Iniziai a tentare di ricreare alcuni esperimenti descritti nei libri che

Aaris voltò la pagina, ma nel farlo vide un foglietto cadere e scivolarle tra i piedi.

Si chinò per raccoglierlo, era un pezzo di carta strappata velocemente e male, sopra c'erano poche parole scritte frettolosamente, non le fu comunque troppo difficile decifrarle: Quinto Anello, Viale Terzo, VGF, 13.

Era... un indirizzo?

Si alzò di scatto dal letto, chiudendo il libro e mettendolo in borsa, avrebbe finito di leggerlo più avanti. Uscì di casa senza neanche dare una spiegazione ai genitori e, infilatasi nella motrice, accese il motore e iniziò a dirigersi verso la periferia.

Non sapeva che cosa avrebbe trovato, ma doveva andare a ogni costo a quell'indirizzo.

Raggiunse il quinto anello, quello più lontano dal centro della città, proseguì cercando il terzo viale e poi, una volta individuato, si mise a guardare il lato con la vista sulla Grande Foresta.

Si fermò solo quando lesse il numero civico 13 sopra a una porta in legno verniciata in verde pastello. Nella periferia tutte le case erano colorate con tinte luminose rappresentative per le vacanze, eppure quella villetta non sembrava avere niente di allegro.

Era l'ultima del viale e si immergeva quasi dentro alla Grande Foresta; si isolava dalle vicine con un recinto di alberi alti che la circondavano su tre lati. Le finestre erano tutte sprangate e le tapparelle abbassate. Il giardino sembrava incolto anche se ovviamente appariva impeccabile a causa del rivestimento che celava il suo reale aspetto.

Sembrava a tutti gli effetti una normalissima casa delle vacanze, appartenente a qualche famiglia che al momento si trovava in città e dunque disabitata. Però c'era qualcosa di inquietante che Aaris non sapeva come spiegarsi.

Scese dalla motrice e si avvicinò lentamente all'ingresso.

Salì i tre gradini che la separavano dalla porta ed ebbe la sensazione che i suoi piedi fossero i primi dopo anni a posarsi su quella pietra liscia. Era strano, ad Aretem non c'era nulla di abbandonato ma, probabilmente, dentro a quella casa vi era qualcosa di segreto, qualcosa che era stato nascosto per molto tempo, proprio come il libro che aveva trovato in biblioteca. Qualcosa che doveva assolutamente scoprire.

Per scrupolo suonò il campanello. Sentì riecheggiare all'interno il solito Din Don, ma non udì altri suoni in risposta. Provò quindi ad aprire, ma la porta era sigillata.

Osservò con attenzione la serratura in cerca di un punto debole da sfruttare per aprire. Sembrava tutto perfettamente resistente.

Improvvisamente sentì un suono quasi impercettibile, era lo sfregare del dischetto che copriva lo spioncino, ne era quasi certa. C'era qualcuno dentro.

Bussò.

«C'è qualcuno?» chiamò. «Mi è stato indicato questo indirizzo per una cosa di cui ho bisogno, potreste aprire?» domandò, mettendosi a punta di piedi per farsi sentire meglio da chiunque si trovasse oltre la porta.

Silenzio.

«Ho sentito lo spioncino, so che c'è qualcuno!» disse alla fine.

«Non so chi ti abbia dato il mio indirizzo, ma sei nel posto sbagliato ragazzina!» rispose una voce roca dall'interno. Non aveva mai sentito una voce del genere, sembrava... vecchia.

Spalancò gli occhi, facendo un passo indietro. Poteva mai essere?

Frugò nella sua borsa e tirò fuori con mani tremanti il libro che aveva preso in biblioteca.

MOÌRIAS-L'ombra della luce-Where stories live. Discover now