Mi-sun ebbe un fremito, ma cercò di non darlo a vedere e camminò a testa alta. «Vuoi giudicarmi anche tu?»

«Assolutamente no, mia cara sorella» sorrise Song, dirigendosi verso il palazzo del padre. «Io e te abbiamo condiviso lo stesso grembo, siamo figli del re e della regina di Sunju. Non valiamo forse di più di tutti gli altri?»

Mi-sun si fermò quando si trovarono davanti all'imponente dimora del sovrano. I tetti dorati erano percorsi da draghi di giada che spalancavano le loro fauci in direzione del pavimento, come a voler spaventare i visitatori indesiderati. «Sì, è così, ma per quale motivo mi stai dicendo questo?»

Song tirò fuori un sospiro e nascose le braccia dietro la schiena. «Forse sarebbe meglio lasciare Kang-shi in compagnia della tua dama e dei miei eunuchi. Non dovrebbe ascoltare questo tipo di conversazioni.»

Mi-sun abbassò lo sguardo verso Kang-shi, e gli accarezzò i capelli neri. «Rimani vicino a Su-jin, non allontanarti mai da lei.»

Il bambino annuì e prese per mano la dama, allontanandosi con lei e gli eunuchi nei giardini circostanti il palazzo. Song osservò il piccolo andare via con una certa invidia. Mi-sun ed Eunji erano riusciti, seppur in maniere discutibili, ad avere dei degni eredi al trono. Lui, invece, era rimasto a bocca asciutta, quasi una maledizione gli fosse stata scagliata addosso nel momento in cui Saran lo aveva abbandonato.

O nel momento in cui si era impossessato della tecnica dei Cieli di Sangue.

«Ora siamo soli» gli disse Mi-sun, camminando con lui sugli scalini. «Parla liberamente.»

Song sorrise e, una volta arrivati sotto la veranda, lasciò che le guardie si inchinassero a lui e gli aprissero le porte. «Lo farò, sorella. Vedi, molto presto sarò re, e né Eunji, né Shin, mi sosterranno. Loro sono i nemici, e noi dobbiamo eliminarli.»

Mi-sun entrò nel palazzo e diede adito a una risata amara, che rimbalzò sulle pareti dipinte della sala da giorno. Utensili di giada splendevano sui soprammobili e tende dai filamenti dorati pendevano dalle porte circolari, nascondendo ciò che si trovava nelle stanze successive.

«Io non mi preoccuperei molto di loro, orabeoni. Eunji si è rovinato con le sue stesse mani, e Shin...» la principessa si morse le labbra, percorse dal belletto cremisi. «Shin mi ha già deluso una volta. Non so se tra di noi ci sia ancora affetto.»

Song sorrise e posò una mano sul viso della sorella. «Lui è dalla parte di Eunji, non dalla nostra. Non puoi fidarti.»

«Dalla nostra?» gli chiese Mi-sun, continuando la loro passeggiata verso la camera da letto del sovrano. Insieme, attraversarono la tenda dorata ed entrarono in una sala dalle alte pareti. Il letto del re era percorso da un baldacchino dalle tende rosse, e l'uomo era adagiato sui materassi, addormentato.

«Sì, dalla nostra, perché siamo alleati» Song cercò di respirare il meno possibile. Aveva complottato con l'eunuco personale di suo padre affinché aggiungesse alle fragranze, negli incensieri, del sonnifero. «O forse vuoi essere da sola in questo palazzo? Sei una donna, una principessa priva di virtù che non ha saputo portare onore al suo regno. Hai un figlio illegittimo, alle tue spalle. Un bambino che nessuno vorrebbe mai sul trono. Sei debole, Mi-sun.»

La principessa fece per inchinarsi alla figura paterna, ma quelle parole la infervorarono, bloccando ogni cortesia. «Io almeno ho un figlio, su cui tu dovrai fare affidamento, volente o nolente.»

Cieli di Sangue - La nuova dinastiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora