Capitolo 179: Martedì, 19 giugno 2012

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Mi è capitato eccome, di avere paura.

Più di una volta.

Anche se sono sempre riuscito ad affrontarla a testa alta e a sconfiggerla, la paura.

O almeno a nasconderla bene.

Ma adesso niente di tutto ciò mi riesce.

E non serve neanche ostentare questa esagerata sicurezza in me stesso.

L'ansia e la paura mi attanagliano.

E a rendere tutto ancora più difficile c'è lo sguardo della Lisandri, cui sembra non sfuggire niente, e quella cartella clinica chiusa, con su scritto il mio nome, che campeggia davanti a lei.

"Davvero, con mio padre qui sarebbe peggio."

"D'accordo Leo, come vuoi. Come ti senti? Sei pallido... Hai ancora la febbre?"

"Va e viene."

"E il dolore alla gamba?"

"Quello non se ne va. Però adesso andiamo al punto: cos'ho che non va?".

Lei mi rivolge un breve sorriso che vorrebbe essere rassicurante, ma che per me non lo è affatto.

"Mi sono consultata con altri medici, ma non lo sappiamo ancora con esattezza."

"Come sarebbe?! E quindi?!"

"E quindi devi fare altri esami, più approfonditi."

"Che esami?!"

"Una tac e una risonanza magnetica. E dovrai rifare di nuovo gli esami del sangue, più specifici."

"Ok" dico prendendo fiato e passandomi una mano tra i capelli, cercando di metabolizzare le informazioni. "Ma cosa state cercando esattamente? Perché un'idea ve la sarete pure fatta, no?".

Ecco la mia ostentata sicurezza che ritorna.

E quasi mi convinco che sia reale.

"Più che cercare qualcosa, diciamo che stiamo cercando di escludere qualcosa" dichiara la Lisandri togliendosi gli occhiali.

"Cosa?" chiedo con la voce spezzata, mentre penso che forse la risposta a questa domanda non la voglio sentire.

"Leo..."

"Cosa?!" ripeto alzando la voce. "Escludere cosa?!"

"Temiamo possa trattarsi di un tumore alla tibia".

Un tumore alla tibia.

Mi si blocca il respiro.

La mia testa va in totale confusione.

Vorrei urlare.

Chiudo per un momento gli occhi, cercando di riprendere il controllo su me stesso.

"Mia madre..."; deglutisco rumorosamente, alzandomi in piedi. "Mia madre aveva un tumore alle ossa."

"Sì. Questo è il motivo per il quale mi sono allertata subito. Anche se il tipo di tumore che aveva lei era diverso da quello che speriamo non abbia tu, può esistere comunque una certa familiarità".

Cerco di respirare lentamente.

Cerco di non pensare a tutto quello che la mamma ha vissuto.

Cerco di non pensare a lei pallida, stesa sul letto, sempre più magra, sempre più fragile, sempre più debole.

Cerco di dirmi di aspettare, di non essere impulsivo come al mio solito.

Cerco di dirmi di non crollare prima di sapere con certezza se ce n'è davvero bisogno.

Leo (Io non ho finito)Where stories live. Discover now