Un percorso che, per via della sua maledetta testardaggine, non aveva ancora avuto modo di iniziare. Dentro di me avevo già avvertito quelle che erano le sue preoccupazioni; non sentirsi all'altezza, non meritare la guarigione, star iniziando qualcosa che avrebbe già perso in partenza.

Ma per sua sfortuna, ero un ragazzo parecchio ostinato. Non avrei accettato obiezioni, una volta tornati a Vancouver, avrebbe dovuto farsi il segno della croce. Non l'avrei lasciata per nessun motivo.

«Ti sbagli» affermai, intenzionato a farle cambiare idea. «Specchiati nei miei occhi e troverai la tua anima, principessa» dissi, ormai fottutamente colpito da ogni parte di lei. Perché lei era magnifica, ma non se ne rendeva conto. Anche mentre piangeva, mentre aveva i capelli fuori posto, mentre era struccata. Per me lei rimaneva sempre perfetta.

«Credo che sia ora di andare» disse, schiarendosi la voce.
«Non ascoltare la testa Cenerentola, ascolta il cuore. Rimani qui, con me»

Sapevo che i nostri genitori avrebbero potuto avere dei dubbi riguardo la nostra situazione, ma non volevo lasciarla andare. Volevo godermi ogni suo piccolo movimento, ogni suo respiro ed ogni suo tocco. Era come un diamante prezioso, non potevo lasciare che le accadesse niente.

«Logan...» sussurrò, prima che venisse zittita dal mio indice, posizionato sopra la sua bocca.
Quanto cazzo suonava bene il mio nome fra le sue labbra.
«I miei desideri più profani, sono anche i tuoi» esclamai, sicuro che provasse le stesse mie emozioni.

«Perciò» sussurrai, facendo scorrere le dita lungo tutto il suo corpo. «Ti sfido» dissi, mantenendo un basso tono di voce. Azione che portò la mia dolce fanciulla ad aprire le porte del paradiso. Premetti il pollice su quello che sapevo essere il suo punto più sensibile, facendola sussultare.

«Bloccami» esclamai, accarezzando dolcemente la sua entrata. «Dimmi che non è ciò che vuoi» continuai, inserendo due dita all'interno. Sentivo le sue pareti modellarsi in maniera lenta attorno a me e le sue labbra lasciar uscire dei piccoli gemiti. Musica per le mie orecchie.

«Dimmi che vuoi che ti lasci» spinsi le dita in profondità, per poi ritirarle. Volevo che perdesse il controllo, che mi considerasse come l'unico uomo in grado di concederle questo tipo di attenzioni, che non desiderasse nessun altro al di fuori di me.

«Una sola parola, Cenerentola.» Nel frattempo, avevo acquisito il giusto ritmo per farle perdere la lucidità. Ma quando vedevo che stava per cedere, mi fermavo. In sostanza, un perfetto bastardo. «Una parola, e fermerai tutto questo» la avvertii, ma dal linguaggio del suo corpo non mi sembrava che ciò che stava succedendo le dispiacesse.

«Scopami» disse, ormai senza fiato. Poco tempo prima, eravamo sfiniti. Incapaci di pensare a cosa sarebbe successo, incapaci di pensare alle conseguenze delle nostre azioni. Ed adesso, eravamo lì, a non desiderare altro. Come due leoni che non avevano consumato il proprio pasto.

Un'esplosione di sentimenti mi invase, dovevo farla mia ancora una volta.
Quella ragazzina, doveva essere mia.
Sin dal primo giorno, sin dal primo sguardo.

Ma questa volta, avremmo fatto a modo mio. Le carinerie, come avevo sempre detto, le sarebbero dovute bastare per la sua prima volta. Nel sesso, non volevo alcun tipo di regola. Inoltre, pensavo che avrebbe potuto aumentare la fiducia nel nostro rapporto.

A quel punto la girai a pancia in giù e le feci poggiare i palmi sulla testiera del letto, posizione che mi diede la possibilità di avere un'ampia visione dei suoi glutei. Parte del corpo che, per quanto avessi voluto, non potevo toccare. Almeno, non in quel momento.

