Capitolo 212: Domenica, 22 luglio 2012

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Ed è ben diverso da vivere.

Non somiglia a vivere.

Neanche un po'.


"E tu cosa ci fai qua a quest'ora?!" esclamo sorpreso quando vedo entrare Asia, poco dopo le 8.

"Avevo voglia di fare colazione con te" sorride lei poggiando sul tavolino una grande busta di carta e un thermos, vicino al vassoio che mi ha portato poco fa Francesca.

Io mi alzo dal letto e vado a darle un bacio; ho lo stomaco completamente chiuso ma evito di dirglielo.

"Cornetti!" esclamo aprendo la busta. "Dio! Me li sogno da settimane!"

"Alla crema, i tuoi preferiti. E qua c'è il caffellatte freddo" dice sorridendo, indicando il thermos.

"Grande sorellina!".

Stomaco chiuso o no, ho una voglia matta di un cornetto alla crema e del caffellatte freddo. Spero solo di riuscire a sentirne il vero sapore e non il solito saporaccio che ha tutto in questi ultimi giorni.

Ci sediamo al tavolo e prendo subito un cornetto mentre lei prende due bicchieri dal comodino e versa il caffellatte.

"Ma ne hai portati un'esagerazione!"; a occhio e croce sono almeno sei.

"Beh, di solito solo tu ne mangi almeno due, un altro è per me... e gli altri..., boh, puoi tenerteli per domani oppure offrirli!"

"Non so se riesco a mangiarne due" dico piegando le labbra in una smorfia.

"Mangia quello che ti senti, sforzati un po' però! Stai dimagrendo troppo!".

Io addento il cornetto e con piacere mi accorgo che ha quasi il suo vero sapore. Non proprio quell'esplosione di gusto che ha di solito, ma non è affatto male.

"Che goduria!" dico bevendo il caffellatte. "Non ne potevo più del tè annacquato!"

"Buongiorno!" saluta Ulisse aprendo la porta.

"Buongiorno" risponde Asia.

"Oh Ulisse! Hai sentito l'odore dei cornetti, eh?!" esclamo io ridendo. "Vieni qua, ce n'è anche per te!"

"Veramente ero venuto per misurarte la febbre e la pressione, ma torno dopo, te lascio magna'!"

"Dai, vieni a mangiare anche tu!"

"Non posso adesso. Fàmo così: tieneme uno da nà parte, che appena sto in pausa torno!"

"Va bene!".


"Stanotte è morto un ragazzo" dice Leo all'improvviso.

Asia sta sparecchiando il tavolo dove hanno fatto colazione e si ferma di botto. Riappoggia i bicchieri e lo guarda negli occhi.

"O forse era un bambino..." aggiunge Leo distogliendo lo sguardo e voltandosi verso la finestra. "Nella stanza qui accanto. Probabilmente lo avrò incrociato qualche volta...".

La voce di Leo risuona angosciata e Asia sente gli occhi riempirsi di lacrime che prova a tutti i costi a trattenere. Leo torna poi a guardarla e lei nota che anche i suoi occhi sono lucidi, pieni di lacrime pronte a sgorgare e ancora non riesce a trovare le parole giuste da dirgli.

Vorrebbe, ma non ci riesce.

È come se nella sua testa si fosse creato il vuoto.

Lui abbassa lo sguardo e stringe un bicchiere tra le mani.

"Anch'io potrei morire. Ci pensi mai?".

No, non ci pensa mai.

Non ci pensa mai perché non è una di quelle cose che lei possa pensare.

Leo (Io non ho finito)Where stories live. Discover now