Capitolo 208: Mercoledì, 18 luglio 2012

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L'odore del disinfettante.

Il cotone fresco strofinato sull'incavo del braccio.

Il rumore dell'ago cannula che viene scartato dalla plastica.

Le dita di Chiara che mi toccano cercando la vena.

Io che inspiro profondamente.

L'ago che penetra la pelle.

L'ago che esce perché non trova la vena.

L'ago che penetra di nuovo la pelle e stavolta va più a fondo.

Chiara che collega il tubicino della flebo alla cannula.

Il cerotto sopra la cannula per tenerla ferma.

Chiara che apre il rubinetto della flebo e se ne va dicendo che tornerà tra mezz'ora.

Metto le cuffie e creo una nuova Playlist, con canzoni più tranquille, ho bisogno di rilassarmi.

Sprofondo ancora di più nella poltrona e la prima mezz'ora passa velocemente.


Torna Chiara con la fisiologica, le chiedo di prendermi il cellulare che ho lasciato nello zaino.

Guardo le notizie su Facebook, rispondo a qualche messaggio WhatsApp di Giulia, di Asia e dei miei amici, e così anche questa seconda mezz'ora passa alla svelta.

Troppo alla svelta.

Si parte con la chemio.

Fisso il liquido trasparente scendere lungo il tubicino, terrorizzato, in attesa dell'ondata di nausea o di qualunque altra cosa che arriverà da un momento all'altro, non appena quello schifo entrerà in circolo.

E invece non succede niente.

Non arriva niente.

Niente nausea.

Niente vomito.

Niente sudore freddo.

Niente crampi allo stomaco.

Solo quando la sacca è ormai quasi vuota inizio ad avvertire un leggero senso di malessere diffuso.

Ma non voglio illudermi.

È impossibile che fili tutto così liscio.


E invece tutto fila liscio davvero.

Finisco la prima infusione di chemio, poi quella di fisiologica, poi ancora la seconda di chemio e fila ancora tutto liscio, a parte una forte stanchezza.

Mi lascio andare al sonno e mi risveglio solo quando sento Chiara che mi toglie l'ago.

"Ho già finito?" le chiedo incredulo, ancora mezzo addormentato.

"Sì" mi sorride lei mettendomi un cerotto sul braccio. "Adesso stai pure sdraiato finché non arriva Ester".

Non ci posso credere.

Sono passato indenne attraverso tutte e tre le sacche di chemio.

Ho solo tanto sonno.


Mezz'ora dopo arriva Ester con la carrozzella per accompagnarmi in camera, e memore dello svenimento dell'altra volta decido di sedermi senza protestare, anche se mi sento abbastanza bene.

Tornato in camera non desidero altro che pranzare e poi dormire.

Ester va a prendermi qualcosa da mangiare, visto che l'orario in cui gli inservienti fanno il giro con il pranzo è già passato da un po', e io intanto mi stendo sul letto, alzandomi però subito dopo per andare in bagno.

Leo (Io non ho finito)Where stories live. Discover now