Capitolo 2.

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La mattina seguente, Jisung si svegliò di buon umore. Per la prima volta nella sua vita, sarebbe andato a scuola ed avrebbe avuto qualcuno al suo fianco.
Aveva conosciuto Hyunjin solo il giorno prima, eppure sentiva già una forte connessione con lui. Era sicuro che con il tempo il loro legame sarebbe andato a rinforzarsi ancora di più.

Balzò giù dal letto e subito corse in cucina per fare colazione. Si preparò un paio di fette biscottate con la marmellata di fragole e poi sfrecciò di nuovo in camera per prepararsi. Indossò un paio di jeans larghi ed una t-shirt bianca coperta da una felpa grigia. Essendo ottobre ancora non faceva tanto freddo, perciò poteva vestirsi praticamente come voleva.

Guardò l'orario: erano le 7.10, dopo non molto sarebbe dovuto uscire di casa. Si lavò i denti e si sciacquò la faccia, poi si sistemò i capelli passando una mano tra essi, in modo che non ricadessero davanti ai suoi occhi.

Infine, indossò le sue converse preferite (che aggiungevano minimo 3cm alla sua altezza) e prese lo zaino, poi salutò la madre e finalmente uscì di casa.

Salì in metro e si ritrovò davanti al cancello della scuola dopo circa una ventina di minuti. Si guardò attorno, ma non c'era ancora traccia di Hyunjin. Forse era un tipo ritardatario.

Estrasse il telefono dalla tasca dei suoi jeans e guardò l'orario: erano le 7.50. Sbuffò, poi decise di chiamare il biondino per assicurarsi che almeno si sarebbe presentato a scuola. Cliccò il suo nome in rubrica e chiamò, mentre entrava all'interno del cancello che era appena stato aperto. Squillava, ma nessuna risposta.

E il buon umore di qualche momento prima svanì completamente. Cliccò la chat di Hyunjin e gli scrisse numerosi messaggi per chiedere dove fosse, perché non stesse rispondendo, se si sarebbe assentato e altre mille domande, non rendendosi neanche conto di dove stesse andando.

Avendo la testa bassa e gli occhi puntati sullo schermo del telefono, Jisung andò a sbattere contro qualcuno. Poté percepire che era un ragazzo, e che era più alto di lui.

Alzò il viso con imbarazzo.
-"Perdonami, non stavo guardando." Disse con un po' di rossore sulle guance, guardando il viso di quel ragazzo. Non ci mise molto a riconoscere quelle ciocche castane.

Che stupido, come diamine ho fatto a dimenticarmene?! Si insultò Jisung a mente, rendendosi conto di chi aveva davanti. Carnagione chiara, capelli castani, occhi scuri ed un bel fisico. Quello era il nuovo arrivato. Quello era Lee Minho.

-"Non dovresti guardare il telefono mentre cammini." Gli rispose il castano con un leggero sorriso sulle labbra, guardando il più basso per qualche secondo e camminando via il momento dopo.

Jisung era rimasto immobile, pietrificato sul posto con la bocca spalancata. Se lo aspettava esattamente così: irritante, arrogante, insopportabile. Ma dopo questo, pensò che era anche peggio di tutte le sue fantasie.

-"Jisung! Jisung, scusa, ero in metro e..." Il corvino poté riconoscere la voce di Hyunjin avvicinarsi a sé. "Ma quello è Lee Minho!" Esclamò, girandosi verso il castano mentre si avvicinava al suo amico.

Tuttavia, questo si trovava nell'incapacità totale di formulare una risposta. Stava ancora cercando di metabolizzare ciò che era accaduto non molto prima. Come poteva qualcuno essere così fastidioso alle 8 di mattina?

-"Jisung? Tutto bene?" Gli chiese il biondino, notando lo shock nel viso di Jisung.
-"Quello deve starmi il più lontano possibile. È appena arrivato e già non lo sopporto." Mormorò, infuriato.

