Nunki

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Mi trovavo in un luogo sconosciuto, eppure, stranamente familiare. Era sera, e il cielo era di un mare viola, come un vasto oceano stellare in cui galleggiavano pianeti e lune sconosciute. Tutto l'universo sembrava essere concentrato sopra di me. Camminavo a piedi nudi in una meravigliosa foresta dai colori strabilianti, gli alberi maestosi, erano avvolti da un bagliore biancastro, e ai loro piedi vi erano dei fiori violacei che irradiavano luce propria.

Il profumo della natura mi inebriava mentre il fruscio della cascata che scendeva nella vallata sottostante si fondeva col rumore dei miei passi. Ogni passo in quella foresta rievocava sensazioni d'infanzia, stupore e nostalgia. Nel mio cuore, mi sentivo come se stessi tornando a casa dopo tanto tempo.

Attorno a me, volteggiavano delle piccole creature iridescenti blu simili a delle lucciole, emettendo note che sembravano provenire da strumenti musicali.

Mi avvicinai allo specchio d'acqua, che sbrilluccicava da tutti i corpi celesti e quando lo osservai meglio, vidi me stessa da bambina.

Voltai lo sguardo verso la cascata, c'erano dei bambini che scorrazzavano qua e là, ridendo e giocando a rincorrersi. Uno dei piccoli si fermò a guardarmi. Era un bambino dagli occhi azzurri, i capelli neri corvino, leggermente più alto rispetto agli altri due.

Il bambino mi fece cenno di avvicinarmi verso di loro e così feci. D'un tratto, alzò una mano con un movimento deciso e un in istante dopo, adagio, l'acqua del bacino iniziò a sollevarsi, formando spirali e onde che danzavano nell'aria. Di fianco a lui, gli altri bimbi iniziarono a manipolare l'acqua con la stessa abilità, creando figure e disegni che si muovevano al ritmo delle loro mani.

Attratta da quel gioco magico, senza pensarci, imitai il bambino alzando la mia mano destra e sorprendentemente, l'acqua rispose al mio comando. In un attimo, sollevai l'acqua e con un movimento rapido, l'acqua si divise in milioni di particelle, creando una cascata di gocce che piroettavano intorno a me. Tutti i bambini si fermarono per guardare, sorridendo. Il bambino dagli occhi azzurri, mi lanciò un'occhiata complice, come se condividessimo un segreto.

Ma, come in ogni sogno, le immagini poi iniziano a sfumare, dissolvendosi nell'oscurità. La foresta, la cascata, e le sensazioni provate. Tutto iniziò a sparire lentamente, lasciandomi una profonda sensazione di nostalgia.

«Il mio nome è Emily», questa era la frase che ripetevo a me stessa, fin da quando avevo sette anni. Era una sorta di mantra personale, uno dei modi per ritrovare la sanità mentale e di tornare alla realtà. E così fu.

Con un sussulto, ritornai al presente. La musica risuonava nell'aria e le risate riempivano l'atmosfera. Intorno a me, solo dei flebili flash, festoni, palloncini colorati e tante facce sorridenti che cantavano all'unisono.

«Taaanti auguuuri a teee!»

«Soffia le candeline!» qualcuno incitò «Esprimi un desiderio!» qualcun altro.

Si può desiderare di rivivere qualcosa di cui non ci si ricorda affatto? Vorrei...

Per un istante, l'oscurità e il silenzio abbracciarono la stanza, e uno strano brivido mi percorse la schiena. E un attimo dopo, l'aria si riempì di botto con un applauso di chiusura, che ironicamente, dava inizio ad un altro anno della mia trasandata vita.

«Buon compleanno, cugina!»

Chris corse ad abbracciarmi, con a fianco la sua ragazza, Nora.

Il suo abbraccio era caldo e familiare. Lui era da sempre come un fratello maggiore per me, e suo padre Alfred era come una seconda figura paterna. Erano la mia seconda famiglia.

Nunki: La Stella PerdutaWhere stories live. Discover now