Capitolo 5

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Derbyshire, 1813


«Come hai detto, prego?»

«Me ne vado. Vado via da questa casa» esclamò Edward tutto d'un fiato. Il duca non disse nulla, si limitò semplicemente a sedersi sulla sua poltrona e ad accendersi una pipa. 

Dopo quelli che al ragazzo sembrarono secoli, il padre parlò e lo fece con il suo solito tono sarcastico e sprezzante: «E di grazia, dove vorresti andare stavolta?».

«Come?» chiese Edward confuso.

«India, Grecia, Francia... o forse le Americhe...sì, le Americhe ancora mancano sulla tua lista di mete visitate, non è vero? E quanto intendi stare via?» chiese l'uomo, senza guardare il figlio ma concentrandosi solo sulla sua pipa.

«Credo che voi non abbiate compreso, padre» disse il giovane avvicinandosi alla poltrona del duca. «Intendevo per sempre, o almeno, fino a che non sarò libero di sposare chi desidero e quando lo desidero.»

In quel momento l'uomo guardò il ragazzo dritto negli occhi. «Osi davvero avanzare certe pretese? È fuori discussione, tu non te ne vai da nessuna parte fino a che non sarai felicemente maritato alla donna che ho scelto per te. Non permetterò che mio figlio mi manchi di rispetto in tal modo!» e, borbottando l'ultima frase, fece per alzarsi ma venne bloccato da Edward, che mise violentemente le mani sulla scrivania facendo sussultare l'uomo dalla sorpresa, anche se cercò di mascherarlo come meglio poté. 

«Non intendo mancarvi di rispetto, a meno che voi non intendiate fare lo stesso con me obbligandomi a sposare una donna che nemmeno conosco!» sbraitò.

«Non dire idiozie, piccolo ingrato. Altri figli avrebbero ringraziato loro padre in ginocchio per avergli combinato un'unione così vantaggiosa e tu invece hai l'ardire di rifiutare la mia offerta!» Il duca si alzò di scatto, nonostante la sua avanzata età, e iniziò a camminare per la stanza, non distogliendo mai lo sguardo da quello del giovane.

«La vostra non è stata un'offerta ma un'imposizione!» urlò Edward sostenendo lo sguardo dell'uomo.

«Praticamente la stessa cosa per quanto mi riguarda. Tu sei mio figlio e ho il diritto di decidere per te fino a che non sarò passato a miglior vita!»

«Il vostro potere su di me sarebbe dovuto finire anni fa, quando ho raggiunto la maggiore età. Sono un uomo oramai e ciò mi permette di prendere delle decisioni per me stesso e per il mio futuro.»

«Sei solo un ragazzino che si sente maturo per via degli innumerevoli viaggi che io ti ho permesso di intraprendere, oltre ad averli finanziati. In altre occasioni, hai fatto tutto meno che dimostrare un cenno di maturità, come pretendi adesso che ti dia la possibilità di scegliere da solo cosa fare della tua vita? Il buon nome della famiglia sarà nelle tue mani un giorno, la proprietà sarà nelle tue mani un giorno. Pensi veramente che affiderei tutto ciò a un ragazzino viziato e incapace di pensare con raziocinio?» il duca tossì violentemente. La sua salute era diventata piuttosto cagionevole nell'ultimo periodo e il medico gli aveva consigliato di non sforzarsi troppo, sia fisicamente che mentalmente. «Le mie condizioni peggiorano di giorno in giorno e tu non sei ancora pronto per prendere il mio posto!» borbottò appoggiandosi al caminetto per riprendere fiato. 

Edward, leggermente impietosito dalle condizioni del padre, avanzò quello che poteva essere un buon compromesso. «Allora permettetemi di dimostrarvi che vi sbagliate. Fatemi partire. Entro la fine della Stagione tornerò a casa e vi dimostrerò che sono maturato, che sono diventato un vero uomo, adulto e pronto a essere un duca. In tal caso, mi permetterete di prendere le mie decisioni e, soprattutto, mi permetterete di sposare chi vorrò, quando lo vorrò! Se così non dovesse essere, se non dovessi tornare cambiato, accetterò di sposarmi e obbedirò ai vostri ordini.»

Un matrimonio da evitareOnde histórias criam vida. Descubra agora