«Non lo pensavate?» rise Yong, pieno di sdegno e amarezza. «Adesso tutti crederanno che sia facile eludere i soldati del palazzo e...» il principe si portò una mano al petto e non riuscì più a parlare.

Shu-Lien aggrottò le sopracciglia e si fermò dinanzi al marito, cercando i suoi occhi. «Yong, a cosa stai pensando?»

I soldati, ancora tremanti, continuarono a parlare. Evidentemente non avevano ancora terminato il loro resoconto. «Daegun mama, le guardie alle porte del palazzo sono rimaste accecate da un prodigio. La principessa è riuscita a scappare grazie a esso.»

Yong si guardò intorno, stanco e con mille pensieri per la testa. Shu-Lien avrebbe voluto rendere quella serata più tranquilla, ma non c'era niente che potesse fare, se non stringere una delle mani del marito e carezzargli le nocche.

«Un prodigio... O uno spirito» borbottò Yong, scuotendo i lunghi capelli. Il terrore era riflesso nelle sue iridi. «Temo che si tratti di questo: uno spirito risvegliato dal rancore e dal rimpianto.»

«Uno spirito che potrebbe farci del male?» domandò Shu-Lien, irrequieta. Sapere di poter essere perseguitata da un essere incorporeo la metteva a disagio, ma forse i Cieli stavano già operando.

«Potrebbe trattarsi di mio cugino, Junoh...» continuò Yong, riluttante. Non aveva ancora superato il timore nei confronti di quel nome. «Forse è per questo che Mi-sun è scappata con tanta facilità...»

Shu-Lien, per quanto spaventata fosse, decise di pensare come il padre. Si fece coraggio, prese il viso del marito tra le dita e lo costrinse ad abbassare lo sguardo verso il suo. Era ancora buio, le fiaccole non erano state spente e illuminavano i loro visi oltre che i viali del palazzo. «Yong, pensi che Mi-sun sia stata aiutata da uno spirito? Junoh è morto quattro anni fa. Tutti i riti sono stati portati a termine, dunque come avrebbe potuto aiutarla?»

«Il suo corpo è morto, non il suo spirito» mormorò Yong, guardandosi attorno come se avesse avuto paura di incontrare lo sguardo del cugino. «Non riesco a vederlo, ma solo a percepirlo. Una parte di lui deve essere rimasta intrappolata qui. E se... i Cieli...»

Shu-Lien lasciò andare le guance del marito e intrecciò le dita sul proprio grembo, scuotendo la testa e i lunghi capelli bruni che scivolavano lungo le spalle. «Junoh e Mi-sun avevano una forte relazione, insieme hanno concepito Kang-shi... Però, io non ho mai visto il mondo spirituale entrare in contatto con quello materiale.»

Yong non riuscì a risponderle, che la voce della regina irruppe la loro conversazione. La sovrana urlava, la sua voce era colma di preoccupazione, correva verso di loro con le ampie gonne cremisi che sembravano gonfiarsi ad ogni passo.

«Yong! Figlio mio!»

Il giovane si voltò verso la madre e aprì le braccia, per accogliere il suo corpo quando furono vicini. «Eomomama, cosa vi succede?»

Shu-Lien vide la regina afferrare i lembi della casacca di Yong e cominciare a scuoterli. I suoi occhi erano vuoti, lucidi, e le labbra secche. «Tuo padre! Tuo padre non ragiona, e tu devi venire subito nelle sue stanze! Lui deve... Nominarti principe ereditario.»

Shu-Lien sentì un nodo di tensione stringersi all'altezza dello stomaco nel vedere le labbra di Yong incurvarsi in un sorriso, calmo e piacevole. Che cosa aveva fatto? Più lo guardava, più si sentiva in difetto, Più si sforzava di comportarsi come suo padre voleva, più si sentiva sbagliata.

«Verrò subito, insieme alla sola moglie che mi è rimasta» rispose il principe, cingendole i fianchi con un braccio.

Shu-Lien sollevò lo sguardo in direzione di Rong Le, la quale ammorbidì il tono della voce pieno di sensi di colpa. «Shu-Lien è sempre stata l'unica moglie degna di essere chiamata tale. Se solo avesse avuto un figlio, sarebbe stato perfetto...»

Cieli di Sangue - La nuova dinastiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora