Capitolo 1

43 5 4
                                    

Hertfordshire, 1813 

Claire sapeva che quella giornata non avrebbe portato nulla di buono.
Lo aveva sentito lì, nel peso sullo stomaco con il quale si era svegliata quella mattina.
E nell'amaro sapore del tè che aveva bevuto poco dopo.
E anche nell'orlo del suo abito preferito che si era scucito non appena lo aveva indossato.
Quella giornata era iniziata nel peggiore dei modi, ma mai avrebbe potuto immaginare che quello sarebbe stato solo l'inizio.
Si trovava nello studio di suo padre, erano da poco passate le tre del pomeriggio.
I timidi raggi del sole di metà marzo filtravano dalle grandi finestre, riscaldando l'ambiente e proiettando dei fasci di luce che finivano a qualche centimetro di distanza dai piedi di Claire.
L'uomo le stava parlando da più di venti minuti, mentre misurava a grandi passi la parte della stanza che c'era al di là della sua scrivania, con il capo basso e le mani giunte dietro la schiena, che ogni tanto si slegavano per aiutare a dare enfasi alle parole che Lord Welsbourgh stava cercando di proferire con non poca fatica.
La ragazza cercava di apparire interessata ma la sua mente era concentrata su ben altro: l'eroina del suo libro aveva appena ricevuto una lettera molto importante da un uomo che l'aveva chiesta in moglie e che lei aveva rifiutato per dei pregiudizi sul suo conto, pregiudizi che sicuramente sarebbero stati smentiti dalla missiva in questione. In fondo Mr. Dar... 

