«Insomma Emmy, non sono del tutto sicuro di potere comprendere tutta questa faccenda, ma ammesso che per un istante, e bada bene, solo per un istante, accettassimo tutta questa follia, allora perché sei ancora qui?»

Emily scosse la testa. Quello doveva essere il punto nevralgico della vicenda, la falla attraverso la quale quella storia avrebbe imbarcato acqua fino ad affondare.

«Non credo che tu possa capire. Ho iniziato questo lungo discorso chiedendoti come si può essere e non essere allo stesso tempo.»

Annuii. «Ti riferivi al fatto di vivere in questo presente e allo stesso tempo in una dimensione diversa, quella dell'altra realtà.»

«Precisamente. Tu mi hai fatto l'esempio della pianta. Be', credo che sia abbastanza illuminante: io sono quella pianta... in potenza, come hai detto tu. Per essere pianta devo divenire. Ecco, credo che possiamo dire così.»

«Ma divenire cosa?» ero io a questo punto a non capire le sue categorie filosofiche.

«Divenire e basta. Non crederai che per vivere in un'altra dimensione basti farsi un viaggio di sola andata?»

«No, certo» dissi disarmato. In quel momento solo Lewis Carroll avrebbe potuto commentare diversamente aggiungendo qualche parola in più, ma solo qualcuna perché credo che anche per lui sarebbe risultato difficile accettare il racconto di Emily.

Fortunatamente squillò il telefono. Mi alzai un po' troppo velocemente, come se avessi sentito il gong di fine ripresa ed Emily lo capì. Rimase comunque tranquilla sul divano. Era Richie Reiner, un ragazzo che frequentava la comitiva di Bill Dorson e che per un periodo era andato dietro a Emily fino a quando non si era messa con Bill. Su di lui circolavano parecchie voci, ossia che fosse interessato a Bill più che a Emily. Non era nella mia sezione, ma aveva seguito un mio seminario su Hegel tanto per non essere da meno di Bill che in quel periodo tentava di recuperare.

Dopo aver balbettato qualcosa d'incomprensibile, mi disse che non sapeva chi altro chiamare, che Bill stesso aveva chiesto di Emily e di me.

«Stai calmo, Richie, che cosa è successo?»

Era estremamente nervoso e aveva difficoltà a scandire le parole. Aveva sempre sofferto di balbuzie e molti si prendevano gioco di lui facendolo indispettire per accentuare quel suo problema.

«D'accordo, vengo subito.»

Attaccai e corsi in camera mia. M'infilai dei pantaloni e un maglione. Presi il cappotto e dissi a Emily che sarei tornato presto.

«Dove stai andando, che voleva Richie?» chiese preoccupata vedendomi trafelato.

«È per Bill. Non so cosa sia successo, ma dev'essere grave. Chiamava da casa sua» ed era quanto sapevo.

«Vengo anch'io.»

Mi sembrava giusto. Dopotutto se a Bill era successo qualcosa forse Emily sapeva come aiutarlo. Ci mise cinque minuti a vestirsi. Prendemmo la sua macchina. Era vecchia, ma ancora funzionante. Emily l'aveva comprata per pochi soldi e del resto le serviva per spostarsi da una parte all'altra della città, non per lunghi tragitti.

«Da dove hai detto che chiamava?» chiese ingranando la marcia e partendo a razzo.

«Da casa di Bill. Credo che dovessero studiare. Quando Bill è venuto, cercava i manuali di filosofia. Spero per loro due che non si tratti di uno scherzo cretino altrimenti giuro che lo gonfio. Non gli è bastato quello che già...»

«Cerchiamo di stare calmi e non trarre conclusioni affrettate. Non è da Bill chiamare senza un motivo» disse azionando i tergicristalli. Pioveva e anche parecchio.

EmilyWhere stories live. Discover now