«Almeno, sembro più magra» sussurrai, parlando tra me e me. Sospirai e coprii il tutto con il tessuto dell'indumento che avevo scelto di indossare. Ritoccai il trucco e ondulai i capelli. I miei erano lisci come degli spaghetti, ogni tanto fa bene cambiare.

Sussultai quando sentii bussare alla mia porta, diedi un fugace sguardo all'orologio e notai che era giunta ora di uscire. Avevo perso la concezione del tempo. 

«Ciao Isabel, sei pronta?» a mia grande sorpresa, davanti la porta trovai proprio Noah. «I miei figli sono scesi insieme a Grace, in caso te lo stessi chiedendo» disse lui, anticipando la domanda che a breve gli avrei posto.

Ad essere sincera, avevo anche già capito il motivo per il quale fosse venuto da solo: volevano farci conoscere meglio. 

L'unica cosa che non mi spiegavo, è come fossero riusciti a convincere Logan.

Lui non voleva in alcun modo mettere fretta al nostro rapporto. E nonostante sia la persona più tranquilla e disponibile dell'intero pianeta, quando si impuntava era davvero difficile farlo smuovere dalla sua posizione.

«Fantastico» affermai, in modo sarcastico. Chiusi la porta alle mie spalle e senza dir nulla, iniziai ad incamminarmi verso l'uscita. Sentii il rumore dei suoi passi, intenzionati a raggiungermi. 

«Ti sta d'incanto questo vestito» disse, facendomi pienamente captare la sua voglia di avviare una conversazione. «Lo so» affermai, mostrando una certa sicurezza. In quel momento, il mio sguardo cadde sul suo volto e studiandone i lineamenti, capii che l'avevo messo in seria difficoltà.

«Mi dispiace averti provocato una reazione del genere prima» 

Silenzio.

«Se vuoi che ti dica la verità, mi piacerebbe davvero molto instaurare un rapporto con te. Non esigo che tu mi conceda subito la tua fiducia, ma gradirei che almeno mi accettassi come parte del tuo nucleo famigliare» continuò, con l'intento di riuscire a manipolarmi.

Silenzio.

«Isabel, cosa posso fare affinché tu non mi disprezzi?» chiese, disposto a far di tutto per arrivare al mio cuore spezzato.

«Toglierti davanti alle palle sarebbe una buona opzione» risposi, non preoccupandomi di ciò che sarebbero state le conseguenze della mia "proposta".

Questa volta però, il silenzio proveniva da lui.

Spinsi il pulsante dell'ascensore, lo stesso che poche ore prima aveva procurato una brutta litigata e aspettai che Mister riccone entrasse all'interno. Non nego di aver avuto paura nel condividere uno spazio così piccolo con un essere maschile, capace di commettere le stesse oscenità di mio padre.

E non appena le porte si aprirono, trovai l'intera mandria pronta ad uscire. 

«Wow, siamo al completo» esclamai, in modo sarcastico. Lo sguardo di tutti era proiettato sul mio corpo e l'ansia che dentro di loro mi stessero giudicando prese la meglio.

Perché dovevano osservarmi in quella maniera?

«Andiamo?» domandò mia madre, voltandosi verso il suo compagno. «Sì, ragazzi voi andate pure in macchina con Justin, io e Grace vi faremo strada» disse, facendomi capire che avremmo preso due veicoli diversi. 

E da dove li avevano tirati fuori?
Anzi no, meglio non saperlo.

«Nessun problema, ma vi avviso» rivolse a tutti un severo sguardo. «Con me niente musica, mi distrae durante la guida. Niente schiamazzi o battutine, e cosa più importante: prima di partire bisogna allacciare correttamente le cinture»

I need youWhere stories live. Discover now