«Claire, mi stai ascoltando?»
La voce del conte interruppe i suoi pensieri e la riportò al presente.
«Certo, padre» rispose lei con un piccolo cenno del capo e un sorrisetto accennato sulle labbra. Lord Welsbourgh fece finta di crederle e, per accertarsi di avere finalmente catturato l'attenzione fugace della figlia, si schiarì platealmente la voce, affrettandosi a continuare: «Come stavo dicendo, mia cara, la famiglia è il dono più grande che ci sia stato dato. Un dono che porta con sé gioie e felicità, ma anche doveri, quelli che, ora che hai raggiunto l'età giusta, io ti chiedo di accettare».
 Claire non rispose, ma continuò a tenere lo sguardo fisso sul volto del padre, il quale arrivò subito al dunque.
«Desidero che tu prenda marito entro la fine della Stagione.»
Fu a quel punto che la ragazza rimase a bocca aperta per lo stupore.
«Padre, mi avevate promesso che non avrei avuto pressioni sull'argomento, che avrei potuto scegliere di maritarmi al momento per me opportuno, perché adesso cambiate idea?»
Lo sguardo afflitto della giovane gli impose l'obbligo di risponderle con sincerità e con un filo di amarezza nella voce.
«Cara, sai bene che non te lo chiederei se non fosse necessario, ma non posso farne a meno. Sei ormai alla tua terza Stagione e non hai fatto altro che rifiutare tutti i gentiluomini che hanno chiesto la tua mano.»
«Solo perché quelli non erano gli uomini adatti a me, lo sapete anche voi.»
«Sì, ma non ti nascondo che sto iniziando a preoccuparmi per te, per la tua sicurezza e quella delle tue sorelle minori. Io non vivrò per sempre e una cosa che mi darebbe pace sarebbe quella di saperti ben sistemata, con un uomo al tuo fianco che si possa prendere cura di te.»
«Mi state nascondendo qualcosa? State parlando così forse perché siete... malato?» chiese lei con voce tremante.
«No, no mia cara. Il mio medico continua a dirmi che ho una salute di ferro... anche se dovrei perdere qualche chilo di troppo» la rassicurò, battendosi una mano sull'addome mentre si accomodava sulla sua poltrona.
«E allora qual è il vero motivo dietro a questa vostra decisione?» gli chiese la figlia, stando dritta di fronte a lui, con le braccia lungo i fianchi.
«Te l'ho detto Claire, voglio assicurarmi che la mia famiglia sia in buone mani e al sicuro, tutto qui. Prima mi sono espresso male, anche se non si può mai sapere quale sarà il momento in cui il Padre eterno richiamerà ognuno di noi a sé. Volevo solo farti capire il mio desiderio di vederti sposata il prima possibile. Con le tue sorelle che non entreranno in società per ancora qualche anno e il duca di Longfield che-» troppo tardi il conte si accorse dell'errore appena commesso nel lasciarsi sfuggire subito quel nome.
«Ecco allora cosa c'era sotto: il duca di Longfield! Ne ero certa!» esclamò freneticamente la ragazza. Suo padre la guardò con un sopracciglio alzato.
«Claire... tu sai chi è il duca di Longfield?»
«Io... no,» rispose imbarazzata «ma sapevo che c'era qualcos'altro dietro questa storia. Non avete mai parlato apertamente di questi vostri timori con me e un motivo specifico per cui vi siete deciso a farlo ci doveva pur essere. Allora, ditemi: chi è questo duca di cui parlate?»
L'uomo si sistemò più comodo sulla sua poltrona e posandosi le mani in grembo disse: «Il duca di Longfield è una mia vecchia conoscenza, un uomo che abita nel Derbyshire e con cui tengo una regolare corrispondenza per discutere insieme di affari. Ho sempre trovato i suoi giudizi in materia molto arguti e intelligenti, quindi è piacevole scambiare qualche parere con lui. Fatto sta che un paio di giorni fa mi è giunta un'altra sua lettera, stavolta di carattere diverso. Sembra essere caduto in disgrazia, ha ereditato il titolo da suo fratello, recentemente deceduto, senza eredi e soprattutto con il brutto vizio del gioco. Il mio amico ha sperperato tutte le sue ricchezze per ripagare i debiti che il defunto duca aveva seminato per Londra e dintorni. Essendo a conoscenza dei miei affari e del nostro benestare, per risanare le sue finanze mi ha chiesto la tua mano».
«Ma, padre!» esclamò Claire stupita, dopo essere stata ferma e in silenzio per tutto il tempo in cui l'uomo aveva parlato.
 «Non intendo essere data in moglie a un anziano duca del Derbyshire solo per i suoi interessi economici!»
Lord Welsbourgh esplose in una fragorosa risata. Quando ebbe finito, mentre riprendeva fiato, si godette per qualche secondo l'espressione confusa e adirata della figlia, prima di rassicurarla. «Tranquilla, mia cara, non è lui che ti vuole prendere in moglie. La proposta è da parte di suo figlio, unico erede al suo titolo. Sposandovi, riceveresti la protezione che desidero tu abbia e lui avrebbe, con la tua ricca dote, abbastanza denaro per risanare le sue finanze... o meglio, le finanze di suo padre, che dopo la sua dipartita diventeranno sue, ovviamente.»
«Un matrimonio combinato...» sospirò Claire, mentre si accasciava su una sedia posta di fronte alla scrivania del padre.
«Lo so che non è quello che avevi sperato,» disse quest'ultimo «ma puoi ritenerti fortunata. Il mio amico è un uomo rispettabile, per quanto dal carattere un po' difficile, e sono sicuro che abbia cresciuto suo figlio come un vero gentiluomo. Sicuramente ti rispetterà, costruirà con te la famiglia che hai sempre desiderato e potrebbe anche renderti felice, col passare del tempo.» L'idea non aggradava del tutto nemmeno lui, ma sapeva che sarebbe stata la soluzione migliore per tutti.
La ragazza non disse nulla, rimase ancora un po' seduta a fissare un punto imprecisato della stanza mentre cercava di metabolizzare la cosa. Sposarsi. Con uno sconosciuto.
Per convenienza!
Sì, suo padre non aveva mentito poco prima: lei desiderava avere una famiglia, dei figli, un marito che l'amasse davvero. Il problema era uno solo, però: avrebbe avuto una famiglia e dei figli, ma non un marito che l'amasse come lei desiderava essere amata.
Non si sarebbe sposata per amore.
Si alzò di scatto, facendo sobbalzare anche l'uomo dalla sorpresa, prese un grande respiro e disse: «Va bene. Accetto».
 Il conte, non mascherando la sua sorpresa, fece per alzarsi per congratularsi con la giovane, ma lei lo fermò prima che potesse farlo.
«A una condizione: il matrimonio non avverrà prima della fine di luglio. Se entro quel momento non avrò trovato un marito che mi aggrada e che ritengo ideale per me, sposerò il figlio del duca» continuò in tono risoluto.«Se invece lo dovessi trovare, scioglierai l'accordo e mi permetterai di sposare chi voglio» concluse.
«Ma, Claire...»
«O accettate le mie condizioni o spero che il figlio del duca sia interessato a Caroline, anche se dovrà aspettare che faccia il suo debutto in società, cosa che non avverrà per quanto, altri... tre anni?»
 «Va bene, hai vinto tu. Accetto le tue condizioni» disse esasperato Lord Welsbourgh, che si era appena fatto abbindolare da sua figlia.
«La difficoltà sarà spiegar-» la ragazza corse ad abbracciarlo impedendogli di finire la frase, lo ringraziò, gli diede un bacio sulla guancia e prima di chiudersi la porta dietro le spalle mentre usciva dallo studio, si voltò e gli disse con un lieve sorriso: «State tranquillo, riuscirò a trovare il mio Mr. Darcy entro l'inizio dell'estate!»
Gli unici rumori che si sentirono dopo furono i suoi passi veloci che salivano le scale e il tamburellare delle dita del conte sulla scrivania mentre si chiedeva chi fosse questo "Mr. Darcy". 

Un matrimonio da evitareWhere stories live. Discover now