«Logan, che stai facendo?» chiese lei, intimorita dal modo in cui entrambi eravamo. «Non sono così severo, principessa. Ma il mio corpo ha un profondo bisogno di mostrarti quanto cazzo mi piaci» dissi, aprendo un'altra bustina contenente le precauzioni.

E subito dopo, senza neanche darle il tempo necessario per elaborare la notizia, la penetrai nel suo secondo tipo di labbra. Quello che più preferivo, quello che sapevo per certo che sarebbe diventata un'ossessione.

Il suo gemito, pieno di sorpresa ed eccitazione si insinuò nelle mie orecchie, provocandomi una scia di brividi nella schiena. Subito dopo, con attenzione, le diedi un piccolo schiaffo sulla natica destra. Azione che la fece sobbalzare, costringendola a reggersi al muro. Percepii tutto ciò che provò in quel lasso di tempo, e nonostante sapessi perfettamente che le fosse piaciuto, non esagerai. Qualsiasi movimento scorretto, avrebbe potuto risvegliare in lei un brutto ricordo.

Spinsi i fianchi in avanti, donandole tutta la mia lunghezza. Lei ansimava, presa dai sussulti e dal piacere mentre io gemevo a pieni polmoni. La relazione perfetta.

«Sarai la mia rovina, Smith» esclamò, con il fiato corto. Un sorriso mi pervase e afferrai la sua dolce chioma fra la mano, tirandola verso di me. «Principessa, usa le labbra per far uscire tutto ciò che ti faccio provare. Non servono parole adesso» affermai, entrando sempre più in profondità. Sentivo le sue pareti stringersi attorno al mio membro così perfettamente da sembrare un film erotico.

Ne avevo scopate tante, ma nessuna aveva il suo stesso corpo. Nessuna riusciva a sfiorarmi il cuore, sapevo mantenere le distanze. É stata una delle prime caratteristiche che ho dovuto apprendere per poter fare lo psicologo. Inutile negare che, inconsciamente, applicavo queste restrizioni anche nella mia vita privata.

Le accarezzai la guancia destra, continuando a desiderare di averla così per l'eternità. Tuttavia, il suo corpo stava iniziando a dare dei segnali di sfinimento, cosa del tutto comprensibile. Non era ancora abituata all'intensità dei miei round, per quello ci sarebbe voluto del tempo.

Provò a girare il capo, facendo incontrare i nostri sguardi. Era completamente arrossita in volto ed ero certo di poter sentire il battito del suo cuore. Inoltre, dall'espressione che aveva capii che stava provando un leggero imbarazzo, ragione per cui distolse l'attenzione da me.

«No, guardami» la richiamai, volendo i suoi occhi sul mio corpo. «Voglio che mi guardi mentre ti scopo» dissi, trattenendo una risata. Per quanto fosse stata costretta a crescere in fretta, sembrava davvero una bimba. Una bimba che in quel momento stava ricevendo un dolce ed innocuo regalo di compleanno.

Si lasciò trasportare dalla magia di quel momento, abbandonando ansie e paure. Pensò solo al suo corpo, travolto delle devastanti sensazioni di piacere. Fino a quando l'incantesimo svanì, facendo tornare tutto come prima. Noi due sopra delle lenzuola profumate, in attesa di sapere quale sarebbe stato il prezzo da pagare per le nostre azioni.

/Spazio autrice/

Buon pomeriggio principesse mie, come state?💖

Prometto che prima o poi, imparerò a scrivere questo tipo di scene AHAHSHWH

Rilassatevi ora che potete, godetevi questa pace, perché non durerà a lungo🤭

Perdonatemi il ritardo nella pubblicazione del capitolo, ma tra i vari impegni non ho avuto modo di scrivere 🙏🏻

Salvo imprevisti ci vediamo mercoledì, vi tengo aggiornati su ig.
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Ricordatevi di lasciare una stellina ⭐

Un abbraccio,
Eleonore

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