«Eunji!» gridò il nome del marito, superando i corpi esanimi. Lo cercò anche fra di essi, nella speranza di non trovarlo lì, con ferite a squarciare il petto o arti mozzati. «Eunji?!»

Solo dopo qualche istante lo riconobbe, non appena uscì dalla casa del magistrato, seguito da altri giovani con le vesti sporche di sangue. Lui, soprattutto, era invaso da quel liquido cremisi che copriva la divisa scura, così come il viso pallido ne era macchiato e le mani callose. Prove che avesse ucciso qualcuno. Ma chi? Le guardie, o...

«Hana.»

Eunji si avvicinò al grande recinto della dimora, fermandosi davanti allo steccato che la circondava.

Lei non lo sorpassò, quasi a voler mantenere quella barriera fra loro. Se si era rilassata nel momento in cui lo aveva visto uscire vivo dalla casa, adesso cominciava ad innervosirsi.

«Cosa è accaduto qui?»

Eunji abbassò lo sguardo su Jun, come se avesse voluto attendere per la sua rivelazione, ma il figlio inclinò la testa, ignaro del pericolo che aveva affrontato. «Oggi, io e questi giorni uomini, abbiamo liberato la contea di Haruna dall'uomo corrotto che la governava» ammise, alla fine, senza rammarico.

Talvolta Hana aveva timore di quel modo di fare, privo di qualunque empatia. Come poteva davvero non provarne per nessuno, tranne che per la sua famiglia?

«Tu hai...» mormorò la donna, prima un anziano urlasse, stupefatto.

«E ora chi si prenderà cura di noi?!» chiese il vecchio, insieme ad altri uomini e donne che mormoravano, spaventati, sul futuro di Haruna.

Hazuo, uno degli alleati più stretti di Eunji, avanzò sicuro e posò la mano sulla sua spalla. «Sarà il secondo principe a proteggerci. Sunju medierà direttamente con lui, e noi non avremo problemi. La contea di Haruna tornerà al suo antico splendore.»

Hana si morse le labbra, mentre Jun teneva la testa nascosta sotto il suo mento. «Okaasama, posso guardare ora?»

«No» mormorò la donna, accarezzandogli i capelli, mentre Eunji annuiva di fronte quelle parole, mostrandosi sicuro come sempre di fronte la folla che, sempre più numerosa, stava accorrendo alla dimora del magistrato.

«Questo è il volere del feudo, e del bakufu, il consiglio di Haruna» sibilò Eunji, incurvando le labbra in un sorriso vittorioso. «Il magistrato e la sua famiglia, corrotta al volere di mio padre, scompariranno dalla storia. Vi prometto che da oggi, si penserà solo al bene di Haruna e di null'altro.»

Hana sospirò afflitta, consapevole che quella mossa avrebbe portato non pochi squilibri. «Sei certo di ciò che stai facendo? Il tuo nome arriverà a palazzo...»

«È proprio ciò che voglio, Hana» asserì con sicurezza, mentre le labbra compivano un fremito. Sollevò un braccio verso la strada che conduceva alle grandi porte di ingresso del feudo, le quali divampavano di rosso nel cielo nero della notte, dove non brillava nemmeno una stella. «Voglio che parlino di me, in quel palazzo. Voglio che sappiano che non mi sono rassegnato a una vita miserevole lontano dal posto che mi appartiene.»

«Appartiene?» mormorò Jun, guardando la madre e il padre, senza capire.

«Sì, Jun. Tuo padre non è nato nel feudo di Haruna come me» gli spiegò, per poi tornare a concentrarsi sul marito.

Eunji si voltò verso la casa del magistrato, indicandola con un gesto del capo. «Ora questo luogo sarà nostro e il controllo del feudo di Haruna passerà nelle mie mani.»

«Si tratta di un potere conquistato con il sangue, la stessa ambizione ti ha portato ad essere esiliato, non ricordi?» Dirlo ad alta voce lo avrebbe fatto adirare, ma ad Hana non importava, avrebbe sempre messo in chiaro quali fossero i suoi pensieri. Sfiorò i capelli del figlio e aggiunse: «Finiremo per farci ammazzare. Il re e il principe ereditario...»

Cieli di Sangue - La nuova dinastiaWhere stories live. Discover now