CAPITOLO 4 - RIVELAZIONI

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«Tutto quello che ho fatto nel corso degli anni l'ho fatto per proteggerti» disse con la voce che le tremava. Iris si irrigidì, a tal punto da smettere di respirare. «Partirò dal principio, dal tuo vero nome. Naya».

Naya. Naya. Naya.

Quel nome iniziò a vorticarle in testa, causandole un leggero malessere e lasciandole addosso una spiacevolissima sensazione. Un ricordo rimosso riaffiorò all'improvviso in superficie, per poi scomparire con altrettanta rapidità nel profondo della sua mente. Nonostante gli sforzi di concentrazione Iris non riuscì ad aggrapparvisi. Avrebbe dovuto immergersi in quel ricordo e afferrarlo, ma era già svanito. Era impietrita, qualcosa di surreale si stava abbattendo su di lei.

Ti troverò in capo al mondo, non dimenticarti chi sei, non dimenticarti di me.

Quella frase le rimbombò nella testa causandole un senso di angoscia, ma era impossibile darvi un sensò.

«Ti ricordi la fiaba della Principessa Perduta che ti raccontavo da piccina?» domandò, increspando le labbra. La nipote annuì. «Non è una storia di fantasia, quella è la tua storia».

La Principessa Perduta.

Ricordava bene quella favola, era stata la sua preferita per anni e aveva lasciato un profondo segno nel suo cuore. Tanti ricordi affiorarono alla sua mente, le pareva quasi di sentire di nuovo la voce pacata della zia che ogni sera, sedendo ai piedi del suo letto, le narrava le avventure straordinarie della giovane Principessa del Regno di Luce, una terra incantata, benedetta dal sole e popolata da creature magiche.

La bambina ascoltava quella storia con occhi sbarrati e la coperta tirata fin sul naso, quando arrivava il momento del rocambolesco attacco del castello e il crudele Sovrano del Regno di Tenebra, un territorio dove non sorgeva mai il sole, faceva la sua apparizione nella sala del Trono. L'uomo, dall'incarnato pallido e gli occhi di pece, ritenuto indegno della mano della figlia maggiore della famiglia reale, aveva preso questo rigetto come pretesto per l'assalto che gli permise di prendere il potere. Quel racconto fantastico si concludeva con la fuga della bambina in un bosco magico, dove la Principessa visse felice circondata dalla natura, che decise di proteggerla con affetto e devozione, creando con lei un legame indissolubile.

Iris era sempre stata consapevole dell'esistenza del sovrannaturale. Aveva vissuto con una zia alquanto stravagante, esperta di cristalli, erbe e strani intrugli, che fin da piccolina le aveva mostrato con esercizi pratici come l'essere umano, mosso da intenzioni positive, fosse in grado di entrare in comunione con la natura che lo circondava, incanalandone i poteri e usufruendone per scopi curativi. La sua infanzia vagabonda era stata un susseguirsi di tradizioni misteriose, incantesimi sussurrati al vento e suggestivi rituali, durante i quali la stessa ragazzina si era scoperta capace di cose inspiegabili. Aveva un dono speciale e lo usava con saggezza, senza pretendere nulla in cambio e senza mai farsi notare.

Era sempre stata affascinata da quella storia, forse per qualche tempo come ogni bambina aveva persino creduto all'esistenza di quel mondo, ma non si era mai fatta domande sulla sorte della famiglia della Principessa Perduta. Nella sua ingenuità si era sempre concentrata sul lieto fine e non aveva mai pensato che l'attacco al castello potesse essere sinonimo di morte e distruzione. I Reali erano stati sterminati, i suoi genitori, i suoi fratelli e sorelle. Era tutto vero.

Quel racconto andava però ben oltre la sua immaginazione. Era abituata all'irrazionale, ma quello era troppo. La Principessa Perduta era proprio lei e quella era la sua storia.

«La notte del massacro siamo fuggite lontane e abbiamo abbandonato il nostro mondo con l'aiuto degli Anziani del mio villaggio. Ultimamente girano voci nel Regno di Luce e non solo, che stanno suscitando nel popolo un sentimento di speranza e un desiderio di liberazione. Si vocifera che la Principessa Perduta sia stata individuata. Il Tiranno ha personalmente controllato la fossa dei membri della famiglia reale, scoprendo l'inganno».

La fossa. L'inganno. La fossa. L'inganno.

«Ti sta cercando Iris, per terminare ciò che ha iniziato tanto tempo fa e scoraggiare qualunque tua pretesa al trono. Il nostro mondo è sull'orlo della guerra civile e quegli uomini sono qui per proteggerti».terminò poggiando una mano sulla sua. «Si prenderanno cura di noi».

Nella stanza calò il gelo.

«Chi sei tu?» chiese Iris stranita, rifiutando quel contatto.

Quelle furono le uniche parole che uscirono meccanicamente dalla sua bocca. Era rimasta pressoché insensibile a tutto il racconto, l'unica cosa che l'aveva colpita era la menzogna.

«Mi chiamavo Euniria» rispose quella. Iris fissava il suo volto senza dire nulla. Cercava su comprendere ed elaborare, ma era troppo. «Lo so che hai tante domande, questo è il mio diario dell'epoca. Me l'ha regalato tua madre. Quando sarai pronta troverai una parte della nostra storia qui dentro» disse porgendole il quaderno.

Iris scrollò il capo. La donna poggiò il diario sul letto, poi si allontanò augurandole la buonanotte con un filo di voce.

Ringrazia per il dono della luce.

Non riusciva a crederci, zia Emma aveva veramente detto quella frase in un momento del genere o l'aveva solo immaginato?

La donna chiuse la porta alle sue spalle senza voltarsi indietro. La ragazza si domandò come avesse potuto lasciarla in quel modo dopo quelle rivelazioni, ma forse era ciò di cui aveva bisogno, per mettere in ordine i pensieri ed elaborare tutto ciò che era successo.

Fissò per una manciata di secondi il diario accanto a lei, non l'avrebbe letto. Tutto ciò che veniva da quella donna era un cumulo di bugie, persino il suo nome.

Non dimenticarti chi sei.

Con un gesto istintivo lo afferrò e lo lanciò contro il muro con tutte le sue forze. Scoppiò in lacrime al momento dell'impatto.

C'erano stati dei momenti durante la narrazione di colei che fino ad allora aveva chiamato zia in cui avrebbe voluto urlare per sfogare la sua rabbia crescente, ma non era riuscita a fare altro che fissare il vuoto davanti a sé, così ora il suo turbamento interiore si manifestava in quel gesto improvviso e in un pianto a dirotto che le mozzava il fiato e che inutilmente cercava di placare schiacciando il viso nel cuscino.

Sarebbe stata dura affrontare il nuovo giorno.

The night drowns in dawnWhere stories live. Discover now