Fessi

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Manuel non ha mai pensato molto al suo futuro. O meglio, non ha mai pensato troppo al suo futuro dal punto di vista scolastico. Arrivare alla maturità gli è sempre sembrata una cosa lontana anni luce da lui e dalle sue capacità. Si è visto per tutta la vita come quello dell'ultimo banco destinato a non finire le superiori, destinato ad un lavoro umile, destinato ad una vita mediocre.
Tutto questo prima dell'arrivo di Dante Balestra e suo figlio Simone.
È da quando ci sono loro nelle sue giornate che ha iniziato a vedere altre possibilità davanti a lui, altre strade percorribili.
Dante è in grado di abbattere ogni muro, fa abbassare ogni difesa, mentre Simone... beh a Simone è impossibile non legarsi.
Simone è leale, presente ed ha la straordinaria capacità di prendere a cuore anche le persone che meno lo meriterebbero.
Per questo Manuel proprio non riesce a guardarlo mentre si sta distruggendo la vita, il futuro.
Gli ha detto mille volte di confessare la verità, ha cercato di convincerlo a raccontare come realmente sono andate le cose, ma lui è stato irremovibile.
Ed ora è lì, nella camera che condividono da qualche settimana a Villa Balestra, che lo aspetta impaziente di sapere com'è andato il colloquio con la preside.
Hanno convocato Simone per quel pomeriggio e, quando è arrivata la notizia, Dante ha mantenuto per tutto il tempo la stessa espressione ferita e delusa. Manuel ha dovuto mordersi la lingua per impedirsi di dire la verità. Simone si è addossato tutte le colpe, ha tolto dai guai quella specie di avanzo di galera che, se Manuel non avesse promesso a sua madre di tenersi fuori dai casini, avrebbe già preso volentieri a pugni. Non è un santo però, potrebbe ancora succedere.

Controlla l'ora almeno venti volte, percorre il perimetro della stanza avanti ed indietro. Non riesce nemmeno a stare seduto tant'è nervoso.
Non possono mandarlo in galera, vero?
Magari lo sospenderanno da scuola e basta, magari qualche lavoro socialmente utile, magari una tirata d'orecchie.
Non è nemmeno pensabile che succeda qualcosa di peggiore.

Quando sente provenire dal piano di sotto le voci degli altri abitanti della casa, è tentato di scendere e raggiungerli perché la curiosità e l'ansia lo stanno uccidendo, ma non fa in tempo a muovere un passo che un Simone con la faccia più scura che si sia mai vista entra in camera e si lascia cadere sul letto.

«Ne vuoi parlare?»
«No.»
«È andata così male?»
«Non voglio parlarne.»
«Beh, io sono qui se vuoi.»
«Mi lasci solo?»
«Sì, ok. Scusa.»

Manuel può comprendere lo stato d'animo di Simone, ma il non sapere lo sta facendo impazzire. Non sa cosa fare, non sa come aiutarlo. O meglio, un modo lo conosce, potrebbe dire la verità. Ma dicendo la verità, raccontando tutto, tradirebbe la sua fiducia e finirebbe per farsi odiare.
Gliene ha perdonate tante in passato, ma questa sarebbe forse la peggiore.

Si siede tutto solo sotto al portico ed osserva il cielo scurirsi piano piano. Scende lentamente la sera e la casa sembra avvolta da un silenzio quasi irreale. Sono tutti scossi da ciò che è successo e Dante si è chiuso in camera sua.
Nessuno parla, nessuno litiga.

Manuel osserva l'erba mossa da un leggero venticello e si sente impotente. Vorrebbe andare in carcere e spezzare le gambe a quello stronzo, questo sì, ma la sua parte più razionale - che nemmeno pensava di avere - gli sta suggerendo che non farebbe altro che peggiorare la situazione.
Ad un certo punto, in quei giorni di incertezza, ha anche pensato di fare affidamento sulla lealtà ed onestà di Mimmo, ha sperato che fosse abbastanza uomo da ammettere le sue colpe, ma questa ammissione non è mai arrivata.

«Amore... che fai qui da solo?»
«Guardo il cielo.»
«Bel casino eh?»
«Già...»
«Dante non vuole parlarne.»
«Nemmeno Simone.»
«È comprensibile.»
«Sì, ma io non so che fare. Ma' che possiamo fare?»
«Eh... che possiamo fare? Provare ad essere qui per loro come loro ci sono stati per noi.»
«È abbastanza?»
«Non è che abbiamo il potere di cambiare le cose, purtroppo.»
«Se invece lo avessimo?»
«Cosa non mi hai detto, Manuel?»
«Niente, niente. Lascia stare, pensieri stupidi.»
«Ma alla fine perché sei qui? T'ha cacciato dalla stanza?»
«Voleva stare un po' da solo, tra poco però salgo.»
«Non lo lasciare da solo, dammi retta.»
«Tu neppure.»
«Buonanotte.»
«'Notte.»

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