Dei ricordi sbiaditi

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Non so più piangere. È la pura e fottutissima verità. Il mondo delle lacrime non mi è mai piaciuto, ma in generale non mi è mai piaciuto mostrarmi debole agli occhi degli altri, nemmeno davanti ai miei genitori. Beh, soprattutto davanti ai miei genitori e adesso capirete il perché. Racconterò tutto dalle origini, anche se delle origini ho qualche ricordo sbiadito.
Ricordo una vicina di casa che venne a trovare mia madre quando avevo due anni. Io giocavo a terra con i pupazzi e questa donna si avvicinò a me con un sorriso caloroso e, accarezzandomi il viso, mi disse qualcosa del tipo "sei triste perché non c'è più il fratellino?": mia madre aveva abortito, ma non di sua volontà, il bambino era morto. Non risposi alla donna, allontanando il mio viso dalla sua mano magra e piena di calli. Con lo sguardo spento presi i miei peluche e li portai in camera mia e, guardando verso il basso, salutai la signora per poi tornare in stanza. Era ovvio che ci stessi male, ma in quel momento non avevo il coraggio o la forza di parlare perché sarei scoppiata a piangere, ma una volta chiusa la porta questo accadde lo stesso. In quel momento mi sentii terribilmente sola, allora aprii la porta andando ad abbracciare quella dolce sessantenne che mi accolse a braccia aperte. Improvvisamente smisi di piangere e iniziai a sorridere: mi sentivo molto meglio, mi sentivo a casa. Mia madre mi guardava stupita, perché non si immaginava che una bambina solare come me potesse arrivare a piangere e a fare gesti così istintivi. Mi accorsi, osservando i suoi occhi, che erano un misto di lacrime nascoste e paura, che in quel momento si sentì quasi inutile, perché non era a lei che avevo mostrato il mio dolore. Non volevo mostrarle ciò che sentivo perché ero consapevole che lei stesse soffrendo e avevo la consapevolezza che la mia sofferenza l'avrebbe portata a piangere di più e a sorridere di meno. Non volevo smettesse di sorridere: amo il sorriso di mia madre.

Non so più piangereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora