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Hwa dormiva e non si svegliava

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Hwa dormiva e non si svegliava. Areum aveva paura di scuoterla, i suoi respiri erano flebili, fin troppo. Stava morendo anche lei, e la principessa lo sapeva.

Chiusa all'interno della sua gher, Areum si stringeva nelle spalle, coperte da una lunga veste nera. Lo scollo sul petto le portava freddo, la cinta era troppo stretta sui fianchi, ma l'aveva tirata lei fino a sentire dolore. Aveva raschiato via tutto il sangue della battaglia in una vasca, cercando di lavare via anche il senso di colpa, ma non era servito a niente. Aveva sfregato i capelli con troppa forza, e ora questi ricadevano lisci fin sui fianchi, in attesa di essere intrecciati.

Hwa guaì appena, stiracchiandosi di fronte ai suoi occhi. Areum sorrise mesta nel notare la piccola volpe distaccarsi dal braciere per posare la testolina sopra la sua coscia e guardarla, con quei suoi occhietti neri che sembravano conoscere ogni anfratto del suo animo.

Dier entrò in quel momento nella tenda, con un vassoio colmo di brodo caldo. Anche lui si era lavato e cambiato, indossava un deel color del legno foderato di pelliccia all'interno. I capelli lunghi erano sciolti dietro la schiena, piegata a causa del dolore. Nel vedere Hwa così accoccolata a lei, sorrise. «Questa posizione non è nuova.»

«No» rise Areum, spenta. «Quando eravamo piccoli, veniva sempre a sdraiarsi accanto a me. Junoh era così geloso che ha tentato di rubarmela più di una volta.»

Dier sedette al suo fianco, mostrandole un'espressione serena. Gli stivali di cuoio erano infangati. Le passò il brodo, con premura. «Ma lei è sempre tornata da te. Conosceva la strada per le tue stanze, nonostante la grandezza del palazzo di Kaewang. Sono passati anni e ancora non so quanti corridoi possa vantare...»

«Sono centocinquanta, per un totale di quattrocento edifici. Kaewang è florida e il palazzo ne è la dimostrazione. Nemmeno Sunju può vantare una residenza come la nostra» più guardava Dier, più Areum si sentiva in colpa, ma non poteva piangere sul latte versato. Si limitò a sospirare e raccogliere la ciotola bollente, riscaldandosi le labbra. «Hwa è stata un regalo di abeonim. Quando Yong era stato portato al monastero Gilgansa per sottoporsi a un esorcismo, mia madre lo aveva seguito. Io ero rimasta da sola. Tu eri partito per il Khusai, Junoh non faceva che stuzzicarmi e mio padre era impegnato con la corte. Ricordo che mi ero sentita davvero sola.»

«Hwa ti ha fatto compagnia, immagino» mormorò Dier, accarezzando il muso anziano della volpe. «Per dieci anni. Ha vissuto molto per essere una volpe dal muso nero.»

Areum sentì il cuore stringersi. «Non voglio dire addio anche a lei... Non voglio restare sola.»

Dier la fissò con dolcezza, con quei suoi occhi sottili, e le accarezzò la spalla. «Non sarai mai sola. Io sarò sempre accanto a te. Non ti lascerò mai.»

«Io sposerò il principe ereditario di Sunju» ribatté Areum, prendendo concezione di una realtà fin troppo amara. «E tu dovrai restare a guardare, se mi resterai accanto. Io non voglio questo per te, Dier. Trova una moglie del Khusai, eredita la tribù di tuo zio. Il tuo destino è questo.»

Cieli di Sangue - La nuova dinastiaWhere stories live. Discover now