La mattina di Halloween

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È il 31 ottobre, finalmente è Halloween.
Non aspettavo altro,mi stavo organizzando da più di due settimane per vestirmi. Non sono mai riuscita a farlo da piccolina ma mi ha sempre affascinato il "travestirsi" da qualcuno.
Avevo già pronta la camicia,la fascia fucsia da mettere in testa,dei pantaloni viola per sostituire la gonna (dato che in autunno fa troppo freddo per metterla), un tamburello ed un paio di accessori come un orecchino a cerchio ed un bracciale dorato.
Bhe se avete intuito mi stavo travestendo da Esmeralda!
Proprio lei,l'eroina del "Gobbo di Notre Dame".
Mi piaceva molto il suo carattere e l'idea che combatte per ciò che è giusto,senza farsi intimidire. Sarebbe bello essere come lei.
Sarà passato un mese da quando avevo visto il film,ne sono uscita ossessionata. La storia,i personaggi,la musica...sono un capolavoro.
Allora ho pensato: è halloween,ho i vestiti pronti e sicuramente le mie amiche vorranno uscire per strada a fare dolcetto scherzetto; quindi... perché no?

E così feci,misi tutto nello zainetto e
andammo per strada. C'erano molti ragazzi ma soltanto alcuni erano travestiti compresa me e le mie amiche.
Insomma nemmeno qualche minuto che mi ero già immersa nel personaggio: cantavo,ballavo e suonavo il tamburello per le strade facendo sorridere i bambini ed i passanti.

Insomma nemmeno qualche minuto che mi ero già immersa nel personaggio: cantavo,ballavo e suonavo il tamburello per le strade facendo sorridere i bambini ed i passanti

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Parlavo alle persone con una sicurezza che non avevo mai trovato in me. Forse dentro mi sentivo "davvero" una zingara,mi sentivo libera.

Verso le 10:30 del mattino andammo a fare merenda. O almeno ci provammo... passò un altra mezz'ora per riuscire a prendere uno yogurt.
In mezzo alla folla mi fermò una zingara anziana,le sorrisi e le diedi il resto dei soldi che mi era rimasto.
Mi ringraziò,mi fece dei complimenti e mi disse una frase che forse a quel tempo non mi sembrava importante oppure non l'avevo ancora capita:
"Bellissima,ti accadrà qualcosa di straordinario".
Non sapevo che risponderle se non ringraziarla.

Tra le persone però c'era anche lui:
Andrea,il ragazzo che mi piaceva,seguito dalla fidanzata.
Una scintilla iniziata all' improvviso...non so nemmeno io come. Mi avevano colpito quei suoi lunghi capelli,o forse il suo sguardo,alcune volte perso nel vuoto, o forse quelle volte che decidevo di scriverlo o di parlarci e lui mi ascoltava. Non è una cosa scontata ascoltare... soprattutto se una persona sa anche dare buoni consigli. Ecco lui sapeva farlo. Era un treno che mi aveva colto alla sprovvista.
Ma torniamo a noi,gli feci ciao con la mano,era vestito da demone,ricambiò e continuammo a camminare. D'altronde non volevo di certo far fermare le mie amiche e nemmeno ricordare a me stessa il fatto che avesse un'altra.

Arrivammo davanti la chiesa,la chiesa del Rosario. Si trovava al centro del corso.
Non l'avevo mai guardata attentamente di giorno,sembrava avere un atmosfera tranquilla.
Mi soffermai sul mosaico a triangolo che era situato sopra il portone.
Era raffigurata Maria con suo figlio che davano la loro benedizione.
Le piastrelle gialle del mosaico brillavano ai raggi del sole,e davano un senso ipnotico a chi le guardava...quasi come per invitarti ad entrare.
Ci fermammo a bere alla fontanella posta accanto ad essa.
Pensai di fare delle foto per celebrare il momento, soprattutto perché ero Esmeralda,mi trovavo davanti ad una chiesa...come Notre Dame quindi perché no?
Diedi il telefono a Margherita,mi misi in posa,sorrisi e lei scattò le foto.

Non ebbi il tempo di muovermi però che qualcuno mi toccò la spalla.
Era un diacono,vestito con una tunica bianca,che portava al collo un Rosario. Era un po' in carne,aveva i capelli bianchi ed in testa uno zucchetto rosso.

Diacono: "Buongiorno signorine,oggi è proprio una bella giornata e deduco dai vostri costumi che state festeggiando Halloween".
Federica: "La ringrazio,e si,non fa nemmeno tanto freddo".
Diacono: "Qui in chiesa festeggiamo la vigilia della festa di tutti i santi, grazie anche all'aiuto del giudice".
Diacono: "Ci sono dei bigliettini,in essi potete scrivere quello per cui siete grate al signore e poi porli nel cestino sotto l'altare per fare una preghiera".
Margherita: "Signor Diacono ci dispiace,ma dobbiamo davvero scappare".
Diacono: "Oh perfavore...ci vorrà solo un attimo,il tempo di cinque minuti,da dedicare a lui".

*Ed indicò Gesù nel mosaico sopra la chiesa*.

Federica: "Dai ragazze,lo faccio io. Sicuramente sarà qualcosa di breve e mi dispiace non partecipare... soprattutto perché è la festa dei santi domani. Voi andate,vi raggiungo dopo".
Alessia: "Va bene ci vediamo più tardi".

Le ragazze proseguirono la passeggiata mentre io entrai seguita dal Diacono in chiesa.

Diacono: "Ti ringrazio signorina,non te ne pentirai...come ti chiami?"
Federica: "Mi chiamo Federica e non si preoccupi non disturba affatto".

Mi diede in mano una penna ed un pezzo di carta per scrivere i miei pensieri. Mi sedetti su una panca proprio sotto la statua della Madonna ed iniziai a pensare a qualcosa.

"O signore sono grata per ciò che possiedo,per il mio modo di pensare,per la mia compassione ed il mio cuore,per le persone che mi stanno accanto ma soprattutto per la mia vita, perché nonostante alcune volte non sia facile,non oserei cambiarla per nulla al mondo".

Ripiegai il foglietto,posai la penna e mi feci accompagnare dal Diacono all' altare.
Camminammo in mezzo ai candelabri,spenti perché giorno.
Girai il capo verso sinistra e notai una figura.
Era un uomo,alto magro,vestito con una lunga tunica nera. Aveva il volto scavato e mi osservava da lontano con uno sguardo riprovevole. Come se non fossi la benvenuta...era il giudice.
Un po' lo capisco,per come ero vestita non era troppo adeguato entrare in quel luogo sacro.
Continuai a guardare dritto,fino a quando dovetti mettermi in ginocchio per pregare. Misi il bigliettino nella cesta e il diacono mi accompagnò alla porta di uscita.

Diacono: "Sono contento che tu abbia partecipato,grazie e arrivederci".
Federica: "Non c'è problema,arrivederci a lei".

Misi la mano sulla porta quando ad un certo punto incominciò a girarmi la testa. Vedevo tutto sfocato,non riuscivo a distinguere più nulla. Sentivo l'odore della cera delle candele e dell' incenso che mi portava un maggiore senso di nausea.
All' improviso mi accasciai a terra e chiesi aiuto.
Sentii dei passi arrivare.
L'ultima cosa che ricordo sono le facce del giudice e del diacono che mi guardavano dall'alto,con un lieve sorriso sulla faccia quasi come se sapevano cosa stava succedendo... come se mi avessero teso una trappola.

Animae duae, animus unusWhere stories live. Discover now