Fece un altro passo, e poi un altro ancora, voleva raggiungere Louid, voleva andare da lui e toccarlo per un'ultima volta.

Voleva dirgli che si pentiva per ciò che aveva fatto, voleva dirgli che non aveva mai smesso di amarlo, voleva chiedergli perdono per tutto ciò che gli aveva fatto patire.

Louid era tornato da lei, dopo tutti quegli anni. Aveva tentato di salvarla, aveva sacrificato la sua vita quando lei non aveva fatto nulla per meritarlo.

Voleva solo poter tornare indietro e rimediare ai suoi errori, voleva che lui fosse ancora vivo, voleva rivedere di nuovo i suoi occhi, voleva raggiungerlo per dirgli tutto ciò che provava, per dirgli che era la sua vita e che lei non poteva esistere senza di lui.

Inciampò e cadde, non doveva arrendersi, doveva andare da lui, doveva ringraziarlo per non aver mai perso la speranza, doveva ringraziarlo per tutto ciò che aveva fatto per lei. Doveva riabbracciarlo.

Proseguì a tentoni, gattonando lentamente verso l'uomo ormai freddo a terra, il braccio ancora proteso come in attesa della sua stretta.

Poi una delle sue mani affondò nel vuoto. La voragine sul pavimento. Un'altra barriera che li divideva, l'ennesimo ostacolo per il loro amore. Crollò senza forze tenendo il braccio proteso verso quello dell'uomo.

Forse avrebbe davvero dovuto farla finita molto tempo prima quando aveva perso la sua famiglia, avrebbe sofferto meno, avrebbe fatto meno danni e forse il mondo sarebbe stato diverso. Ma ormai era troppo tardi.

Lei e Louid non si sarebbero toccati mai più, non avrebbero potuto dire quanto si amassero.

Era morto e lei non poteva vivere senza di lui.

Non c'era più nemmeno un sorriso dentro al ciondolo che le aveva dato Zing, le erano stati portati via tutti, uno a uno. Le rimanevano solo le lacrime, lacrime per tutto ciò che aveva perso.

Era troppo per il suo cuore spezzato, troppa sofferenza per la sua anima stanca.

Era finalmente libera, ma lui non avrebbe mai potuto vederla, era morto pensando di aver fallito. Eppure l'aveva salvata, ma lei non poteva andare avanti senza di lui.

Il suo cuore cedette, non aveva più la forza di continuare a soffrire.

Era finita.

-

Aaris

Quel che si ritrovò davanti era stravolgente. Seppure in un primo momento fosse stata felice delle grida degli arconti, segno che erano stati liberati dalle loro maschere, ben presto si rese conto che c'era qualcosa che non andava. La loro sofferenza era ben superiore a quella che avevano provato lei e Kollh quando si erano tolti il rivestimento.

Aaris non ci aveva pensato, ma gli arconti dovevano aver vissuto sofferenze indicibili, tutte represse dall'esagonite, ma ora che si stavano risvegliando le stavano provando tutte insieme.

Osservò senza fiatare la morte di Zen. Si era trascinata con le sue ultime forze il più vicino possibile a Louid senza tuttavia riuscire a raggiungerlo a causa della voragine che spezzava in due la sala.

Gridava il suo nome, gridava parole incomprensibili, chiedeva perdono.

L'aveva liberata, ma era troppo tardi, ormai Louid era morto, non si sarebbero potuti dire tutto ciò che in cinquant'anni si erano tenuti dentro, non avrebbero potuto confortarsi a vicenda, non avrebbero potuto sorridersi di nuovo.

Ad Aaris si strinse il cuore nel vedere la sofferenza della vecchia, che con le sue ultime forze tendeva il braccio verso il suo amato senza poterlo tuttavia raggiungere. Le loro mani si cercavano come le loro anime avevano fatto per anni, eppure, anche ora che tutto era finito, non erano libere di raggiungersi, perché, come in tutta la loro vita, c'era un baratro a separarli.

MOÌRIAS-L'ombra della luce-Where stories live. Discover now