Capitolo 7

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«Ehi... hai saputo della scritta sul muro nel bagno dei professori?» chiede una ragazza alla sua compagna, vicino al mio armadietto.
Sto mettendo giù il libro di arte e prendendo quello di letteratura americana, ma questa notizia ha il potere di attirarmi come una mosca sul miele.
«Ma di che scritta parli?» mi intrometto nella discussione.
L'altra si porta la mano sulla bocca, con fare cospiratorio, poi aggiunge: «Da quello che si dice in giro, una roba molto brutta. La preside Montgomery, quando l'ha saputo, è andata fuori di testa.»
«Ma si sa chi può essere stato?» domando curiosa.
«Sicuramente uno di quinta, il bagno dei prof è vicino alla loro classe. Solo uno di loro poteva entrare di nascosto e fare quella scritta senza essere visto dal personale.»
A queste parole, sento un leggero prurito sulla nuca, il che non mi fa presagire niente di buono.

Dopo la confessione sfogo di mia madre sono rimasta a casa un paio di giorni, tempo che ho passato quasi sempre abbracciata a lei, senza parlare. La cullavo nel mio grembo come faceva lei con me quando ero piccola. Ogni tanto le accarezzavo i morbidi capelli. Da quando è tornata a casa sembrano ancora più sottili e setosi.
Mi chiedo come sia possibile che le persone arrivino a farsi male in questo modo? Io mia madre la capisco. Quando uno ti promette che ti amerà per sempre, che si prenderà cura di te e poi scopri che ha un'altra, ti senti cadere il mondo addosso. Ogni cosa che pensavi importante nella tua vita perde di significato, di consistenza, di sapore. Tutto si sgretola pian piano come se il peso che ci si è appoggiato sopra fosse troppo grande e insostenibile.
Se questo è il frutto avvelenato dell'amore, io non voglio amare nessuno. Me ne resterò sola a leggere libri sotto il portico o al massimo andrò a fare shopping per comprare dei vestiti che non metterò mai. Andrò al canile e mi prenderò il più bel batuffolo di pelo che riuscirò a trovare e lo chiamerò Buddy. Mi piace il nome Buddy, credo stia benissimo a un cane.

«Oh, ma mi stai a sentire?»
La voce di Sally mi riporta alla realtà. Non mi ero accorta che si era palesata accanto a me mentre le altre due ragazze erano dileguate.
«Scusa, ero immersa nei miei pensieri» mi giustifico abbracciandola.
«Spero vada meglio oggi» replica lei sorridendo.
«Lasciamo perdere»
Abasso lo sguardo e aggiungo solo un'altra parola: «Mamma»
Sally annuisce e alza gli occhi al cielo. Ma nel suo sguardo non c'è nessuna ironia, solo un dispiacere autentico e sincero. D'altronde ci conosciamo fin dai tempi dell'asilo e anche lei è molto affezionata ad Annette.
«Cosa mi stavi dicendo?» chiedo chiudendo l'armadietto.
«Se avevi sentito la notizia del giorno?»
«Ne stavo parlando prima con delle ragazze, la scritta nei bagni!»
Alzando le braccia al cielo, Sally dice: «Ma quella è ormai una notizia vecchia. C'è un colpo di scena. Hanno convocato Matt Carter in presidenza e a quanto pare è stato sospeso!»

Matt Carter? Ma cosa c'entra lui?

Devo avere una faccia molto strana, perché la mia amica mi fissa per un lungo attimo e poi scuote la testa.
«Che c'è?» domando alla fine.
«Niente, avevi un'espressione buffa. La madre di Carter è stata chiamata pure lei, ma adesso sbrighiamoci, siamo in ritardo. Chi lo sente Simmons? Già oggi deve interrogare.»
«Interrogare? Oggi? Ma io non lo sapevo!»
Il pensiero di Matt Carter sospeso e di sua madre in presidenza evapora davanti al timore di non aver studiato una sola pagina di lezione.
«Ma dai stai tranquilla. Ieri sei stata a casa, di sicuro non chiamerà te» osserva Sally, stringendo la cinghia sulla quale ha scritto il suo nome con un pennarello fucsia.
«Ma che ne sai?»
«Io so sempre tutto» replica lei, allungando il passo.
Mentre entriamo in classe, una donna con i capelli biondi e lo sguardo triste ci passa accanto, accompagnata da Jillian, un'operatrice scolastica. Ha gli occhi chiari e gonfi, come se stesse per piangere da un momento all'altro. Sta andando verso l'aula dei professori.
Sally dice: «Quella è la madre di Carter»
Ma non c'era bisogno. Avevo già riconosciuto gli stessi occhi di Matt. Profondi e tristi.

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