«Mi-sun» la chiamò la farfalla, così luminosa e agitata al contempo.

Lei sgranò gli occhi e avanzò verso quell'essere, che non credeva più essere un semplice insetto. Per troppo tempo il figlio era stato ossessionato dalle farfalle, diceva che gli parlavano. Mi-sun aveva cominciato a comprendere solo da tempo, ma aveva sempre avuto paura della realtà. Di starsi immaginando tutto, quando, forse, non era così. «Sei... Dimmi che sei tu.»

«Mi-sun, devi seguirmi. Non hai tempo da perdere

Era lui. Era Junoh.

Mi-sun per poco non ebbe un mancamento, sentì le ginocchia tremare e le lacrime salire agli occhi e appannare la vista. Era talmente tanto bello ascoltare quella voce, che la principessa non si rese neanche conto della presenza di Su-jin, ora accanto a lei, con una mano posata sopra la sua spalla. «Gongju, dobbiamo uscire da qui. Le guardie sono state allontanate perché il re ha avuto una grave ricaduta. Andiamo e prendiamo il corridoio sinistro.»

Mi-sun rimase interdetta di fronte la farfalla, prima di seguire la dama oltre le porte del proprio palazzo, superando anche quello di Yong. L'insetto non si distaccava dal suo fianco, sbatteva le ali sul suo fianco e Mi-sun si assicurava della sua presenza, senza parlare, turbata quasi. Aveva timore di essersi solo... lasciata andare alla disperazione. Quando arrivò di fronte il corridoio che l'avrebbe condotta in direzione delle porte di palazzo, la principessa fece per imboccare la strada sinistra, ma la farfalla sbatté le ali nella direzione opposta, facendola desistere.

«Su-jin» mormorò allora, muovendo un passo verso la farfalla che solo lei e il figlio parevano riuscire a vedere. «Prendiamo il corridoio a destra.»

«Ma come potete essere sicura che non ci saranno delle guardie ad attenderci? Questo è il modo più sicuro, gongju» la dama puntò i piedi a terra, ma Kang-shi le tirò la gonna verso la farfalla, come a chiederle di andare.

«Mi-sun» la chiamò di nuovo Junoh, con quel suo tono spazientito che tanto le era familiare. Allora, la principessa ebbe la conferma di non starsi immaginando niente. Era tutto reale. «Ti fidi di me?»

Sì, era quella la risposta. Mi-sun non sarebbe mai tornata indietro, non sarebbe mai retrocessa di fronte alle parole dell'unica persona che avrebbe voluto stringere in quel mondo, che si era dimostrato ostile con lei fin dal suo arrivo a Kaewang. «Mi fido di te...» sussurrò alla fine.

La giovane non poté fare a meno di seguire la farfalla, a dispetto delle parole delle sue amiche. Insieme al figlio, intraprese una direzione già conosciuta, ornata dai fiori bianchi che l'avrebbero condotta al mausoleo. Quel luogo dove non era potuta accedere, per cercare ciò che restava di Junoh.

«Gongju» la chiamò in un sussurrò Su-jin. ma Mi-sun congedò le sue lamentele con una mano.

«Fidati. C'è una cosa che devo fare» mormorò, fermandosi di fronte la struttura sacra.

Quando salì in veranda, la farfalla si fermò sulle porte del mausoleo circolare, dalle pareti neri e lo spiovente tetto rosso, illuminato da tenui lanterne di carta. Poi, la voce di Junoh, triste e al contempo speranzosa, riecheggiò di nuovo nelle orecchie di Mi-sun.

«Portami via da questo posto, portami via con voi

Mi-sun sentì le lacrime salire agli occhi e adagiò il proprio palmo sulle ante di legno e carta, lasciando che la farfalla le volasse accanto. Kang-shi le tirò di nuovo la gonna.

«Eomonim, cosa dobbiamo fare in posto segreto?»

«In questo posto segreto...» mormorò Mi-sun, spingendo le porte legnose verso l'interno, che si aprirono senza fare alcun rumore. «Riprenderemo tuo padre.»

Cieli di Sangue - La nuova dinastiaWhere stories live. Discover now