«Ora andiamo» lo incoraggiò Mi-sun, riprendendo la sua mano e avviandosi in direzione di una grande struttura. Le tegole sul tetto, erano percorse da statue di pietra serpentine mentre i pilastri che sostenevano la veranda erano verdi. Oltre le porte dipinte con paesaggi celestiali, sembrava provenire uno strano odore di incenso. Un odore che costrinse la principessa ad avvicinarsi e a posare le dita sulle nervature lignee che percorrevano i separé in carta di riso.

«Forse è qui che nascondono le tavolette ancestrali...» mormorò, allungando una mano affusolata verso i pomelli. Una delle dame, però, le strinse il polso e si mise davanti alle porte, guardandola con aria di sfida.

«Gongju, non potete entrare qui dentro» le spiegò la dama, quasi con acredine. I capelli raccolti in una coda bassa si erano adagiati sulle porte dietro di lei. «Ordini del primo principe.»

Mi-sun ricambiò quello sguardo con un'occhiataccia ancor più velenosa. «Non mi importa niente degli ordini del vostro principe. Togliti di mezzo e lasciami passare!»

La donna lanciò uno sguardo alle altre dame, sue compagne, rivolgendosi poi a lei. «Non siete voi ad avere potere qui. Se non eseguirete gli ordini, saremo costrette a punirvi.»

Prima che Mi-sun potesse sollevare il braccio per colpire quell'impudente, le due dame dietro di lei afferrarono Kang-shi e lo allontanarono da lei. Il bambino cominciò a urlare e a dimenarsi, facendo crescere in Mi-sun la stessa sensazione di impotenza che aveva provato nel momento in cui aveva visto Junoh venire trafitto da troppe frecce.

«Non osate toccare mio figlio!» urlò la principessa, immobilizzandosi, piena di un terrore che non l'aveva mai abbandonata.

«Allora allontanatevi dal mausoleo, altrimenti porteremo vostro figlio dal principe» la minacciò una dama, costringendola a piegarsi a quelle stupide regole.

Una principessa umiliata, ecco cosa stava diventando. Tuttavia, Kang-shi valeva più di qualsiasi orgoglio. «Eseguirò gli ordini del principe, ma voi consegnatemi mio figlio. Non fategli male...»

Le dame le fecero cenno di procedere, mentre Kang-shi la guardava con le lacrime agli occhi. Non era abituato a essere toccato da estranei, Mi-sun lo aveva cresciuto sotto una campana di vetro e non era in grado di proteggersi. Tuttavia le dame non persero la presa sul bambino.

«Cosa state...»

«Dirigetevi verso il palazzo» asserì la dama a capo delle tre, con voce di ferro. «Il principe non vuole che sostiate in giro quando la luna è alta. Presto sarà ora di cena.»

La principessa tirò in su col naso, trattenendo ogni lacrima sul punto di scivolare sulle gote in gola. "Il vostro principe pretende troppo per una misera concubina come me.»

La dama di corte sbottò una risata e scede dal gradino del mausoleo, facendole cenno di procedere. «Voi di Sunju vi credete superiori a noi di Kaewang, eppure eccovi qui, gongju. Una prima principessa ridotta a concubina. Dovresti ringraziare il principe per non avervi accusata di adulterio pubblicamente. Allora, solo la forca vi avrebbe atteso.»

«E a voi avrebbe atteso una guerra» sibilò Mi-sun, afferrando le gonne d'organza rosea fra le mani per poi camminare a testa alta lungo il viale. Lanciò uno sguardo al figlio e scosse la testa, come a dirgli di non piangere, perché presto tutto sarebbe finito. «Sii coraggioso.»

Kang-shi deglutì un gemito, facendosi forte, mentre lei attraversava a ritroso i giardini, diretto verso il proprio palazzo, con le spalle strette a causa della temperatura gelida di metà autunno. Quando arrivò alle porte, la principessa si fermò e voltò il proprio corpo verso le serve, pur bussando alle ante legnose per richiamare le sue amiche.

Cieli di Sangue - La nuova dinastiaWhere stories live. Discover now