La campanella suonò, e Jisung fu costretto a separarsi da Hyunjin per sfrecciare nella sua aula.
-"Mi perdoni per il ritardo!" Si scusò il corvino, facendo per andare a sedersi al suo posto in terza fila.

Appena si ritrovò davanti ad esso, notò che era occupato da una figura alquanto familiare.

Non ci credo.

-"Oh, sì, abbiamo ceduto il tuo posto al nuovo arrivato, Minho. Spero non sia per te un problema sederti in seconda fila." Disse la professoressa, indicando il banco vuoto che si trovava davanti a Minho, che aveva un sorrisetto compiaciuto sulle labbra.

Jisung stava respirando pesantemente dalla rabbia, ma si rendeva conto di trovarsi in classe e di non poter fare nulla.
-"Nessun problema, professoressa." Disse con un finto sorriso sulle labbra, guardando un'ultima volta il castano prima di prendere posto al suo nuovo banco.

-"Bene! Dunque, Minho, i tuoi compagni hanno svolto un test di ingresso di diverse materie, tra cui matematica, e vorrei che tu facessi lo stesso. Sarà un ottimo metodo per valutarti. Avrei già qui il foglio, ma suppongo che tu abbia bisogno di tempo per-"

-"No, nessun problema. Me lo dia pure." Disse, con il suo solito ghigno fiducioso sul volto. Stupita e un po' titubante, la professoressa annuì e consegnò il compito al ragazzo.

-"Mentre lui svolge il test, noi ci concentreremo sull'argomento che abbiamo cominciato ieri. Jisung, ti andrebbe di spiegarlo per tutti gli assenti?" Domandò la professoressa, ed il corvino non esitò ad accettare.

Così, la professoressa cercò un esercizio sul libro e lo trascrisse sulla lavagna, invitando Jisung a svolgerlo. Lui lo studiò per qualche minuto, giungendo ad una soluzione che prese a spiegare a tutta la classe.

-"Dal momento che i dati che ci vengono forniti sono solo questi due e non sono sufficienti a trovare la soluzione, mi pare ovvio che-"

-"Fatto."

Jisung si voltò verso l'alunno che aveva parlato, avendolo interrotto. Era Minho, che si era alzato per consegnare il test svolto alla professoressa, confusa.

-"Ma Minho, sono passati solo quindici minuti. Sei sicuro di aver ricontrollato?" Chiese inutilmente, dal momento che Minho si era già andato a sedersi al suo posto con un'espressione soddisfatta.

La professoressa allora fermò Jisung e guardò il test di Minho, rendendosi subito conto che tutte le risposte erano giuste. Un'espressione di puro stupore si formò sul suo viso. Estrasse la penna rossa ed arrivò all'ultimo foglio del test, trascrivendo: 100/100.

-"Complimenti, Minho. È tutto giusto!" Esclamò la giovane donna, mostrando un sorriso allo studente, che sembrava essere molto fiero di sé.

E poi c'era Jisung, lì, fumante di rabbia in piedi davanti a tutta la classe. Come diavolo era possibile? Qualcuno gli aveva sicuramente suggerito. Non poteva essere vero.

-"Beh, Jisung, dal momento che Minho ha già finito il suo test... spiegherò di nuovo l'argomento, per lui e per gli assenti." Disse la professoressa a Jisung, che stava tentando di controllarsi in qualsiasi modo possibile.

-"Naturalmente, professoressa." Ribatté il corvino, posando il gesso sulla cattedra e camminando verso il suo posto.
Mentre faceva ciò, il suo sguardo andò ad incrociarsi con quello di Minho.
La situazione era abbastanza chiara: Minho stava cercando di competere con lui.

Jisung distolse lo sguardo e si sedette, chiudendo gli occhi e stringendo i pugni.

Non lo sopporto.

Better Than Me?; MinsungWhere stories live. Discover now