Si voltò verso Song e Mae, la quale rivolse un sorriso esclusivamente a sua moglie. Il primo principe di Sunju, invece, si profuse in una riverenza che fece fluttuare le vesti bianche.

«Il mio terzo fratello non sembra per niente felice» lo derise Song, con la voce piena di veleno.

Shin si irrigidì di fronte a quel commento. Si albergavano ombre negli occhi di Song da troppo tempo, e da quando sia Eunji che Mi-sun non vivevano più al palazzo lui si sentiva estremamente solo. Il  principe ereditario era cambiato, non era più il valoroso guerriero e stratega che tutti conoscevano. Si stava perdendo, sempre di più, nei suoi incubi.

«Koryen, attendimi nella camera nuziale» sussurrò alla prima moglie, indicandole di congedarsi. Lei gli lasciò il braccio, inchinandosi, e si allontanò in silenzio.

Shin, allora, si voltò verso Song, stirando la veste rossa dai ricami dorati. «Cosa ti fa credere che io non sia felice?» assunse subito un sorriso mesto, mentre chiedeva a un servo di versare del vino in due tazze laccate di bianco.

Song fece cenno a Mae di dirigersi verso le figlie, le quali avevano iniziato a giocare intonando canzoni infantili.

«Il tuo volto, Shin, o la tua rigidità» continuò a schernirlo, prendendo la propria tazza. «Nemmeno nostro padre è così rigido. E lui... Avrebbe motivo di esserlo.»

Shin non badò alle bambine, né alle gonne accecanti di Mae e alla sua espressione dispiaciuta, come se sapesse che presto o tardi una montagna lo avrebbe schiacciato. Da quando aveva sposato suo fratello, quella donna non sembrava felice.

«Perché? Credi già di poter ottenere il trono mentre lui è ancora in vita?» lo sbeffeggiò, coprendosi le labbra mentre beveva in fretta il vino.

Song ingollò l'alcolico e sorrise, vittorioso e al contempo strafottente. «Quello scranno mi spetta per diritto di nascita, e, a tal proposito, sono venuto qui per avvertirti. Non penserai certo di aver acquisito chissà quale potere sposando la donna più frivola del regno e una concubina di Haruna, vero?»

«Potere» sibilò Shin, stringendo le dita attorno alla tazza. Puntò gli occhi addosso al fratello maggiore, con disprezzo. «Io non sono come te, né come Eunji. Non ambisco al potere, quanto ambisco alla felicità nel poter stare con chi amo.» Indicò con le dita Mae. «Lei ti hanno dato potere, certo, e adesso sei rispettato da tutti i ministri, ma di notte... Di notte, Song, sei così solo che puoi soltanto abbracciare un ritratto.»

Song abbassò il braccio con un gesto veloce, il suo viso aveva cambiato espressione. Ora era scuro, teso. «E tu che ne sai di come passo le mie notti? Come osi parlarmi in questa maniera, tu, che conti meno di niente in questo palazzo?»

Shin rise appena. Il nervosismo lo stava facendo confondere. Abbandonò la ciotola fra le mani di un servo e tornò serio.

«Io sono felice di non contare niente, perché ho tutto ciò di cui ho bisogno. Non sono considerato a corte e nessuno si ricorda della mia esistenza, è vero, ma almeno non devo convivere con l'assenza di qualcuno che ho perduto solo per cieco egoismo.»

Song posò la tazzina sul tavolo accanto a loro e lo guardò con le fiamme riflesse nello sguardo. «Se non chiudi quella bocca ti farò fare una fine peggiore di quella di Eunji, mi hai capito?»

«Queste sono minacce?» Shin lo fissò con acredine, avvicinandosi di un passo. «Sai fare solo questo, Song, minacciare il principe invisibile? Ciò vuol dire che il tuo potere, e la tecnica che hai ottenuto con l'inganno, vale davvero poco.»

Shin si voltò con strafottenza, ordinando a un servo di versargli altro vino. Fu allora che uno squarcio doloroso si aprì nella scapola sinistra. Un gorgoglio di sangue fiottò fuori dalla stoffa, la lama scavò nella carne e le grida di Yuki riecheggiarono per tutto il banchetto.

Cieli di Sangue - La nuova dinastiaWhere stories live. Discover now