«In due... Come se tu non lo avessi sedotto. Ho visto come gli stavi addosso durante l'ultimo periodo. Avete persino cavalcato sulla stessa sella, già da quello avevo compreso fossi una puttana. Se Ovaal non ti ha detto niente è solo perché non ne ha il coraggio» replico Delgher, osservandola stizzita. «Tu non meriti di avere Dier al tuo fianco.»

«Dier sceglie per se stesso, non l'ho obbligato» sibilò la principessa, afferrando le redini del cavallo, nervoso quanto lei. Non avrebbe perso la calma con Delgher, non ne aveva la forza. Doveva conservare le energie per fronteggiare Yong. «Ora fatevi da parte. Il khan non vi favorisce da mesi, e non è per colpa mia, ma per colpa vostra. Magari buttatevi fra le sue braccia, la prossima volta, vi farete possedere in più modi di quanti non ne abbia sperimentati io.»

Delgher rimase zitta di fronte quella risposta, anche perché Dier si stava approssimando verso di loro con una sacca colma di cibo. Quando vide Delgher, il giovane chinò il capo in cenno di assenso. «Mia signora, siete venuta a salutare?»

«No, sono venuta a parlare con la principessa» asserì Delgher, voltandosi per darle le spalle e rivolgersi solamente a Dier. «Stai attento alle persone a cui decidi di stare accanto, ragazzo. Non tutti meritano la tua vicinanza.»

Areum strinse i pugni mentre Dier rimaneva impassibile, gli occhi neri fissi su Delgher. Alla fine, incurvò le labbra in un sorriso e salì in sella, facendo cenno ad Areum di fare lo stesso. «Lo terrò a mente, mia signora. La khatun chiedeva di voi, raggiungetela.»

Delgher non rispose, si limitò ad allontanarsi, mentre Areum afferra a Hwa per poi sistemarsi a sua volta sulla groppa del cavallo. La principessa prese le redini e scosse i fianchi della bestia, per dirigersi in direzione del passo Gangwon. E più scendeva, più il sole si abbassava.

Il luogo in cui la battaglia si era tenuta era un ammasso di corpi bruciati, le pietre puzzavano di sangue e carne in putrefazione, eppure la principessa non si tirò indietro e continuò ad avanzare. Voleva arrivare a Gwajin presto, vedere suo padre e sistemare una questione che le stava fin troppo stretta.

E poi, sperava che Dier dimenticasse delle parole di Delgher.

I due cugini arrivarono alle porte di Goryeo nell'istante in cui la luna raggiunse metà cielo. Le porte erano ancora aperte, vi erano due soldati appostati di vedetta.

«Chi siete?» domandò uno di loro, mentre Areum fermava il cavallo di fronte le porte e mostrava loro il sigillo imperiale, di giada pura.

«Sono la principessa Areum, lasciatemi passare» ordinò, riponendo il sigillo sotto la cinta che le segnava i fianchi stretti. Le due guardie gli fecero cenno di attraversare il confine che separava Kaewang dal Khusai e, una volta attraversato, Areum non si sentì più in libera.

Si sentì in gabbia.

Dier la raggiunse in poche falcate, affiancandola. «Faremo meglio a trovare una locanda dove riposare, continueremo domattina.»

«Per me possiamo avanzare ancora» ribatte Areum, che sentiva il pensiero del padre rimbombare martellante nelle tempie. «Non so quanto tempo rimanga al re, Yong non mi dà notizie e nemmeno mia madre.»

«Avranno paura che delle informazioni vitali possano finire in mani sbagliate» mormorò Dier, guardandola di sottecchi. Prima che potesse avanzare, Dier le sbarrò la strada con il proprio cavallo. In lontananza le luci della città erano accese, si udiva un brusio leggero e le voci dei cantanti che allietavano la serata fluendo nelle orecchie.

Areum inarcò un sopracciglio. «Che ti prende?»

«Perché Delgher mi si è rivolta così?» le chiese, di scatto, come se avesse paura. La voce era inferma, tremava nella gola.

Cieli di Sangue - La nuova dinastiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora