tra tutte le felpe che possedevo, mi era capitata la vecchia felpa che Blake mi aveva prestato anni prima.
come avevo fatto a non riconoscerne il profumo?

era nera con il logo della Coca Cola stampato sopra. era ormai sbiadita, ma l'avevo tenuta.

cercai in fretta una scusa, perché mia madre non sapeva del mio vecchio rapporto con lui.

-l'ho comprata qualche giorno fa... è calda, mi piace-
precisai, anche se si vedeva lontano un miglio che non era assolutamente una felpa comprata giorni prima.

aveva l'aspetto vissuto. il nero era un po' schiarito, che dava sul blu notte, e il simbolo era di un colore spento, scolorito.

lei fece finta di crederci, ma non se l'era bevuta neanche morta.

una decina di minuti dopo arrivammo alla famosa casa del compagno di mamma.
non la osservai molto. era molto semplice, bianca con due finestre che davano sul cortile.

suonai al campanello affiancandomi a mia madre.
ci aprii un uomo sulla cinquantina. era sbarbato, portava i capelli scuri all'indietro e gli occhi emanavano tranquillità.

feci un sorriso vago e gli strinsi la mano entrando in casa.

la tavola era apparecchiata, e un profumo di verdure grigliate si espandeva per tutta la sala da pranzo. aveva un particolare clima accogliente e caldo.

-sedetevi pure. Sherly, fai come se fossi a casa tua- disse lui allontanandosi.

Oscar Hunt, così si chiamava. mi era sembrato un gentiluomo. giusto per mia madre, infondo.

-Tu ci sei già stata parecchio qui, a quanto vedo- scherzai lanciandole uno sguardo ironico.

ricambiò affilando gli occhi
-non fare battutine allusive. sono sempre tua mamma, ricordatelo-

-mica ho detto che fate sesso, stai calma- obbiettai scoppiando in una risata che a lei non piacque per niente.

mi riassestai quando Oscar tornò in sala e ci invitò a sederci, portandoci un antipasto.

-allora, Sherly. Parlami di te, hai cominciato l'università?-  esordì lui.

-si.. ehm, ho cominciato i corsi qualche mese fa, dovrei dare il primo esame tra non molto-

-e ti piace? sai, anche mio figlio...-
si girò verso la porta, e il mio cuore prese a tremare.
- Ah eccolo qua. Sherly, ti presento mio figlio adottivo.-

ed eccolo laggiù, a qualche metro da me.

lo avevo già capito. non so da cosa, non so come.

sentii gli occhi diventare lucidi, e sentii il battito aumentare nelle orecchie, e spingeva palpitando contro le tempie.

mi sforzai a sembrare normale, ma forse, non ci riuscii.

-è un vero piacere fare la tua conoscenza. Sherly, giusto?-

si allungò verso di me porgendomi la mano e lo guardai sollevando lo sguardo. 
stava sorridendo.  Erano passati solamente tre anni, ma ne sembrava più maturo di almeno dieci.

era... i lineamenti erano più affilati dell'epoca del nostro rapporto. gli occhi erano diventati più affilati, gli era cresciuto un filo di barba sulla mascella, troppo spigolosa per un uomo di appena ventitré anni.

finsi di non conoscerlo, mi finsi sorpresa.
non gli allungai la mano, però, avevo il terrore che notassero che le mie mani avevano preso a vibrare.

-è un piacere anche per me. tu...sei?-
biascicai, non interrompendo il nostro contatto visivo.

-Blake- rispose. avvertii una fitta al petto.

-voi vi conoscete già?- domandò Oscar  confuso, così come era mia madre.

-mai vista- ridacchiò Blake, come se fosse una cosa divertente, poi si sedette a tavola, davanti a me.

- mio figlio ha la tua stessa età. due anni fa si è trasferito in Europa per studiare ingegneria-

tutte cose che sapevo già, ma quella sera, avevo già capito che sarebbe stato un maledetto teatrino.

il cuore non si calmava, e nel mentre, mamma  e il padre di Blake, o meglio, padre adottivo, avevano cominciato a parlare di viaggi in posti strani, o chissà cosa.

come una calamita che ci univa, non riuscivamo a smettere di guardarci. era evidente che anche lui era sorpreso.
chissà a cosa pensava.

fece un sorrisetto scaltro, poi disse:
-bella la felpa-

volevo mettermi a ridere. giuro che lo avrei fatto, se solo non stessi per mettermi a piangere. avevo la sua felpa addosso.

-di un vecchio amico. bella, vero?-
lo attaccai sarcastica.

-assolutamente. Ha buoni gusti questo tuo amico-

sorrisi abbassando lo sguardo verso il piatto.
le mie gambe stavano tremando sotto al tavolo.

- e dimmi un po', Blake. come ti trovi all'università in Europa?-
lo incalzai, e lui alzò gli occhi per guardarmi.

i suoi occhi azzurri mi avevano sempre ricordato i ghiacciai più fioriti.
nastri del color del mare in tempesta inondavano quell' azzurro puro.

-Bene, in realtà. anche se mi è mancato molto stare qui. sai, le amicizie, le relazioni... mi è mancato tutto.-
mi spiegò.

ci stavamo parlando in un linguaggio che solo noi potevamo capire.

-ah, sono contenta. e invece con la tua carissima compagna di stanza? ti sei divertito?-

mi resi conto solo dopo di quello che avevo detto.

infatti la voce sparì alla fine della frase, e con sollievo notai che i nostri genitori non ci stavano ascoltando.

lui scoppiò a ridere continuando a guardarmi e io arrossì, ero certa di averlo fatto.

abbassò la voce per rispondermi.
-che cos'è, un interrogatorio? comunque sia, alla mia compagna di alloggio non piacciono i ragazzi. un vero peccato, concordi?-

quella risposta mi avrebbe anche tirato su il
morale, se non fosse che gli avrei tirato un pugno sul naso per l'ultima frase.

poi mi resi conto di una cosa.
non ci vedevamo da tre anni, eppure era come se non ci fossimo mai allontanati.

sorrisi sotto il suo sguardo, ma c'era una domanda che avevo paura di chiedere.
più precisamente, avevo paura della risposta.

quando sarebbe ripartito?

buon pomeriggio carissimi.
ecco a voi il sedicesimo capitolo.

cosa ne pensate?

penso si sia capito, più o meno, di come si sono allontanati Blake e Sherly,
ma di questo se ne parlerà più nel dettaglio nel prossimo capitolo.

cosa pensate sul fatto che Blake è il figlio del compagno della mamma di Sherly?

baci❤️⏳

p.s:
vorrei ricordarvi le parole di sherly;

-infondo, a me non cambiava niente una cena con il suo compagno.-

non cambiava niente eh?🤭🤭

𝐭𝐮𝐭𝐭𝐚 𝐜𝐨𝐥𝐩𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐬𝐞𝐬𝐬𝐨Where stories live. Discover now