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La sua vita aveva attraversato ancora una volta le sue mani.

Tutto ciò che riusciva a vedere attraverso la vista annebbiata erano le sue lacrime, e insieme una macchia bianca di luce che si allargava tutt'intorno. Il sole si rifletteva sulle facciate dei palazzi crollati, facendo risplendere il suo viso ancora più del solito. Il vento soffiava malinconico e nostalgico, muovendo i ciuffi dei suoi capelli, ed era rimasta immobile ad osservarlo per un momento prima di abbandonarsi al vuoto e alla disperazione. Potevano cambiare il luogo, il tempo, il sole, il vento. Potevano cambiare le armi, poteva scegliere come porre fine alla sua esistenza tutte le volte. Ma finiva sempre allo stesso modo.

Quella era l'immagine di lui che più ricordava, e l'unica che avrebbe voluto cancellare dalla sua mente.

Le lacrime cadevano copiose, e nessuno dei due poteva farci niente. Lui non avrebbe più potuto aiutarla, e lei avrebbe solo dovuto archiviare tutto un'altra volta, fare finta di niente e incontrarlo di nuovo.

Avere coscienza del mondo, forse era soltanto inutile. Forse avrebbero preferito essere solo macchine.

Teneva lo sguardo sul suo volto senza espressione, e per un attimo alla vista di lui si sovrappose quella della sabbia sollevata dal vento. Quella volta, qualcosa era cambiato. Non aveva dovuto chiedersi se lui avesse o meno consapevolezza di quanto stava per accadere. La motivazione era stata diversa, ma il dolore non era scomparso. Si domandava sempre cosa lui pensasse nel momento in cui era costretta a cancellare la sua memoria. Si sentiva tradito? Provava terrore? Eppure lei era sempre lì a piangere, sentendosi in colpa.

L'immagine del suo sguardo che esprimeva gratitudine era dolce e meravigliosa. Ma erano di nuovo soli. Il fatto che qualcosa si fosse frapposto tra loro faceva presagire che sarebbe presto accaduto di nuovo.

Nonostante non fosse più lui, ogni volta tornava ad esserlo sempre più prepotentemente. Era pungente dover pensare che ogni qualvolta tutto ricominciava lei avrebbe dovuto riprendere ad ingannarlo. O forse era stata semplicemente la vita ad ingannare entrambi. Erano stati i sentimenti, il mondo che cadeva a pezzi, il peso di una coscienza, di un desiderio, una punizione, una maledizione, di una divinità.

Chinandosi su di lui, poteva essergli più vicina di quanto fosse sempre stata.
Avrebbe amato esserlo di più.

Come nella cultura dei loro primogenitori, che nell'incontro di due anime si scaldavano a vicenda.

Carezzava il suo viso con entrambe le mani, mentre rifletteva ancora una volta su cosa aveva lasciato.


[A]lmeno una volta, avrebbe voluto giacere sull'erba con lui e osservare il cielo.

Avre[B]be voluto scoprire con lui le meraviglie del mondo.

[C]onoscere le stelle, la flora, la fauna del luogo.

Una per una, chie[D]ere il perché di tutte le cose.

Parlare del futuro, di com[E] tutto sarebbe cambiato.


Ma non aveva mai trovato la forza di cominciare

e quando accadeva che apprendeva qualcosa di nuovo

era sempre perché lui notava che ne aveva bisogno.


Impedire che fosse se stesso

era sempre la cosa peggiore.


Con quali parole dovrei esprimere tutto questo?


[0] pointWhere stories live. Discover now