Capitolo 220: Lunedì, 30 luglio 2012

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"Sì, ma..." inizio a dire indicando la carrozzella, ma lei mi interrompe subito.

"Niente ma. Oggi si va con questa."

"Eddai Ester!"

"No. La Lisandri è stata categorica".

Fantastico.

Cuffia in testa in piena estate e carrozzella.

Adesso sì che mi sento davvero malato.

Sbuffo e mi siedo di malavoglia, senza dire niente. Lei si china verso di me e mi accarezza il viso.

"E poi scusa..., se svieni ancora..., io mica ce la faccio a tirarti su, eh?!" esclama sorridendomi.

Mi sforzo di farle un sorriso o almeno una parvenza. Lei è sempre così gentile con me, e non si merita i miei malumori, però sto proprio a pezzi.

Nemmeno l'idea che forse rivedrò la Bella Radiologa mi tira su.

Non mi piace per niente stare sulla carrozzella.

Mi mette a disagio.

E mi mette a disagio anche andare in giro per l'ospedale con la cuffia mentre fuori splende il sole e fa caldo.

È come dire al mondo che sono malato.

Mi sento tutti gli sguardi addosso.

Ok, forse sono paranoico, però davvero mi sembra che tutti mi guardino, come se sapessero che ho il cancro e che sotto la cuffia sono completamente pelato, che non ho più i miei capelli.

Non ho più i miei capelli.

Non ho più i miei capelli.

No no no, non ci devo pensare adesso, se no ricomincio a piangere, ma questa cosa è troppo difficile da accettare per me.

E non me ne fotte un cazzo se gli altri mi dicono che ricresceranno e che tanto sono bello lo stesso. Io voglio essere bello ma con i miei capelli, e gli altri non possono capire come mi sento. Solo io lo so, e nessuno mi può capire.

Nessuno.

Perché se non lo vivi in prima persona non lo sai.

È così e basta.

Punto.

Ester mi lascia in Radiologia, affidandomi a Benedetta che mi accompagna allo spogliatoio; è lo stesso della prima tac, quella alla gamba, e appeso all'attaccapanni c'è il solito squallido camice che detesto.

La prima volta che ho messo piede qua dentro ero in ansia da morire; non sapevo bene cosa mi aspettava e non sapevo nemmeno con certezza cosa avesse la mia gamba, anche se tutti gli indizi erano più che chiari.

Stavolta invece so benissimo cosa mi aspetta, e soprattutto so benissimo cos'ha la mia gamba, e la rabbia prevale di gran lunga sull'ansia.

Tantissima rabbia.

Sono incazzato nero.

Anche se, certo, c'ho anche un po' d'ansia al pensiero di cosa potrebbero trovare nei miei polmoni.

"Posso tenere il cappello?" chiedo a Benedetta quando esco dallo spogliatoio.

"Se non ha parti metalliche sì."

"No, non ne ha."

"Allora va bene. Dai, andiamo".

Niente Bella Radiologa: devo accontentarmi del dottor Mazzotta, e diciamo che non è proprio la stessa cosa.

Durante la tac riesco a starmene abbastanza tranquillo e fermo. Non mi rimproverano nemmeno una volta. Ripenso a Nicola, a quello che mi ha detto l'altro giorno sull'approfittare di questo tempo morto per entrare in contatto con il mio io interiore.

Leo (Io non ho finito)Where stories live. Discover now