s'accabadora

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Ancora perplesso l'ispettore decise di rientrare al proprio domicilio. Qui ad attenderlo al portone d'ingresso i proprietari della casa, una coppia di coniugi di mezza età. Lui il signor Salvatore un classico personaggio della sardegna centrale con un accento montanino e una difficile comprensione dell'italiano parlato e la signora Maria. Lei più giovane di sei anni, graziosa e mingherlina ma con una migliore parlata in lingua italiana.
Maria aveva persino un diploma di scuola superiore e aveva iniziato (purtroppo senza concludere) i corsi alla facoltà di legge di Cagliari.

Lo attendevano per consegnare delle lettere arrivate da torino, solite burocrazie mandate dalla sua vecchia sede.
Lo videro perplesso e la signora in modo cordiale chiese:

"Signor Edoardo tutto bene?"
Lui senza alzare la testa fece un cenno, di approvazione.

"La vedo preoccupato signore è successo qualcosa? Ha bisogno di una mano di aiuto?" Solita cordialità ricevuta dagli abitanti di Nuoro.

Edoardo allora alzò la testa ed espresse in pieno il contenuto del suo dubbio. Il poliziotto non era abituato alle tradizioni isolane, ma alle classiche investigazioni cittadine! Era tutto ancora troppo nuovo per lui.

"Stavo rientrando a casa e durante il tragitto ho sentito delle urla da parte di qualche signora, mi sono avvicinato alla casa e ho notato un gruppo di persone che entravano e uscivano dal domicilio"

Poi prosegui'!
"La cosa strana che ho notato, non era tanto il signore disteso morto sul letto, ma aver sentito il discorso di due signori anziani che accennavano un termine (s'accabadora)"

Maria con l'udire il termine, rivolta alla dama della morte buona, intervenne e gli chiese di entrare dentro casa.
"Signore è meglio parlarne dentro, magari davanti una tazza calda di te'."

Il poliziotto fece un cenno con la testa e dopo un rapido sguardo al marito, acconsentì ed entrarono in casa.
Dopo 10 minuti, seduti in salotto nell'appartamento dei coniugi (al piano sotto del poliziotto a cui era in affitto) davanti una tazza calda di te', la signora inizio a confidarsi e con tutta sicurezza disse;

"S'accabadora era una donna che praticava una specie di eutanasia ai malati senza più possibilità di essere curati, su richiesta dei familiari o della vittima stessa, si vestiva interamente di nero e si copriva il volto con un velo per non essere riconosciuta."

"I nostri anziani raccontavano anche che le pratiche di uccisione utilizzate dalla donna accabadora variavano dal posto o dalla zona, si entra nella camera del moribondo con il volto coperto, e lo ammazzavano soffocandolo con un cuscino, oppure colpendolo tramite un bastone fatto d'olivo (su mazzolu/maccocu) dietro la nuca con un colpo secco, o ancora strangolandolo mettendo il collo tra le sue gambe. Lo strumento più rinomato sarebbe una sorta di martello di legno"

"La legenda narra inoltre che toglieva tutti i simboli religiosi della stanza

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"La legenda narra inoltre che toglieva tutti i simboli religiosi della stanza. Prima di eseguire la sua pratica!"

Dopo le parole della signora Maria, Edoardo ebbe un flashback. Rivide la scena dove andò incontro alla signora dagli occhi blu!
"Vuoi vedere che era lei la dama (s'accabadora)?"
Pur essendo presumibilmente una bellissima donna; Edoardo aveva ancora convinzione delle figure simile strega come omicida.

Nicola Atzei un ragazzo di 22 anni circa uscì dalla salumeria dove abitualmente andava a prendere le provviste per casa sua! Una vecchia stalla rimodernata da lui e dal fratello gemello Romeo, nelle campagne sottostante Nuoro. Vicino a un vecchio magazzino dismesso e ad altre strutture fabbricate negli anni trenta (Pratosardo).
Quest'ultimo un ragazzo molto serio e a volte arrogante, dimostrava spesso di avere dieci anni in più, avevano perso tempo prima il padre e successivamente per malattia anche la madre.
Romeo era invece un ragazzo più esperto nelle leggende metropolitana e si documentava spesso sulle notizie di Nuoro e provincia. Era un suo hobby.
(Maledetto hobby)

