Capitolo 1

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-per oggi la lezione è finita, potete andare-

sii, cazzo!

questa frase segnò letteralmente la fine di una tortura chiamata "matematica".
ovviamente perché
"comunissimo motivo di disperazione e depressione giovanile"
era troppo lungo.

il corridoio scolastico vuoto era la fotocopia di una prigione e mi fece venire un angoscia indescrivibile.
corsi verso il mio armadietto per prendere i libri della lezione dopo e per fortuna in pochi minuti si era già riempito.

mah, quasi quasi lo preferivo vuoto.

non so chi era peggio tra il gruppo dei ragazzi arrapati oppure le pick me che cambiavano atteggiamento ogni volta che incontrano un genere dotato di cazzo nel raggio di venti metri.

penso che la mia cerchia di amici era la più normale di questa scuola e ne sono stata assolutamente grata di questo.

sussultai quando due mani secche mi presero per le spalle e mi misero al muro prima che io potessi accorgermene.

non ci fu bisogno di guardare in faccia il mio assalitore, perchè quella voce da rinoceronte strozzato la potei riconoscere tra mille

-Dov'è oggi il tuo amichetto stronzo?
ah già, sarà andato a scoparsi qualcun'altra.-
un coro di risate maschili si fecero avanti dalle spalle del bulletto della scuola, e grugnii quando non riuscii a liberarmi della sua presa.

io sono sempre stata la sua preda preferita perché non era mai stato in grado di conquistarmi.
e dal giorno in cui gli ho dato palo mi aveva sempre chiamata poco di buono.

quello stronzo ed il suo pollaio rompevano i coglioni pure durante i primi giorni di scuola, e mi chiesi con che energia lo facessero.
sbuffai.

patetici.

-Basta. Jackson non so se lo sai, ma questa è una scuola non una fattoria, porta il culo del tuo pollaio lontano da me.- sibilai guardandolo in cagnesco.

non feci in tempo a finire la frase che lui, aiutato dai suoi amici, mi fece nuovamente colpire di le spalle al muro, con più forza di prima.

-Te la stai cercando, per caso? lo sai che lui non vuole che mi tocchi.- aggiunsi, sperando che capisse di chi parlavo.

era già successo troppe volte, e non ci tenevo a scatenare di nuovo una rissa, a causa mia.

-Che c'è, per caso non ti sai difendere da sola da un "pollaio"?- ribatté, ridacchiando fastidiosamente.

stavo per rispondere alla sua battuta, perchè insomma, il mio nome è Sherly Adams.
possiamo dire che stare zitta non fa proprio per me.
no, non potevo zittirmi per una volta, dovevo andare a cercarmeli, i guai.

comunque, non feci in tempo ad aprire bocca che Jackson venne bruscamente respinto verso il pavimento.
Voltai le testa seguendo la sua caduta, e ammetto che dovetti trattenermi per non ridere.

socchiusi le labbra in una smorfia sorpresa, quando, come un miraggio, Blake mi apparse davanti alla vista.

Ebbi una scarica di brividi lungo la spina dorsale, come ogni volta che i miei occhi incontravano le sue iridi stellate.
tuttavia non si soffermò tanto su di me, perché si girò verso il povero ragazzo che, per terra, si tastava la nuca dolente.

-Quante volte te lo devo dire di lasciarla stare, mh?- sibilò, piegando la schiena per arrivargli davanti al viso.
Il suo portamento era fiero come quello di un leone, e ne ero orgogliosa.

-Immagino che soltanto due minuti prima stavi scopando. Immagino bene?
secondo me sei arrivato pure a farti le professoresse- Lo attaccò Jackson, facendo lo sbaglio più enorme che avrebbe mai potuto commettere.

cercai di afferrare Blake per le spalle, per trattenere almeno un po' la sua evidente ira, ma i nostri trenta centimetri di differenza non mi aiutarono.
con uno scatto che creò uno spostamento d'aria, lui si buttò a cavalcioni sul bulletto e lo prese per il colletto della divisa. ringhiandogli davanti.

-L'unica cosa che puoi immaginare bene è il modo in cui ti taglio il cazzo se ti vedo di nuovo vicino a Sherly-
gli sussurrò con un'espressione tutt'altro che amichevole.

Lui si rialzò in tutta la sua possanza e mi prese per un polso, poi si voltò di nuovo verso il ragazzo per terra

-Com'è che si dice? Uomo avvisato mezzo salvato, giusto?-
ridacchiò aggressivo prima di portarmi via.


-devo dire che l'entrata di scena mi è piaciuta, Blake. Ma quante volte te lo devo dire che non devi proteggermi?
le gente potrebbe farsi strane idee-
gli ricordai prendendogli di mano la sua sigaretta.

-lasciali pensare quel cazzo che vogliono. A me basta che non ti tocchino-

rimasi in silenzio, perché sapevo che se gli avessi risposto, probabilmente avremmo iniziamo a litigare. Come sempre.

io e lui eravamo troppo simili, al di fuori dal letto.

Blake era il classico ragazzo per cui metà scuola ha una cotta sopra.
Le ragazze vogliono uscire con lui, mentre i ragazzi voglio essere lui.

il suo carattere possessivo e protettivo verso chi vuole bene è solo una piccola parte del motivo per cui tutti lo volevano accanto.

la sua chioma era scura, corvina.
era impossibile trovare un confine ai suoi capelli.
gli ricadevano sempre sulla fronte in modo spettinato, andando a coprire le sopracciglia folte e sempre imbronciate.

gli occhi erano ghiacciati.
le sue iridi erano una ghiacciaia perenne, di quelle che non si sciolgono mai.
il suo sguardo era sempre freddo e inespressivo, sorrideva raramente ma il suo sorriso era uno dei più belli che io abbia mai visto.

non avrei dovuto andare troppo nei particolari, lo so bene.
ma anche anche a letto era...
beh, ecco, proprio come ci si poteva aspettare.
il suo era corpo scolpito e le spalle larghe trasmettevano sicurezza pura.

in tre parole?
il mio scopamico.

𝐭𝐮𝐭𝐭𝐚 𝐜𝐨𝐥𝐩𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐬𝐞𝐬𝐬𝐨Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora