«Un giorno insistette perché io uscissi dall'orfanotrofio, perché venissi con lei. Non so perché, ma in quell'occasione la mia razionalità è stata sopraffatta dal desiderio di vedere il mondo insieme a lei, di vivere una delle sue avventure». Aaris non poteva biasimarlo, era rimasto rinchiuso per tanto tempo, vivendo il mondo solo attraverso i libri, era ovvio che volesse vederlo con i propri occhi, che volesse vivere.

«Fuggimmo insieme, la vita era molto più difficile di come avevo immaginato: iniziai a perdere il sonno per il terrore che accadesse qualcosa mentre dormivo, sussultavo a ogni sparo o boato in lontananza, e soffrivo i cambi di temperatura e le intemperie. Nauìya era la mia unica àncora di salvezza, mi ha protetto in ogni modo che le era possibile, mi tirava sempre su di morale, e un giorno mi donò un vecchio giubbotto che aveva trovato nei rifiuti. Non l'ho più tolto per moltissimo tempo, anche se era troppo grande per me, mi faceva sentire al sicuro».

Aaris sapeva che un tempo il clima cambiava stagionalmente passando da un caldo invivibile a un freddo in grado di congelare le ossa. Non sapeva come dovesse essere provare quelle sensazioni sulla propria pelle, le era stata negata questa possibilità, così come molte altre probabilmente.

«Cos'è successo poi? Come ha fatto a trasformarsi così tanto da voler condannare il mondo intero?» domandò. Non riusciva a capire, come poteva la bambina che Louid aveva descritto trasformarsi nella donna che aveva imprigionato tutta Aretem privandola della cosa più importante?

«Oh, non si è trasformata, è sempre rimasta la stessa, sono io che non ho saputo leggere abbastanza a fondo nella sua anima. Era divorata dall'odio e dalla sofferenza, ma ha sempre cercato di nasconderlo. Non ha mai superato la morte dei suoi genitori, con il tempo ha iniziato a vedere nelle emozioni la fonte di tutti i mali, ha tentato di reprimerle in tutti i modi possibili, rinchiudendosi dentro a una barriera impenetrabile. Ho creduto fosse solo un modo per difendersi dal ferirsi di nuovo, ma non mi ero reso conto che avesse intenzione di far svanire tutte le emozioni per sempre, altrimenti avrei tentato di fermarla» rispose. Il suo tono era estremamente addolorato. Aaris non capiva il ragionamento di Nauìya, come potevano le emozioni essere la fonte di tutti i mali? La sofferenza era giusta, era un modo per capire che c'era qualcosa che non andava e tentare di rimediare, soffocarla non poteva far altro che peggiorare ulteriormente le cose. Infatti era quello che era accaduto: il mondo si era spento, le persone avevano smesso di rendersi conto della loro sofferenza e credevano di vivere bene, credevano di essere felici quando in realtà erano divorate da un male che le corrodeva dall'interno.

«Nauìya ha riunito attorno a sé un piccolo gruppo di combattenti per sconfiggere la Strega. Loro sono poi diventati gli altri arconti che conosci bene immagino» quello lo sapeva, erano però coinvolti anche loro in quella mancanza di emozioni?

«Ci nascondemmo in un rifugio sotterraneo, il tempo in cui restammo lì fu il periodo più bello della mia vita» disse con occhi sognanti. «Conobbi Zen, la ragazza più incredibile che abbia mai visto, e l'amore della mia vita».

Ovviamente Aaris conosceva Zen, era l'arcontessa più di spicco dopo Nauìya, quella con cui sua madre aveva lavorato per un periodo. Le sembrava di ricordare che fosse sposata e che avesse addirittura dei figli, poteva essere che l'amore di Louid non fosse corrisposto?

«Era un'abilissima guerriera e una persona dolcissima. Trascorrevamo la maggior parte del tempo assieme parlando di qualunque cosa ci passasse per la mente. Non avevo segreti per lei e lei non ne aveva per me. Ci amavamo, ci amavamo moltissimo...» disse con la voce che gli si spezzava per la commozione.

«Perdonami, ricordare tutto quello che avevo, tutto quello che ho perso, mi fa malissimo» si scusò, asciugando una lacrima con un dito per tentare di nasconderla.

MOÌRIAS-L'ombra della luce-Donde viven las historias. Descúbrelo ahora