Sempre per gli altri

45 5 0
                                    

Non ebbi grandi risultati. Non è facile riuscire a mangiare da un giorno all'altro, ma almeno ci provavo. Poi mi arrampicavo di nuovo per guardarmi allo specchio ed ero sempre la stessa: magra, pallida, pelle e ossa. Beh, se così mi vedevo io immaginatevi le mie nonne. Una in particolare mi faceva la ramanzina più di tutti, perché anche l'altra sin da piccola era sottopeso. La prima dal nome, Antonina, detta Nuccia in paese, era molto attenta al mio peso, perché voleva che tutte le sue nipotine fossero in carne. Io ero la prima delle 4 nipoti e la seconda era mia coetanea. Quest'ultima, di contro, era abbastanza piena: Stefania. Non era grassa, era paffuta come tutti i bambini di quel età, mentre a me si vedevano le ossa. Stefania ha una sorella più piccola di 5 anni e ricordo perfettamente la scena in cui mia nonna ci faceva pesare e mentre Stefania era sull'abbondante io pesavo come la mia cugina più piccola. Ricordo che io e Stefania andavamo nei bagni e ci scambiavamo i vestiti: a lei i miei venivano minuscoli e i suoi a me enormi. Tra questi ricordi sparsi ricordo che pensai qualcosa di estremamente maturo ma allo stesso tempo triste. Pensai che se i miei falsi sorrisi facevano stare bene gli altri allora anche il cibo che assumevo rendeva più felici le persone attorno a me. Ormai facevo tutto sempre e solo per gli altri. Sorridevo per gli altri. Mangiavo per gli altri. Stavo crescendo con gli ideali giusti sbagliando la pratica. Crescevo, già. Anche questo lo facevo per gli altri. Per crescere intendo mentalmente. Stavo sempre con quelli più grandi perché ero sempre troppo matura ed essere troppo maturi a 8 anni è tanto triste quanto contro natura. IO ero contro natura, perché stavo vivendo una vita per gli altri.

Non so più piangereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora