Prima di allora amavo la solitudine, ma Logan stava iniziando a farmi sentire importante. Era un ragazzo presente all'interno della mia vita, sapeva consolarmi e darmi tutto ciò di cui avevo bisogno.

«Perché l'hai fatto?» domandò, non facendo trasparire alcun tipo di emozione. La cosa più sorprendente del suo carattere era che, una volta captato il tuo problema, riusciva ad essere empatico ma allo stesso tempo emotivamente distaccato dalla situazione.

Non trasmetteva nulla quando mi chiedeva di parlargli dei miei problemi e delle mie insicurezze. Si limitava a concedermi il suo ascolto e a non darmi troppi consigli, come se avesse delle regole non scritte.

«Non mi piacciono» confessai, indicando le mie cosce. «Per niente» aggiunsi. Quelle per tutti gli anni in cui frequentavo la scuola, erano state le mie peggior nemiche. Per colpa loro, venivo continuamente paragonata ad un grosso prosciutto.

Ed era umiliante ogni volta passare tra i corridoi e sentire le risatine della gente più grande di te, soprattutto quando ti disprezzavano senza neanche preoccuparsi di fare la tua conoscenza.

«Io invece ucciderei per tuffarmici dentro» esclamò, senza fare alcun giro di parole. Un involontario rossore avvolse le mie guance, creando in me del disagio.

«Vieni con me» ordinò, porgendomi la sua mano. La afferrai e mi portò davanti allo gigante specchio che possedeva la stanza. «Che cosa intendi fare?» chiesi, sentendo le sue mani posizionarsi sui miei fianchi. «Farti vedere quanto mi piacciano» affermò, con voce bassa.

La tensione era ormai diventata parte integrante del nostro rapporto, dovevo solo imparare a conviverci.

«Togli questo nastro» disse, facendomi sussultare. Come risposta, scossi la testa da sinistra verso destra. Non volevo. «D'accordo» esclamò e, uscendo dall'etica professionale, iniziò a tirare via il tutto.

Nonostante la sua delicatezza, avevo come la sensazione che mi stessero strappando via la pelle.

«Ti avviso già che dall'esatto momento in cui metteremo nuovamente piede a Vancouver, dovrai espormi la tua decisione» disse, avendo finito di togliere tutto il nastro. Non negavo di essere sufficientemente spaventata per via del suo ultimatum, ma infondo me lo aspettavo già da tempo. Anzi, dovevo ringraziare il cielo per aver fatto sì che ci mettesse così tanto.

«E nel frattempo, temo che tu ti sia meritata una bella punizione» esclamò, mostrandosi serio. «Punizione?» domandai, perplessa. «Sì, stenditi sul letto» disse, indicando il materasso alle mie spalle. Lo guardai, intenzionata a capire quali fossero le sue intenzioni, ma purtroppo non ci riuscii.

«Fidati di me» aggiunse, notando la mia iniziale diffidenza. Non chiedetemi neanche il motivo, ma feci come mi era stato chiesto, sdraiandomi sopra le lenzuola profumate. Lui invece era davanti a me, pronto a sfoggiare tutto il suo fascino.

«Mani sopra la testa» disse, tirando fuori un paio di manette.
Le stesse del sexy shop.

«Non vorrai legarmi» dissi, incredula. «Tu che dici?» domandò, in modo sarcastico.
Effettivamente, era abbastanza ovvio.

Portai le mani sopra la testa e lasciai che facesse ciò che a parer mio aveva sempre desiderato, sussultando sentendo il rumore della chiusura.

«Adesso, porta le ginocchia in alto» continuò a darmi ordini ed io continuai ad ascoltarlo, come se fossi un burattino. Spalancò le mie cosce, toccando il tessuto del mio intimo, ormai zuppo.

E dopo aver giocherellato per bene con l'elastico, se ne sbarazzò.

Le getto sul pavimento, divaricando per bene le mie gambe. «Avvolgile attorno al mio collo» suggerì, provandomi ansia.

Sarei stata troppo pesante.

«Attorno al mio collo» ripeté, questa volta con più sicurezza.

Dopo aver notato che non ero per alcun motivo intenzionata a farlo, mi aiutò lui. Adesso, ero completamente avvolta al suo corpo, come se fossi una dolce rosa da proteggere.

«Non sei pesante, sei semplicemente magnifica» sussurrò, dopo aver studiato con attenzione le cicatrici su di esse e le piccole smagliature che si erano formate per via dell'eccessiva perdita di peso.

A quelle parole, il mio cuore tirò un sospiro di sollievo.

«Mi piacerebbe sentirti gridare per far capire al mondo intero che sei mia e che sono l'unico uomo in grado di toccarti. Però, nell'altra stanza ci sono i nostri genitori, ti consiglio vivamente di evitare» suggerì, raccontando il tutto in un modo tale da distruggere le mie paure.

Appoggiò la lingua sul mio clitoride e iniziò a muoverla dall'alto verso il basso. Il calore del suo muscolo e la sensazione dovuta a quello stimolo mi indusse a far uscire un piccolo gemito. Le mie braccia rimasero distese, mentre il mio corpo si muoveva, impaziente di ricevere di più.

A mia sorpresa, l'essere legata iniziò a piacermi. Era lui, l'unico uomo di cui mi fidavo, ad avere il massimo controllo del mio corpo. Era lui, l'uomo che aveva avuto l'opportunità di toccarmi, a concedermi piacere. Era lui, l'unico uomo di cui non avevo mai avuto paura, in grado di rassicurarmi.

E nell'arco di pochissimo tempo, la stanza si riempì dei miei gemiti perché il ritmo dello strizzacervelli era aumentato notevolmente. Non sapevo neanche descrivere quanto quel piacere fosse ammaliante perché persi completamente la concezione del tempo e mi abbandonai alla sua esperienza.

Quella sera appresi una grande lezione e realizzai quante cose mi stessi perdendo e soprattutto, quanto tempo avevo gettato nel cestino, tempo che non mi sarebbe mai più tornato indietro. Perciò aprite bene le orecchie e godetevi ogni singolo istante della vita, perché niente è eterno.

/Spazio autrice/

Buonasera principesse, come state?
Spero tutto benissimo 💖

Come sta andando a scuola?

E scusate per questa parte, ma ho capito di non saper scrivere questo tipo di scene AHAHAHAHAH

Il prossimo capitolo dovrebbe uscire mercoledì ma come ogni volta, vi terrò aggiornati su Instagram.

Vi ricordo anche che è possibile entrare in un gruppo di lettura apposito, potete scrivermi per maggiori informazioni💕

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Miraccomando per la settimana prossima, stesso posto, stesso orario.
Le cose si faranno interessanti 🤭

Sempre vostra,
Eleonore 🌸

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