CAPITOLO 2

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«Lo vuoi ancora quel drink?» chiese Suncer indicando lo sgabello accanto a lui. «O preferisci andare subito...» lasciò la frase volutamente in sospeso.

L'uomo sedette. Non indossava più la divisa, ma un paio di pantaloni scuri e un pullover grigio tenue che tuttavia fasciava altrettanto bene le spalle ampie e, ancor meglio, evidenziava i pettorali.

«Un Vodka Martini, per favore.» domandò il militare, non appena il barista si fu avvicinato.

«E per me un Cosmopolitan.» Fece ruotare lo sgabello di lato, ponendosi apertamente nella direzione dell'altro. «Parli un ottimo inglese, uhm, Nero? Devo chiamarti così?»

«Mi chiamo Shane.» L'uomo neanche si voltò, continuando a guardare la schiena del barista che nel mentre preparava i loro cocktail.

«Shane? Non è un nome molto italiano, credo.» Si sentiva appena l'inflessione straniera. Ma era pur vero che fino a quel momento Shane aveva praticamente parlato per monosillabi.

«Mia madre era originaria di Nashville.»

«Sul serio? Wow, quindi sei italoamericano in realtà.» I bicchieri furono posti davanti a loro, il cristallo si colorò degli scintillii vivaci delle luci natalizie.

«Sono nato e cresciuto in Italia,» puntualizzò l'uomo, prendendo un primo sorso del suo Vodka Martini.

Suncer lo imitò. A quanto pareva fare conversazione sembrava fuori questione, Shane aveva accettato di bere un drink con lui ma non sembrava intenzionato a condividere molto altro, a parte il letto.

Si leccò le labbra e si curvò appena verso di lui, abbassando il tono di voce. «Forse non sono il tuo tipo?»

Lo vide trasalire appena, corrucciarsi, attendere qualche secondo con le labbra vagamente lucide per la vodka mentre formulava una risposta tollerabile. «Non è questo, è che...»

«Andiamo, eravamo nello stesso albergo, era piuttosto probabile che fossimo entrambi qui per il convegno, no? E io ci ho provato sfacciatamente, oggi.» A stargli così vicino ne avvertiva il delicato profumo di dopobarba, era buono e quel ciuffetto nero arricciato dietro l'orecchio che lasciava intravedere un brandello di pelle del collo era assai invitante. «Se non sono il tuo tipo non hai che da dirlo, finiamo il drink e ce ne andiamo a dormire. Però sarebbe davvero un peccato, perché invece tu sei proprio il mio tipo.»

Finalmente i due occhi azzurri si poggiarono sui suoi, un po' meno sfuggente e un po' più spaventoso.

«Che ne dici?» sorrise.

«Eri con una collega oggi.»

«Abbiamo due camere separate.»

Shane terminò di bere il suo drink e Suncer fece altrettanto. Nessuno dei due aggiunse altro, del resto Grindr serviva a quello, no? Poche chiacchiere e molto sesso.

Eppure quell'uomo così scostante lo affascinava parecchio, avrebbe voluto saperne di più.

Non appena la porta della camera fu chiusa Shane si sfilò il pullover e la maglietta che aveva sotto, rivelando il fisico scolpito che i vestiti avevano lasciato intuire. Suncer fece altrettanto e si tolse anche i jeans, restando in mutande. Vide che Shane occhieggiava il tatuaggio di uno sparviero che aveva sul fianco. «Ti piace?» Gli prese la mano e gliela portò sopra il disegno, ma lentamente la spinse verso il basso. Le dita erano rigide, ma non si ritrassero, un passo verso di lui, un passo più vicini.

Un ufficiale della marina militare italiana, alto quasi due metri, gay, timido. Davvero irresistibile pensò Suncer, prendendogli anche l'altra mano e portandosela sull'altro fianco, non gli restava che avvicinare i bacini e...

Merry Grindr ChristmasWhere stories live. Discover now