quando mi vide sorrise maliziosamente.
indossava un paio di shorts e una camicia da notte. Che avessero dormito insieme?
pronta a tornare di sotto camminai verso la fine del corridoio, ma Sophie mi bloccò, posizionandosi davanti a me.

-Dove vai, rossa?-
lo chiese quasi con tono derisorio, come se qualcosa in me la facesse ridere.

-Di sotto. qualche problema? o mi stai per chiedere se questa notte la puoi passare in camera mia?- la attaccai, andando subito al sodo.
-o magari la vorrai passare nella camera del mio amico..insomma, chi lo sa?-

lei si avvicinò a me sorridendo, per niente colpita dalla mia accusa. quasi mi schiacciò al muro per quanto si avvicinò, ma rimasi con gli occhi incollati ai suoi, a testa alta, per non farmi intimidire.

-lo dici quasi come se non me lo avesse chiesto lui- sibilò al mio orecchio, io sbarrai gli occhi.

-cosa...?-
mi fermai perché dalla porta a fianco uscì Blake, mezzo nudo, che ci guardò confuso.

in quel preciso istante, riuscii a vedere il volto di Sophie cambiare totalmente. dall'espressione accattivante e maliziosa che aveva mentre parlava con me, passò a un viso allegro e da brava ragazza.

prima di andarmene, capii solo una cosa:
stava recitando una parte, e lo stava facendo benissimo.

presente

-...mi sentivo obbligato a ricambiare quei sentimenti, mi aveva salvato la vita, ero in debito con lei.-

lo guardai e in un momento collegai tutto. o almeno, quasi tutto.
-e dopo... dopo cos'è successo?-

-Dopo restammo insieme per mesi. io non avevo mai provato niente per lei,e quando lo capì...litigammo pesantemente.-

mi alzai e cominciai a passeggiare lungo la riva del fiume. lui mi seguii, e per lunghissimi minuti rimanemmo in silenzio.

guardai i girini che si aggiravano nell'acqua cristallina, alcuni pesci dalle squame argentate dal rispecchio del sole. la dolce melodia delle cicale mi rasserenò, mettendo in ordine tutti i miei pensieri.

-ed è per questo che non capisco il motivo per cui lei è qua.-
sussurrò Blake dietro di me.
mi voltai.

-devo chiederti una cosa- ammise poi,
facendo un passo verso di me.
-Dobbiamo continuare a mostrarci come se ci odiassimo.-

sollevai gli angoli delle labbra e scoppiai in una risatina.
-sarà facile, visto che è proprio quello che provo per te- gli ricordai, ma lui non rise.

sospirò.
-se non hai niente da chiedere, io posso andare-
disse, poi si girò e camminò verso casa. non lo seguii, ma rimasi lì ammaliata dalla tranquillità regnante di quello stagno.

ci rimasi per qualche ora, forse tutto
il pomeriggio finche non arrivò il tramonto.
mi stesi sull'erba leggermente umida a contemplare le stelle che apparivano come piccoli puntini nel cielo, che si faceva sempre più scuro.

per tutto quel tempo ricordai i tempi in cui io e Blake eravamo solamente amici, ancora prima che cominciassimo ad andare oltre.
erano tutti splendidi: di quel periodo non ho ricordi brutti.

eravamo soltanto io e lui; uscivamo, ci sostenevamo a vicenda, io piangevo tra le sue braccia per l'assenza dei miei genitori e subito dopo lui mi faceva ridere con qualche battuta a doppio senso.
il nostro rapporto rasentava la perfezione, tutto ciò che potevo desiderare.

poi, quando la nostra attrazione fisica scoppiò del tutto, lentamente e senza che ce ne accorgessimo ci facemmo prendere sempre di più dai sentimenti.
mi mancavano quei momenti veramente felici e spensierati insieme a Blake.
e io sapevo che anche a lui mancavano.

ormai a cielo nero, a strapparmi via dal mondo dei ricordi fu il suono del fruscio dell'erba calpestata. mi sollevai sui gomiti e voltai la testa.

-Ehi- mi salutò Conan sorridendo, poi si sedette accanto a me. mi guardò e io analizzai le sue iridi scure, così scure che la luna riusciva a riflettersi all'interno.
-Come va?- mi chiese.

-tutto bene,solo un po' in ansia. tu?-

-sto bene, tranquilla... mi chiedevo solo se ti va di uscire-

mi alzai con un sospiro, lui fece lo stesso, poi ci guardammo.
-Dove?- chiesi, mentre cominciavo a camminare verso casa.
lui sorrise e si mise di fianco a me.
-Oggi a pranzo hanno detto che qui vicino c'è una piccola città, potremmo fare un giro li.-

annuii e alcuni minuti dopo eravamo a casa nella mia stanza. mentre io mi preparavo lui cercava su internet qualche club in cui potessimo andare, e alla fine avevamo scelto un tranquillissimo bar.

-io non so che mettermi- sbuffai, entrando nella cabina armadio. Avrei potuto ragionarci per giorni ma la scelta era troppo ampia, per una come me abituata a farsi bastare due felpe e due vestiti.

Conan mi seguì e cominciò a guardarsi in giro spaesato, poi si avvicinò ad un completo lungo e nero.

-che ne dici di questo?-

-Sembra che devo andare ad un funerale-
ammisi facendolo scoppiare a ridere, mentre optavo per dei pantaloni a palazzo ed un maglioncino corto.

-Sicura di voler venire così?- mi chiese squadrando i due capi. aveva indossato dei jeans e una camicia nera.

-Tanto non dobbiamo andare in discoteca, no? se metto un vestito rischio di andare in ipotermia.-

sorrise, poi si girò senza che glielo avessi chiesto per permettermi di vestirmi.
indossammo poi i cappotti e uscimmo di casa prendendo la sua macchina.

il tragitto per la città era buio e pieno di tornanti, i fari del mezzo erano l'unica fonte di luce, che rischiaravano anche la leggera umidità in cui viaggiavamo.

la voce robotica di Google maps parlò aggiornandoci che mancavano pochi minuti a destinazione.

-Siamo quasi arrivati.-  ripetè Conan guardandomi, poi ritornò con gli occhi davanti a sè, la strada ormai illuminata dalle prime insegne luminose del paese.

tuttavia non lo stavo ascoltando. stavo ragionando persa tra i miei pensieri e lo sguardo fuori dal finestrino, la mia mente stava nuovamente proiettando quella giornata.

"Il nostro piano sta funzionando alla perfezione"

pensai che poteva essere stata solamente una voce fastidiosa nella mia testa, o probabilmente me lo ero soltanto immaginato.

osservavo le strade sempre più illuminate sfumarsi alla velocità calante della macchina, finché questa non si fermò. rimasi seduta, non mi muovevo.

-Sherly? vuoi scendere?-

voltai lentamente la testa verso di lui, aveva un'espressione quasi preoccupata.
sbattei le palpebre e ritornai alla realtà.

-si...si, scusa- dissi, prima di aprire lo sportello e uscire.

quando alzai la testa, però rimasi bloccata.
poco lontane da me, dall'altro lato del marciapiede, due figure dai lineamenti a me familiari barcollavano, camminando a fatica, trascinandosi a vicenda.

cominciai a correre verso di loro mentre dei brividi assalivano brutalmente il mio corpo.

𝐭𝐮𝐭𝐭𝐚 𝐜𝐨𝐥𝐩𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐬𝐞𝐬𝐬𝐨Where stories live. Discover now