Capitolo 171: Lunedì, 11 giugno 2012

Start from the beginning
                                    

"D'accordo, grazie" le dico sorridendo, mentre dentro di me spero che siano sufficienti.

Non lo sono.

Lei non si sveglia e io devo andarmene.


Sono le 18:40 e papà e Asia stanno per uscire per andare dalla mamma. Io sono sdraiato sul divano a giocare alla Play mentre aspetto che arrivi l'ora di prepararmi per andare alla mia festa. Mattia si è offerto di venirmi a prendere, ma io preferisco passare da Giulia e andarci a piedi con lei.

"Ciao Leo, noi andiamo" dice papà sulla porta. "Chiamami se hai bisogno che ti venga a prendere, più tardi."

"Ma no, tornerò a piedi."

"D'accordo. Per l'una ti voglio a casa."

"Per l'una?!" protesto io. "Ma scusa, adesso ho un anno in più, come minimo ci vuole un'ora in più!"

"Non funziona proprio così, mi dispiace."

"Ma è la mia festa! Non posso mica andar via prima degli altri!"

"Non credo proprio che gli altri andranno via dopo l'una!".

Io sospiro e chiudo qui il discorso, mentre Asia si china verso di me e mi dà un bacio. "Buona serata fratellone, divertiti!"

"Grazie" le rispondo sorridendo. "Dai un abbraccio alla mamma da parte mia".


Il rumore della porta che si chiude mi fa sobbalzare nonostante non avrebbe dovuto cogliermi di sorpresa. È come se ci fosse qualcosa fuori posto. Non sono tranquillo.

Mi alzo di scatto dal divano e apro la porta, affacciandomi alla ringhiera delle scale.

"Aspettate!" urlo facendogli sollevare la testa a guardarmi. "Vengo con voi!"

"Come, vieni con noi?" domanda papà perplesso.

"Sì, voglio venire dalla mamma!"

"E come fai con la festa?" mi chiede Asia.

"Mi ci accompagnate voi dopo!"

"Ma arriverai in ritardo!" ribatte lei.

"Non importa!" esclamo in preda a un'urgenza irrazionale.

"Va bene" sospira papà. "Vai a metterti le scarpe, sbrigati però!"

"Faccio subito!".

Mi infilo le scarpe di corsa, poi prendo lo zaino e ci butto dentro i jeans scuri, lo spazzolino da denti, il deodorante e il gel per capelli; apro l'armadio e afferro la camicia nera con tutta la gruccia, metto in tasca il cellulare e il portafogli, e in due minuti sto già correndo giù per le scale, mentre scrivo a Giulia che ritarderò e che ci vediamo direttamente al locale.


La mamma è sveglia.

È sveglia ed è seduta sul letto a guardare la tv, con la schiena poggiata a un paio di cuscini; è ancora pallida ma mi sorride quando mi vede entrare. Ho percorso le scale e il corridoio di corsa, seminando Asia e papà e beccandomi non so quanti rimproveri da parte degli infermieri e dei dottori.

"Ma ciao!" dice illuminandosi; la sua voce esce quasi in un sussurro, come se parlare le richiedesse troppo sforzo. "Auguri, festeggiato!"

Appoggio lo zaino e la camicia sulla poltrona e vado a sedermi sul suo letto.

"Ma... non devi andare alla festa?" mi domanda, sempre con un filo di voce, dopo avermi dato un bacio.

"Sì, dopo. Ho portato il cambio, infatti!"

Leo (Io non ho finito)Where stories live. Discover now