Mi-sun si morse la lingua prima di rispondere, seppur con fare riluttante. «Lui è il mio terzo fratello e il tuo zio reale. Dovresti salutarlo con un inchino.»

Kang-shi sbatté le ciglia più volte, quasi non comprendesse. «Non sembra un cane...» Mi-sun sgranò gli occhi quando sentì il figlio dire così, tuttavia, il piccolo si inchinò con eleganza. «Io sono Kang-shi, principe di...» Non riuscì a dirlo, non sapendo più a quale posto appartenesse.

Shin, che doveva aver fatto finta di non sentire, si abbassò sul nipote e gli accarezzò i capelli. «Kang-shi è un nome molto adatto, principe di Sunju» gli disse, per poi sollevarsi e fissare gli occhi nei suoi, incurvando le labbra in un sorriso benevolo. «Bentornata, Mi-sun.»

La ragazza posò una mano sulla schiena del figlio, decisa a spiegargli la situazione. «Kang-shi, questo è il terzo principe. Siamo riusciti a raggiungere il nostro regno grazie a lui, quindi portagli rispetto» il bambino annuì e Mi-sun si sentì più tranquilla, meno in colpa, poi si voltò a osservare il fratello e la donna accanto a lui. Quest'ultima aveva gli occhi fissi su Kang-shi, e un'espressione tenera sul viso bianco come latte, i capelli neri come l'ebano. Sembrava una yuki-onna, uno di quegli spiriti delle montagne di cui si parlava ad Haruna. «Orabeoni, chi è questa donna?»

Shin la invitò a sedersi, per poi voltarsi verso la giovane. «Lei è Yuki, la mia concubina favorita.»

Il bambino sgranò gli occhi e si avvicinò alla concubina, prendendole le gonne amaranto. «Yuki, significa neve! Lo so, ho studiato!»

Yuki sorrise in modo modesto e prese la mano del bambino. «Mi piacerebbe molto giocare con il principe, i piccoli allegri come lui mi mettono sempre di buon umore.»

«Non voglio che lui giochi con nessuno» replicò Mi-sun, stringendo i pugni fino a farsi male. Dopo ciò che era accaduto con le dame di Yong, non voleva che degli estranei si avvicinassero troppo a suo figlio.

«Eomonim, perché non posso?» piagnucolò Kang-shi, che aveva già stretto la mano di Yuki. «Voglio giocare!»

Mi-sun fece per sgridarlo, ma Shin irruppe il silenzio con la sua voce, placida come lo scorrere di un ruscello. «Puoi fidarti di lei, Mi-sun.»

«Io non mi fido di nessuno, nemmeno di te, fratello» replicò la principessa, avanzando minacciosa verso il tavolo. Yuki, però, non si dimostrò intimorita e la raggiunse, profumava di glicine, un odore così dolce da calmare chiunque.

«Gongju» la chiamò, con rispetto. «Io e il principe giocheremo in giardino, proprio davanti al vostro tavolo. In questo modo, non potrete perderci di vista.»

Mi-sun abbassò lo sguardo verso Kang-shi, che la osservava con gli occhi scuri umidi di lacrime. Quella situazione la portò a sospirare, non poteva far piangere il suo bambino. «E sia, ma bada che non gli accada niente, altrimenti passerai dei guai.»

Yuki non ebbe modo di risponderle, che Kang-shi si lasciò andare a un'esclamazione di gioia e afferrò la manica larga della concubina. «Grazie, eomonim. Andiamo a giocare ora!»

Mi-sun osservò il figlio allontanarsi solo di pochi passi e sedere sull'erba in compagnia di Yuki, che gli prese le mani e cominciò a istruirlo su chissà quale divertimento. La principessa sospirò, poi sentì la presenza del fratello dietro di sé e si voltò a guardarlo. Non era cambiato molto in quegli anni, solo i suoi occhi parevano diversi, pregni di un'ambizione nuova.

«Ora possiamo discorrere meglio, Mi-sun.»

La ragazza sedette all'altro capo del tavolo e fece cenno a Su-jin di versarle del tè, poi si rivolse al fratello, a cui rivolse un'occhiata fredda. «E di cosa? Del modo in cui sono fuggita da una prigionia che mi è stata imposta per quattro anni, a causa del tuo silenzio?»

Cieli di Sangue - La nuova dinastiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora