeva che il letto dell'hotel ne avesse risentito, ora cigolava al più piccolo movimento.

E poi cosa significava l'ultima frase che gli aveva detto l'uomo? "Non posso proprio lasciarti andare." Avrebbe voluto alzarsi, sgranchire le membra indolenzite, andare in bagno a farsi una doccia, ma in realtà desiderava anche restare lì, immobile, un po' infreddolito, stretto tra le braccia dell'altro. Era una bella sensazione, non poteva negarlo.

Si prese giusto qualche minuto, infine si fece forza e si mise seduto, liberandosi di quell'abbraccio.

«Dove vai?» chiese Suncer, restando disteso a occhi chiusi.

«A fare la doccia. Ti spiace?» Avvertiva piccoli, insidiosi dolori ai fianchi e al fondoschiena.

«No, certo che no, vai pure.»

Raggiunse il bagno, la camera era piuttosto simile a quella dove alloggiava lui, la luce si accese autonomamente e un grande specchio sopra il lavandino gli rimandò la sua immagine riflessa lasciandolo interdetto per qualche istante.

Aveva segni rossi sul collo, sulle spalle, sulle braccia e i capelli completamente arruffati, sembrava reduce da una tempesta in pieno oceano o da una rissa. Si passò le mani tra le ciocche scombinate e raggiunse il cubicolo, facendo scorrere l'acqua. Mentre cercava un telo asciutto Suncer lo raggiunse e si fermò alla porta.

«Neanche un bacio sulla bocca, è una tua politica per gli incontri casuali?»

Non si voltò, trovando gli asciugamani in un vano sotto il lavandino. «Non è la politica di tutti, forse?»

«Sì ma, sai, ci stavo pensando. A me andrebbe di baciarti.»

Dal cubicolo cominciò a levarsi un velo di vapore, l'acqua scrosciava e faceva da sottofondo ai loro respiri, al silenzio in attesa di risposte.

Non era neanche una domanda quella che gli aveva fatto l'americano. «Neanche ti conosco.»

«Mi chiamo Suncer Shaw, sono originario di Chicago, ma adesso vivo a Los Angeles, faccio parte di un corpo speciale di polizia. Ho 29 anni, sono bisessuale e vorrei baciarti. Ecco, queste sono le cose più importanti che dovresti sapere.»

Che tipo assurdo, in un modo o nell'altro riusciva sempre a metterlo alle strette, si voltò a guardarlo. A ben notare era piuttosto scompigliato pure lui e aveva le labbra rosse come se le avesse ripetutamente morse. La cosa gli strappò un sorriso, labbra da baciare. «Sei un tipo piuttosto strano, Suncer Shaw.»

«Sì, me lo hanno detto in parecchi.» sollevò le spalle e ricambiò il suo sorriso, ma in modo molto più ampio e radioso. «È uno dei miei tanti pregi.»

«Insieme alla modestia?» Shane si infilò nella doccia chiudendo l'anta e si lasciò avvolgere dall'acqua bollente e dal vapore. Dio, lo aveva scopato con così tanta forza che l'indomani avrebbe avuto qualche difficoltà a stare seduto per ore! Si passò le mani sul viso, mentre l'acqua scorreva sulla fronte, sugli occhi, sulla bocca. Non riusciva a smettere di sorridere e questo era ridicolo!

Quando uscì dalla doccia Suncer era ancora lì, nudo, appoggiato alla porta, con le braccia incrociate e una mezza erezione.

«La doccia è tutta tua, se vuoi,» disse, afferrando il telo iniziando a tergersi.

«In realtà quello che vorrei è portarti di nuovo a letto e farlo ancora, magari cambiamo i ruoli, se l'idea ti piace. O magari no.» Scosse le spalle con aria noncurante.

Shane afferrò un altro asciugamano e se lo passò sui capelli. «Quindi non scherzavi quando hai detto di non potermi lasciare andare.»

Suncer gli si avvicinò, prese l'asciugamano e glielo tolse gentilmente dalle mani, gettandolo sul lavandino, gli sfiorò la mascella con dita delicate, gli occhi di un caldissimo color nocciola che passavano dai suoi alla linea della bocca. «Non sono mai stato tanto serio, ma non chiedermi come è possibile perché davvero non ci conosciamo, ci siamo visti per cinque minuti questa mattina e per cinque minuti questa sera, eppure...» Si avvicinò, piano. La sua voce era bassa, dolce e quelle labbra così rosse e piene...

«Eppure?»

«Non mi era mai capitato, che cosa strana, sarà colpa del Natale?» Ancora un poco più vicini. Il suo respiro era un tocco lieve sul suo viso.

«Quindi durerà solo per qualche giorno, qualunque cosa sia.» Si rese conto che anche lui, in maniera impercettibile, si stava protendendo.

«Il convegno durerà fino a dopo domani, te ne tornerai in Italia?» Le loro labbra si sfiorarono.

«Potrei restare,» bisbigliò, «fino a Natale.»

«Allora resta.» Si baciarono.

Un tocco lieve, sfiorandosi appena. Un bacio non era come una scopata casuale, non era un incontro senza parole e senza valore, non era un passatempo né un modo di alleggerire temporaneamente la solitudine. Era qualcosa di intimo, una vera e propria dichiarazione di appartenenza.

Suncer gli prese il viso tra i palmi e si premette contro di lui, Shane lasciò che le loro lingue si toccassero e i loro respiri si fondessero, lasciò che tutto quello succedesse a lungo, scacciando timori e incertezze dai suoi pensieri.

Anche se quella era una sorta di tempesta inattesa nelle rigida rotta della sua vita, non gli importava. In qualunque casino si stava cacciando, al momento non voleva pensarci.

«Penso che la tua doccia possa aspettare,» sussurrò a fior di labbra, spingendo con lentezza Suncer verso la camera da letto.

«Sì,» replicò l'altro, baciandolo ancora, anche sul mento e poi sul naso. «Lo penso anche io.»

Fecero sesso, altre due volte. La seconda volta Shane temette che avessero rotto le giunture del letto, la terza si masturbarono a vicenda, in una maniera così tenera e adolescenziale che a ripensarci in futuro gli sarebbe venuto da ridere.

Quando arrivò l'alba entrambi si addormentarono sotto lenzuola disfatte e coperte disordinate e a svegliarli fu il ripetuto battere contro la porta.

Shane balzò seduto di scatto, un senso di allarme imminente. Un braccio di Suncer lo raggiunse al torace e lo trascinò di nuovo disteso. «È tutto ok, è solo quella rompipalle della mia collega,» mugugnò, strisciò sopra di lui e gli diede un bacio a stampo sulla fronte prima di alzarsi, con gli occhi ancora socchiusi e gonfi di sonno. Andò ad aprire con solo un lenzuolo trascinato in terra a coprirgli l'inguine, Shane lo guardò sbigottito.

«Notte brava a quanto vedo.» Una voce di donna lo raggiunse, Shane non riusciva a capire se il tono fosse irritato o divertito. Intravedeva solo una crocchia di capelli scuri dietro la figura di Suncer.

Una testa femminile fece poi capolino dal fianco e i loro sguardi si incrociarono. Avrebbe voluto sprofondare sotto terra, ma rimase immobile, congelato.

«Ma tu guarda. E va bene, oggi faccio colazione da sola, ma non tardare per il primo intervento, ti tengo il posto!» La donna sollevò una mano facendogli un cenno di saluto. Decisamente il suo sorriso era divertito. «E dovrai raccontarmi ogni dettaglio.»

Suncer grugnì qualcosa, chiuse la porta e tornò verso il letto, tuffandosi letteralmente su di lui.

«Quella era...»

«Sì, Shane ti presento Nora, la mia collega.»

«È andata via,» osservò, tentando di districarsi da quell'abbraccio indolente.

«A pranzo vorrà conoscerti.»

«Cosa? Perché?»

Col viso premuto sul suo petto Suncer ridacchiò. «Perché fino ad oggi nessuno dei miei incontri era durato fino al mattino.»

Merry Grindr ChristmasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora