Quando il filo d'argentospezza il cemento,
nell'iride risento un forte tormento.
Il gelo d'inverno mi regala piacere,
senza il quale le bolle del male
crescerebbero troppo bene.
Spezza la testa
una tempesta di credenze,
senza le quali mi sentirei persa.
Poggiano i pensieri
sopra l'ammasso di problemi e paure,
senza il quale non riconoscerei me stessa.
A stento rammento quel forte dissenso,
quegli occhi rimproveranti
che, un tempo, erano insegnanti.
Un automa infelice,
ma socio-felice,
cerco pazienza sotto la testa,
paure velate,
programmate.
Una guida malata
per sentirmi amata,
esagerata.