Lasciato i profumi degli alimenti sardi Nicola si diresse verso un bar, dove lo attendeva il fratello.
Un locale frequentato per lo più da allevatori e contadini, con il vizio di bere e stazionare ore davanti al bancone. Vecchie mura e profumo di sigarette scadenti, dove a servire c'era solamente un anziano signore del tutto maleducato.
All'ingresso del locale vide subito il fratello, seduto a un tavolo vicino una piccola finestra con cornice in legno. Romeo aveva un abito in velluto e portava la classica berrita in testa, era li ad attendere Nicola; davanti una tazza di caffè.
Quest'ultimo diede il buongiorno al personale nel locale e si sedette davanti al fratello, ordinando prima un boccale di birra sarda.
"Ite narrasa Rome'?" Cosa mi racconti.
Lui rispose... "Nico' ho le novità e ora sistemiamo il bastardo".

Con un cenno della testa indicò la struttura al fratello situato in fronte alla finestra.
Era una banca, una tipica filiale secondaria di una grossa catena italiana! I ragazzi avevano qualcosa da sbrigare che riguardava la struttura.
Ma dovevano ancora attendere, avere ancora pazienza.
"Fratello il nostro piano procede alla perfezione e un giorno ritroveremo la nostra gratitudine! Nuoro deve sapere con quale persone ha a che fare"
Esclamò Romeo;
era lui la mente e l'organizzatore. Nicola era il ragazzo più forzuto e agiva con le maniere più forti e pratiche.

"Ragazzi tutto bene? Avete bisogno di altro?"
Disse in modo fin troppo educato il proprietario del bar, mentre portava il calice di birra a Nicola;
"Eja" rispose quest'ultimo.

Con questa risposta il gestore li lasciò di nuovo da soli.
"Nico' tra qualche notte risolviamo tutto" con sguardo fisso"non ti preocupese".

Edoardo smaltita la preoccupazione sull'accaduto ritornò di sopra al suo appartamento. Non dopo aver salutato e ringraziato i proprietari per la delucidazione.

Passarono diversi giorni e a Nuoro ritornò la calma piatta, poche novità e tanta burocrazia inutile per il poliziotto.
Finalmente il collega palestrato ebbe la cortesia di invitare a pranzo Edoardo.
"Andiamo in una trattoria qua vicino? Da zia Michela, si mangia bene"
Con sorriso l'ispettore accettò.

La trattoria era piccola, ma molto graziosa. Pochi tavoli ma un ambiente molto famigliare, portata principale culurgiones al sugo con carne di vitello.
Si sedettero e ordinarono due piatti della giornata.
"Acqua frizzante grazie" chiese il palestrato ed Edoardo confermò.
"Sai oggi è il giorno del mio sgarro" "quindi carboidrati" rispose con una risata Edoardo.
La cameriera velocissimamente porto tutto il richiesto al tavolo.
"Cibo ottimo cavoli" disse "in sardegna si mangia di lusso" continuò Lorenzin.

Tra una chiacchiera e l'altra Edoardo tirò fuori il discorso dell'accabadora, era intento a capire se il ragazzino sapeva qualcosa.
Fecce una faccia strana Enrico "sinceramente ho sentito parlare di questa figura, ma onestamente non saprei"
Edoardo confidò tutto quello che ha saputo e il ragazzo rimase spiazzato.
"Vorrei indagare su questa figura, ma nessuno oserebbe aiutarmi".
Il ragazzo rispose "non credo che i famigliari parlerebbero di questa figura".
Edoardo con uno sbuffo acconsentì
"Credo proprio di si a meno che non succeda qualcosa di strano"
Presero un bel caffè e rientrarono a lavoro.

"Dovresti uscire con qualche ragazza qui sono tutte belle" disse con voce imbarazzata il giovane.
"Appena mi presenti una palestrata, ben volentieri"
Fecero due risate

Ormai dopo cinque minuti di cammino erano quasi arrivati davanti alla sede centrale della stradale e qui si divisero. Il ragazzo andò a cambiarsi per andare ad allenarsi in palestra e il suo superiore riprese la scelta più noiosa, finire delle pratiche nel suo umile ufficio; Non prima di augurare un buon allenamento al collega.
All'ingresso salutò l'agente di servizio e prese le scale per andare nella sua topaia. Dopo la rampa di scale aprì la porta e si sedette davanti alle pratiche incomplete.

"Che palle!" Esclamò con una voglia di mandare tutto a quel paese.

Psiche Di Vendetta   LA DAMA DELLA BUONA MORTEDär berättelser lever. Upptäck nu