Raggiunge la stalla, trema per lo spavento, è costretta ad appoggiarsi al muro.

- Anselmo, Tonino! Rosa è... mor... no, no, è svenuta. Bisogna andare a prendere acqua per riempire il mastello. Fate presto! Fate presto...

La donna alza le braccia al cielo, come a implorare aiuto. Crolla a terra sulle ginocchia. Si copre il volto con la traversa.

Le parole escono a stento, mentre le lacrime ora scendono copiose.

- Perché - chiede - perché è successo?

- No, non può essere vero. Rosa, la mia Rosa...

La voce è appena un sussurro.

- Andate a chiamare il prete. Ditegli di venire con l'olio santo...

l volto di Anselmo scolora. Si precipita fuori nel cortile, avvolto dalla luce perlacea di un sole sbiadito.

- Antonio! - urla - prendi i secchi per l'acqua, porta il mastello in cucina. Io vado alla fontana. Sbrigati, cosa fai lì impalato!

Antonio non corre. Non perde lucidità. Sul volto una specie di smorfia e un sorriso strano.

- Papà, stai calmo! Non serve a niente agitarsi. Vado io a prendere l'acqua, poi corro a chiamare don Piero, tu porta la tinozza in cucina.

Si avvicina a Teresina, aiuta la povera donna ad alzarsi.

- Tu vai in cucina. A Rosa ci pensiamo noi.

Poi, con una calma disarmante, torna da suo padre. Gli poggia una mano sulla spalla. Si guardano e, in quel momento, un'immagine affiora nella sua mente. È un'immagine nitida, come fosse stata impressa nella memoria indelebilmente. Avverte un dolore acuto al cuore. È un dolore che aveva dimenticato, ma che ora torna a farsi sentire con tutta la sua forza.

Rivede quel bambino immerso nel buio che avvolge una casa a lui sconosciuta, che lo ha visto nascere. È seduto sul suolo arido, sassoso di una terra così diversa da Port Arthur. È stanco, il lungo viaggio in nave gli ha tolto le forze. Antonio ricorda la tenerezza provata quando aveva nascosto nella tasca dei pantaloncini alcuni sassolini raccolti da terra. Erano un regalo per sua madre, un gesto d'amore per dimostrarle quanto l'amava.

All'improvviso, come se il tempo non fosse mai trascorso, ecco il volto pallido della donna che lo ha partorito.

Antonio è sopraffatto dalla paura e dalla tristezza. Non riesce a credere che sua sorella possa morire. È l'unica cosa che gli è rimasta di sua madre, l'unica persona che lo ama veramente. Scoppia in un pianto liberatorio. Anselmo è sorpreso, ma anche felice. Finalmente, suo figlio ha trovato il coraggio di esprimere le sue emozioni.

Se lo strige forte al petto.

- Piangi, Antonio. Non vergognarti. Tua madre sarebbe orgogliosa di te.

Entrambi capiscono che, in quel momento, sono uniti dal dolore e dall'amore verso una persona che mai potranno dimenticare.

Antonio si porta i palmi al volto, si asciuga le lacrime. Piangerà ancora, oh sì, piangerà, ma dovranno passare molti anni per sentire i suoi occhi ancora inondati di lacrime.

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Il medico scosta il lenzuolo fino alla pediera del letto. Rosa giace tra sudore e urina, l'odore acre riempie la stanza. Immediatamente si accorge del piede fasciato, della gamba tumida. Con un gesto deciso rimuove la pezza putrescente, e capisce. Il piede è gonfio e violaceo.

Tetano da infezione batterica, - mormora - ecco cosa ti ha portata quasi alla morte.

Rosa si è procurata la ferita che ha causato l'infezione correndo a piedi nudi in cortile. È un taglio profondo, sulla pianta del piede. Il medico sa che deve intervenire subito per evitare che l'infezione si diffonda. Trova una brocca con dell'acqua sul comodino e un asciugamano di lino sopra il comò. Immerge un lembo nell'acqua e lo passa sulla fronte di Rosa, poi sulle tempie, e infine sulle labbra screpolate. Pulisce la pianta del piede, ma non basta. Prende dalla borsa la bottiglietta dell'acqua ossigenata, mette alcune gocce sul taglio marcescente.

Rosa piagnucola ma sembra riprendersi. Lentamente apre gli occhi, li pianta in quelli scuri del medico.

Lui le sorride.

- Appena in tempo, piccola. Hai rischiato la cancrena. La tua mamma dovrà aspettare qualche anno per rivederti. Adesso devo fare ancora una cosa, poi sarà tutto finito...

Il dottor Visentin cerca nella borsa la tintura di iodio, ne versa alcune gocce su un lembo asciutto dell'asciugamano, lo passa delicatamente sulla pelle intorno alla ferita, infine fascia con una garza pulita il piede. Riprende lo stetoscopio e ausculta nuovamente il battito cardiaco. Emette un lungo sospiro di sollievo, la frequenza cardiaca è tornata nei parametri. La fronte è più fresca, il colorito è normale.

La bambina sposta lo sguardo chiaro oltre i vetri della finestra. Un sorriso le illumina il volto.
La sua mamma è lì, sospesa nell'azzurro, ha il viso radioso, la sua Rosa, ancora una volta, è salva.

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* traversa = grembiule da cucina

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