Capitolo 1

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« Passaggio incredibile! Moran, Donagh, Stone, e ancora Moran! Bolide intercettato da Nott, che subito si lancia all'attacco verso Johnson della squadra avversaria! »

Il pubblico trattenne il fiato, mentre il bolide volò dritto addosso alla giocatrice dei Cannoni di Chudley, facendola quasi cadere dalla sua scopa.

« Oh oh, il polso dev'essersi rotto! » Lo speaker continuò la sua telecronaca, mentre la pluffa dei Puddlemore finì nella rete dei Cannoni, superando il portiere distratto dalla sua compagna di squadra con un polso rotto.

Il manto blu oro dell'ala sinistra dello stadio si sollevò in urla di entusiasmo, come un'unica scia, alzando le braccia in aria.
Se i Puddlemore avessero vinto quella partita, avrebbero allungato le distanze con la seconda squadra in classifica, ottenendo per il secondo anno di fila la coppa di campionato.

Molte decorazioni urlavano lo stesso nome. Molti tifosi indossavano abiti con sopra il suo cognome.
Era l'ultimo acquisto, la stella più luminosa della squadra.
E brillava più di tutti, lì, in sella alla sua potente scopa, con il suo sorriso beffardo e gli occhi accesi di eccitazione.

Il pubblico la vide stringere le dita attorno al manico di scopa, spiccare un salto in alto e virare verso gli ultimi spalti.
Si sollevò un'orda di voci, tutte che intonavano il suo nome.

Avvertì il vento sulla faccia, l'adrenalina a mille. Le sembrava di non aver fatto altro nella sua vita. Volare, giocare, volare, giocare e vincere. Vincere sempre, scalando tutte le classifiche.
Un sorriso le spuntò sul viso, mentre tornava in picchiata verso i suoi compagni.
Avevano la vittoria in pugno, Puddlemore era avanti di 200 punti. I Cannoni non sarebbero mai riusciti a raggiungerli.

« Nott! Nott! Nott! » era il pubblico che continuava ad esultare.
Anche se il suo ruolo era il più crudele all'interno del gioco, anche se significava lasciarsi alle spalle una scia di ossa rotte.

Il cuore pompava. Le orecchie fischiavano.
Aveva imparato a stare bene sul campo da gioco. A lasciare tutto fuori e a sfogare ogni cosa con il bolide tra le mani.

Babs Nott era la nuova stella in quella notte priva di nuvole.
E quando sollevò il viso verso il manto di notte scura, il suo cuore ebbe un soffio leggero, una malinconia ormai lontana, portata via dalla brezza, dai suoni attorno, dalla vita che le scorreva nelle vene.
Lasciò che quel soffio le accarezzasse la pelle e poi svanisse via.
Rabbrividì, sorrise appena e si rituffò nella partita senza pensare a nient'altro che non fosse la vittoria.

Un'ora più tardi, abbandonati i festeggiamenti di una vittoria per nulla scontata, Babs si avviò in solitudine negli spogliatoi.
I suoi compagni si sarebbero attardati come al solito almeno mezz'ora, lì fuori con i fan acclamanti. Ne era sicura, avrebbero persino buttato giù autografi.
Anche se l'autografo più ricercato, la giocatrice più ricercata, non si intratteneva mai molto. Una volta terminata la partita, scendeva dalla sua scopa, e si avviava negli spogliatoi, salutando la folla con sorrisi e saluti della mano.

Da un po' di tempo aveva cominciato a non sopportare le feste, il caos e il vociare.
Non erano più le feste di una volta, dove poteva starsene per i fatti suoi.
Ora quelle feste erano organizzate appositamente per metterla in luce, più di quanta già ne catturasse sul campo da Quidditch.

Con uno sbuffo, si lasciò cadere sulla panca, sfilandosi gli stivali blu, parte della divisa.
Diede sollievo ai piedi, per poi asciugarsi la fronte con un asciugamano lì vicino.
Cominciava a far caldo lì fuori, l'estate era alle porte.
E voleva dire soltanto una cosa: fine del campionato e meritato riposo.
Magari quest'anno avrebbe prenotato un viaggio lontano, su un'isola nascosta.

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