Outside

1 0 0
                                    

Era ormai da diverso tempo che la neve cadeva, quando in tarda mattinata l'auto in cui Giulia si trovava arrivò davanti alla banca: una coltre bianca copriva la città in centro, nonostante fosse raro un evento simile in pianura.

Era la prima volta, pensò la bambina, che vedeva fiocchi di neve così grandi cadere tra gli alti palazzi; così tanta neve se la ricordava solo in montagna durante le lunghe vacanze estive, uniche occasioni in cui poteva dare vita al suo pupazzo di neve.

"Se continua a nevicare", pensò, "appena tornate a casa lo costruirò subito".

Il motore dell'auto smise di ronzare, e sua madre ricontrollò per la centesima volta di avere chissà quali scartoffie nella cartellina azzurra; finito quello si slacciò la cintura, scese dall'auto, e aiutò la piccolina a fare la stessa manovra, dato che con quel metro scarso di altezza non era in grado di farlo da sola, oltre a causa della giraffa rosa, Macchia, che portava tra le braccia.

La neve scricchiolava sotto ai loro scarponcini, e Giulia affondò ancora di più il collo nella sciarpa, e si tirò ancora un po' più giù il cappello che portava in testa.

La fece un po' sussultare lo sbalzo termico tra l'esterno e l'ambiente della banca: sua mamma, accaldata quanto lei, si tolse il cappotto e andò a parlare con la segretaria che stava in entrata, dopo averle detto un gentile "siediti" indicandole le poche sedie in entrata.

Giulia si tolse giacca, guanti, sciarpa e cappello, e si appallottolò la sciarpa in grembo, in modo che Macchia, appoggiata lì sopra, stesse più comoda durante le interminabili ore che sua madre senza ombra di dubbio ci avrebbe messo a far tutto.

Era ormai la terza volta che contava i pannelli del soffitto finché, dondolando drammaticamente le gambe, stava stravaccata sulla sedia, sperando che in qualche modo la cosa avrebbe infastidito sua mamma, così da convincersi a spicciarsi e a riportare la sventurata figlia a casa, che dopo sette lunghe ore a scuola ad ascoltare la maestra con le braccia stese su un banco fin troppo grande per lei, doveva pure sorbirsi quella noia.

L'unica cosa che riuscì a distrarre Giulia fu lo stridore della porta principale, che venne spalancata da due persone: avranno avuto una ventina d'anni, o forse trenta? Era perfettamente consapevole di non avere idea degli anni delle persone e di come loro li dimostrassero; lei riusciva benissimo a riconoscere quelli delle medie, perché erano brutti, e quelli vecchi per i capelli bianchi e la pelle rugosa.

Tutto ciò che c'era nel mezzo, per lei era nebbia totale.

Uno era un ragazzo coi capelli biondi e un accenno di barba, che portava jeans larghi chiari e una camicia a quadri, ma quella che la fece sussultare fu la ragazza in compagnia sua.

A casa sua, Giulia, aveva un libro illustrato sulle divinità greche, con degli aneddoti su di loro.

Alcune di quelle figure, rappresentava Notte, la divinità delle ore notturne; ed era abbastanza sicura, pensò finché i due le passavano davanti, che la ragazza fosse l'incarnazione reale della raffigurazione della dea: aveva i capelli neri lunghi fino alle spalle, gli occhi come la pece e la carnagione tanto scura.

Profonde occhiaie le attraversavano il volto, camminava leggermente ingobbita e con le mani unite sul petto che si massaggiavano tra loro ansiosamente.

Aveva il viso guastato da una smorfia che era un misto di paura, ansia e tristezza.

Una cosa che però un po' stonava erano le punte finali dei cappelli afro particolarmente spettinati e malmessi, di un azzurro scolorito che probabilmente in passato doveva essere blu.

Il ragazzo le disse un "Ci metterò poco", lei annuì con un sorriso accennato e si sede poco più in là di Giulia. A separarle, la sedia con la giacca e il resto del vestiario invernale della bambina, che figurarsi avrebbe appoggiato agli appositi appendi-abiti come ogni volta che andavano da qualche parte sua mamma le diceva.

You've reached the end of published parts.

⏰ Last updated: Jul 18, 2023 ⏰

Add this story to your Library to get notified about new parts!

Happy faceWhere stories live. Discover now