𝑮𝒊𝒐𝒓𝒏𝒊 𝒄𝒐𝒓𝒕𝒊

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Passarono cinque giorni e il 14 dicembre mi fermai non a giocarci, come facevamo sempre, ma lo guardai con occhi diversi. Realizzai una sola cosa...

Feci la solita routine: mi sveglio, mi vesto, faccio colazione, saluto i miei e vado a scuola con Frosty.

Ormai stare con lui divenne la normalità, ma se non ci fosse?

Durante quei cinque giorni, strinsi un'amicizia che non avevo mai avuto nelle mia vita. D'altronde lui era un elfo. I giorni che passai però erano corti e finivano non appena iniziavano. Probabilmente perché mi divertivo parecchio, ma non volevo lasciarlo andare.

Divenne stranamente importante per me.

«Avery, oggi che materie hai?» mi chiese sempre con la sua solita posizione: mani congiunte dietro la schiena, il petto un po' più in avanti e il viso che cercava il mio.
«Non vedi?» indicai la cartellina che portai alla mano «Arte immagine, inglese, italiano e...» cercai la materia mancante quando però mi accorsi che non avevo nient'altro «... e basta» aggiunsi.

«Allora ci divertiremo» saltellava, mentre il suo cappello verde scivolava dal suo capo fino a cadere a terra. Mi fermai e provai a raccoglierlo e... lo presi.
'Sono riuscita a prenderlo!' Pensai emozionata.

«Te lo regalo» mi disse guardandomi di sfuggita mentre continuava a saltellare. Me lo misi sopra la testa, proprio come faceva lui, e saltellammo insieme.

Sorridevo fissandolo. 'È un qualunque elfo. È un qualunque ragazzino del Polo Nord, eppure... '

Vidi in lontananza delle persone che chiudevano i cancelli, allora smisi di saltellare e avanzai il passo facendo una camminata veloce.
«Sbrigati! Stanno chiudendo!» bisbigliai all'elfo mentre prendeva il mio stesso passo.

Arrivammo alla svelta davanti i cancelli che però erano già stati chiusi. 'Dobbiamo ritornare indietro' pensai triste mentre mi voltavo, ma Frosty mi fermò.
«Aggrappati al cancello» mi incoraggia, ma io negai. Era troppo pericoloso e se qualcuno mi avesse visto?

Prese la mia mano è mi portò dietro la scuola. C'era un muretto abbastanza basso. Si riusciva perfettamente a scavalcare senza fatiche. Strinsi la sua mano e caddi a terra. 'Se provo a reagire è come se stessi lottando con l'aria. È tutto inutile.'

«Che succede?» chiese fermandosi girandosi verso di me mentre mi guardò con occhi curiosi.
«La mariniamo?» .

In pochi secondi il suo sorriso si ritagliò nel suo viso mentre mi fa un cenno con il capo di seguirlo. Come sempre.

Camminammo insieme ammirando il paesaggio spento: le foglie, che avevano ormai lasciato gli alberi spogli, correvano sulla strada come se stessere facendo a gara; le nuvole erano grigie e rovinavano l'atmosfera natalizia che si era creata grazie ai tanti decori rossi e bianchi.
Ci furono molte persone che mi guardarono storto, anche persone che si avvicinavano chiedendo il motivo della mia solitudine, ma non ero sola.

«Cosa diranno i tuoi a quello che hai fatto?» disse Frosty calciando una piccola pietra,
«Cosa dirà Babbo Natale?» gli risposi con prepotenza. Sapevo che avevo sbagliato, ma non volevo rientrare in classe ed essere presa di mira dalle maestre. 'Non credo di meritarmelo.'

«Che facciamo adesso?» mi domandò con la sua solita posizione «la ragazza che marinò la scuola» fece un ipotesi per poi mettersi a ridere non esageratamente.

𝒰𝓃 𝓂𝒶𝓰𝒾𝒸ℴ 𝒩𝒶𝓉𝒶𝓁ℯWhere stories live. Discover now